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Quel giorno c'era la classe avanzata e Nicholas sapeva bene cosa significava. Aveva preso in considerazione l'idea di non andarci, ma poi si era detto che non avrebbe certo perso l'opportunità di imparare per colpa di un ragazzo, di fatto non poteva saltare tutte le lezioni in cui il moro sarà presente.
L'unica cosa a cui doveva pensare era il posto: doveva sedersi di fianco a qualcun'altro o gli sarebbe toccato Larson.
Sperava che ci fosse qualcuno che conoscesse Kieran, così si sarebbero seduti insieme.
La sera precedente Debby, secondo il biondo, si era comportata in modo strano, soprattutto perché parlava di ragazzi più del solito e non ha nominato neanche una volta i giocatori di basket. Quella mattina la ragazza era stata fino all'ultimo con il fratello, per poi andarsene, riluttante, al suono della campanella.
Nik si era ripromesso di concentrarsi solo ed esclusivamente sulla lezione, eppure era stato richiamato dalla propria coscienza varie volte.
A pranzo prese un hamburger, sapendo che avrebbe avuto bisogno di tutte le energie di cui disponeva per concentrarsi a lezione.
Infine giunse l'ora di recarsi al secondo piano, nella classe in fondo al corridoio di destra. Ovviamente Nicholas percorreva le scale e i corridoi vari con assoluta calma, sperando di arrivare in tempo per vedere Kieran circondato da gente che gli offriva il banco affianco al proprio.
Non fu di certo sfortunato, perché la sua idea si realizzò anche meglio di come se l'era immaginato: le ragazze lo adulavano e i ragazzi si congratulavano per i favolosi tiri che faceva.
Appena entrato, Nik cercò di valutare le uniche persone indifferenti alla presenza del moro: c'erano due ragazze che parlavano fitto fitto e a malapena si accorgevano di ciò che accadeva intorno a loro, un ragazzo, con camicia e cravatta, stava ammazzando la penna e i fogli sui quali scriveva per quanto cercava di scrivere sempre più velocemente, poi c'era un ragazzo con un piercing al sopracciglio destro, seduto all'ultimo banco della fila laterale che guardava fuori dalla finestra.
Nicholas non si chiese nemmeno di fianco a chi tentare di sedersi.
Cominciò a camminare tra i banchi, diretto dal ragazzo castano, cercando di non farsi notare da Kieran e sperando che quest'ultimo fosse distratto dai suoi ammiratori, ma stavolta la fortuna non lo appoggiò.
Kieran lo chiamò.
Nik si fermò e si voltò con cautela verso il moro.
- Stavo cominciando a pensare che oggi sarebbe toccato a me portarti gli appunti - disse con un mezzo sorriso.
Nicholas attinse alle proprie forze per restare impassibile, alzò un sopracciglio e piegò appena la testa di lato:- Ti sarebbe piaciuto, Larson.
Detto ciò si voltò e raggiunse l'ultima fila di banchi, mentre il ragazzo lì seduto era ancora intento ad ammirare gli alberi totalmente spogli e il cielo grigio.
- Posso sedermi qui?
Lui si voltò verso il biondo che stava in piedi, guardandolo leggermente accigliato. Questo aveva gli occhi scuri, di un nero profondo illuminato in parte dalla luce che entrava dalla finestra.
- Perchè? Se non sbaglio tu un tuo posto lo avevi ed era là, per di più seduto da solo - disse indicando il banco in cui Nik aveva trovato posto il primo giorno.
Il ragazzo sbuffò:- Già, peccato che il mio caro compagno di banco sia tornato.
Il castano si spostò appena di lato per vedere a chi si stesse riferendo il ragazzo che gli aveva rivolto la parola.
- Ora capisco. Beh, accomodati, non credo incontrerò qualcun'altro che preferisce sedersi di fianco a me piuttosto che a Kieran Larson.
Nicholas accennò appena una risata, per poi sedersi e prendere il materiale che gli serviva dallo zaino.
Quando Kieran lo vide parlare e poi sedersi accanto a un ragazzo castano, si chiese se fossero amici o qualcosa di più.
Entrò il professore e il moro si ritrovò accanto a una ragazza che giocava nella squadra di pallavolo.
Si era aspettato qualcosa da Nik, qualsiasi cosa, ma non essere trattato da sconosciuto.
Dato che non era stato presente nelle lezioni precedenti dovette prestare attenzione al professore e non poté rivolgere i suoi pensieri altrove.

Mentre il professore spiegava le società cooperative, Nik si accorse di non sapere il nome dell'altro.
Prese un post it, che era solito usare per piccoli appunti di vitale importanza e che spesso coloravano ogni pagina su cui lavorava e ci scrisse su "Come ti chiami?".
Allungò il foglietto sul banco dell'altro che lesse in fretta, per poi voltarsi verso di lui:- Perché non parli?
Purtroppo per lui, lo capì subito.
- Bodkin, quale dubbio turba la tua mente?
Nik si voltò verso di lui, nascondendo il divertimento che provava, anche se il ragazzo lo scorgeva benissimo dai suoi occhi.
- Mi stavo chiedendo qual era l'articolo che spiegava lo scopo mutualistico.
Allora il professore si voltò verso Nicholas:- E tu, Brunner, lo sai?
Il ragazzo lanciò un'occhiata di puro odio all'altro, che ricambiò con un sorriso astuto.
- L'articolo 2511, prof.
- Esatto. L'articolo ci spiega che lo scopo...
Nicholas smise di ascoltarlo per un attimo e riprendersi il post it, su cui scrisse velocemente "Beh, Boudckin o Bodnik o quello che è, la prossima volta ti faccio fuori."
L'altro alzò un sopracciglio.
"Si scrive Bodkin."
"Buono a sapersi."
Dopodiché riprese ad ascoltare e prendere appunti.

L'ora era finita e Nicholas sapeva che doveva sparire all'istante se non voleva avere a che fare con Kieran di nuovo.
Prese le sue cose e le infilò nello zaino, ma prima che potesse levare le tende, il tipo dagli occhi scuri gli rivolse la parola chiedendogli il nome.
- Non hai sentito come mi ha chiamato il prof? Ti facevo più sveglio.
Lui socchiuse gli occhi:- Ti facevo più sveglio anche io.
Nik sorrise gelidamente:- Se pensi che ti dirò il mio nome dopo che tu mi hai risposto alla medesima domanda dicendomi il tuo cognome, hai capito male.
- Mi chiamo Chris.
Il biondo si era infilato giacca, sciarpa e guanti, prese lo zaino e prima di uscire dall'aula gli disse semplicemente:- Nicholas.
- Piacere mio Nicholas!
Urlò l'altro, sperando che il biondo lo avesse sentito.

Dopo il corso, Kieran fu invitato a bere qualcosa con alcuni compagni, ma rifiutò dovendo ancora studiare per il giorno dopo.
Così andò a casa e studiò fino al tardo pomeriggio.
Decise di andare a mangiare fuori: la casa gli sembrava troppo vuota. Sapeva che doveva abituarsi alla cosa, ma per i primi giorni se lo poteva permettere.
Comprò una pizza d'asporto, ma invece che mangiarla a casa, si sedette in un parco, scarsamente illuminato e mangiò godendosi il silenzio che l'inverno offriva.
Quella sera c'era nuvoloso, di conseguenza niente stelle.
Non aveva idea di cosa fare, si annoiava.
Sicuramente doveva organizzare la sua festa, ma non ne aveva voglia, al contrario aveva cominciato a organizzare il necessario per dipingere il soffitto di camera sua.
Aveva intenzione di trasformarlo in un cielo, con la Via Lattea sempre lì, pronta a far immergere nel suo infinito il moro.
L'unico problema? Doveva trovare qualcuno abbastanza bravo da riuscirci e soprattutto qualcuno di cui si fidava. Di certo non avrebbe lasciato libero accesso a casa sua a degli sconosciuti, soprattutto ora che non vi era nessuno.
Stava mangiando la seconda fetta di pizza con salsiccia, quando il suo silenzio venne interrotto dal rumore di passi.
Ora che questi erano più vicini, Kieran capì che era qualcuno che correva.
Si stava dondolando lentamente sull'altalena, mentre mangiava guardando verso l'angolo del sentiero, dove un albero basso copriva la vista di chi poteva essere.
Non che fosse così sospettoso ogni volta che usciva di casa, ma qualcuno che correva in quel freddo gelido o era un pazzo o qualcuno che aveva chiare intenzioni.
Masticava con lentezza, mentre si stringeva nella giacca, in cerca di calore.
Ora la persona doveva solo svoltare.
Kieran ingoiò rumorosamente, mentre vedeva finalmente qualcuno che si avvicinava, seguendo il sentiero.
Quando vide una chioma bionda e dei occhi chiari guardarlo confusi, i passi rallentare, fino a fermarsi, sospirò appena.
- Pensavo fossi qualcuno che volesse derubarmi!
Il ragazzo sbuffò, mentre il suo respiro si condensava e copriva per un breve momento il suo viso arrossato per il freddo.
- E perché mai hai pensato questo?
- Perché nessuno esce con questo freddo!
Nicholas lo guardò sollevando appena il sopracciglio:- Ti devo ricordare che anche tu sei all'aperto o ci arrivi?
Stavolta fu Kieran a sbuffare:- Avevo i miei motivi.
Il biondo incrociò le braccia:- E io non potrei averne, invece?
- Non era esattamente ciò che intendevo, ma lasciamo stare.
Calò il silenzio tra i due.
Kieran si guardava le gambe allungate davanti a sé, mentre masticava con lentezza la pizza, e Nik cercava di guardare ovunque ma non verso il moro.
Di colpo tutto si schiarì, per poi sentire un temporale che rimbombava nell'aria.
Entrambi alzarono il viso verso il cielo.
- Sarà bene che torni a casa - disse il biondo. - E direi che dovresti fare lo stesso. Non credo che la pizza sarà buona piena d'acqua.
Kieran fece una leggera smorfia, per poi alzarsi:- No, direi di no.
- Beh, ci si vede.
Nicholas si voltò, per tornare a casa, ma la voce del moro lo fermò.
- Hai già cenato?
L'altro sospirò esasperato:- No, non posso certo correre dopo cena.
- Giusto. Vuoi cenare con me?

Rimase un attimo senza fiato.
Kieran lo aveva appena invitato a mangiare con lui.
Proprio ora che stava riuscendo a non pensare a lui ossessivamente, si ritrova a tentennare di fronte alla sua proposta.
Sì voltò, essendo scemo, così si perse nell'ammirarlo.
Aveva il cartone di pizza in mano, i capelli totalmente spettinati dal vento, le guance arrossate per il freddo e in naso del medesimo colore.
- Ordino un'altra pizza ovviamente, credo che con questa non mi sazierei nemmeno io.
Nicholas socchiuse appena le labbra: era tentato, Cristo se lo era.
Ma doveva accettare?
Doveva permettergli di rinsinuarsi nella sua testa, come fin pochi giorni fa?
Il suo cellulare suonò: Debby mangiava fuori.
- Problemi?
Incrociò nuovamente lo sguardo con l'altro:- No, solo Deb che mangia fuori.
- E tu? - chiese sorridendo.
Il biondo sbuffò, per poi scrivere a sua volta un veloce messaggio e riporre nuovamente il cellulare nella tasca della sua giacca a vento.
Superò il moro, per poi fermarsi poco dopo e voltarsi verso l'altro che non si muoveva.
- Andiamo?
Lui sorrise e annuì, affiancandosi al biondo e cominciando ad incamminarsi in silenzio verso casa Larson.

Allungando una mano nelle tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora