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Lui è Nicholas

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Lui è Nicholas

Nicholas non voleva alzarsi e uscire dal suo bozzolo di coperte calde, ma ormai aveva solo dieci minuti per prepararsi, di conseguenza doveva per forza farlo.
Strisciando i piedi si diresse verso il bagno, mentre si portava dietro le coperte, che lo abbandonarono a metà percorso, lasciandolo privo di calore, mentre si malediceva per quella sua abitudine di dormire senza maglietta.
Dopo una doccia velocissima, si portò davanti allo specchio mentre si passava una mano tra i capelli biondi e con i suoi occhi azzurri, ora più tendenti al grigio, si guardava il viso annoiato.
Si infilò le prime cose che gli vennero in mano, facendo attenzione solo ai colori, per evitare di mettere insieme qualcosa di troppo strano e di conseguenza alquanto appariscente.
Una delle cose che odiava era avere addosso l'attenzione delle persone, ma non gli importava di loro, le uniche cose a cui teneva erano le sue cuffie e il suo blocco da disegno, strumenti compresi.
Quella giornata sarebbe stata interessante, per quanto riguardava le materie delle sue prime ore: economia aziendale e disegno tecnico.
Era il migliore della classe, nonostante seguisse una classe di persone di un anno più grandi di lui.
Prima di uscire di casa, fece un salto nell'ufficio del padre: la scrivania di legno scuro veniva sistemata tutti i giorni, mentre ogni scaffale veniva spolverato al fine settimana.
La foto di famiglia spiccava tra i libri sulla scrivania. Nicholas era seduto su un'altalena di legno, mentre sua madre, Carolina, aveva i suoi lunghi capelli biondi sciolti e un volto luminoso e sereno, come non lo vedeva più dai suoi tredici anni, quando il padre morì in un incidente stradale per evitare un micio, che ora era rannicchiato nella sua cuccia in camera sua. Il padre, dal canto suo, sorrideva e teneva appoggiata una mano sulla testa del bambino seduto sull'altalena, mentre i suoi capelli castano chiaro e riccioli, cadevano davanti ai suoi occhi.
Ricordava spesso i rimproveri del padre:"Sono castano chiaro, non biondi. Se accettassi il fatto che siano biondi, cosa dovrei dire poi per i capelli di mia moglie?"
Utilizzava spesso lo studio del padre per studiare, senza però muovere mai alcun oggetto, nonostante sapesse ormai a memoria la posizione di ogniuno di loro a forza di osservarli e immaginarsi il padre che si muoveva tra i suoi libri e gli spiegava ciò che non capiva, ritrovandosi a immaginarsi ancora come un bambino con il padre che lo aiutava con i compiti.
- Nik! Forza, o facciamo tardi!
- Arrivo!
Dopo aver lanciato un ultimo sguardo alla foto, Nicholas scese al piano di sotto e raggiunse la sorella, Debby, che era un anno più piccola di lui, ma andava nella sua stessa scuola. Aveva gli stessi capelli del padre, mentre i suoi occhi erano più scuri rispetto all'azzurro-grigio del fratello. Indossava una semplice camicetta coperta da un maglioncino e si stava infilando una giacca nera, mentre guardava il fratello scendere le scale.
- Scusa per il ritardo, Deb.
- Come se fosse una novità - disse con finto rimprovero.
Lei sapeva bene che il fratello si stava impegnando così tanto per assolvere la madre da quel compito difficile che si era ritrovata a svolgere e lei si sentiva leggermente inutile, dato che non riusciva ad aiutare né la madre nel suo lavoro né il fratello negli studi, così aveva deciso che avrebbe contribuito facendo in modo che il fratello avesse ciò che gli serviva e cercando di rendere le sue giornate serene o magari anche solo riuscire a strappargli un sorriso, ogni tanto.

Con la sorella che saltellava canticchiando, Nicholas arrivò alla stazione dove salirono sul solito treno e si sedettero sui primi posti disponibili.
Nicholas vedeva il paesaggio scorrere dal finestrino, mentre quella striscia di terra visibile mutava colore in continuazione, passando dal marrone al verde, diventando poi un ammasso di edifici e subito dopo un lontano luccichio di acqua.
Aveva tentato più volte di rappresentare quella scia, ma non era mai riuscito a farlo sembrare magico come dal vivo.
- Nik?
- Hm?
- Tutti bene? Sembri più giù del solito.
Nicholas rise appena, mentre riportava lo sguardo verso la sorella:- Sto bene Deb, è solo che...
- Ti sei trovato il fidanzato? - chiese speranzosa.
Nicholas sussulto, per poi guardarsi intorno nervoso:- Non urlare! E no, non ho trovato un fidanzato, Deb!
- Uffa però... Dovresti conoscere più gente.
- No, grazie. Sto bene così - disse spazientito.
Debby riusciva spesso a capire cosa aveva il fratello, magari inconsciamente, come in quel momento in cui domandò al fratello se avesse trovato il ragazzo: il suo cervello aveva captato che stava provando un senso di solitudine in più rispetto a quella che era in grado di sopportare, ma probabilmente non l'aveva colto il suo pensiero.
- E smettila di fare l'asociale! Oggi c'è la partita, vieni con me e Teresa?
- Anche no.
- Mi devi un favore, ricordi?
Nicholas odiava essere in debito con le persone, soprattutto con sua sorella: sapeva sempre quando tirar in ballo il debito che Nicholas aveva nei suoi confronti.
- Non puoi chiedermi questo, Deb, sai che io...
Debby lo interruppe:- Sisi, devi Nik, volente o nolente.
- Odio quando fai così... - borbottò lui irritato. Sapeva di non aver scelta.

Arrivarono a scuola che mancava ancora un quarto d'ora all'inizio delle lezioni, come tutte le mattina, ma, purtroppo Nicholas non aveva il potere di cambiare gli orari del treno e di conseguenza dovevano per forza prendere quello, che faceva alzare i due prima del dovuto.
Potevano evitare di prendere il treno e optare per la corriera, ma Nik aveva totalmente escluso l'ipotesi. C'era troppa gente per lui.
- Allora Nik ci vediamo alla partita, ricordati di esserci o sai qual'è la punizione.
I due fratelli, sin da sempre, quando c'era in ballo un debito, dovevano fare ciò che l'altro aveva richiesto, a meno che non sia qualcosa di troppo eccessivo, ma se non si faceva, scattava la "punizione" che prevedeva l'aumento di un favore rispetto a quelli restanti, evitando di chiedere nuovamente qualcosa di simile a ciò che si ha proposto prima. Poteva sembrare una cosa stupida, ma questo legava di più i due fratelli, che si erano ritrovati privi del padre da un giorno all'altro, mentre la madre doveva gestire l'impresa lasciato dall'uomo di casa insieme all'ex consigliere di suo marito, nonché attuale direttore, lasciando spesso i ragazzi da soli a casa.
- Bene, però sappi che mi vendicherò - detto questo si allontanò dalla sorella per andare in classe, dove aveva come prima ora economia aziendale.
Quando entrò, trovò già il professore alla lavagna, che scriveva gli argomenti di quell'ora.
- Oh, buongiorno prof.
- Nicholas, buongiorno. Già pronto per la giornata scolastica di oggi?
- Come sempre, prof.
- Bene così. Ah, Nicholas, so che tu tieni molto alle materie legate all'economia e, ecco, ci tenevo a farti sapere che la scuola terrà un corso sia su economia che diritto avanzati. So che può sembrare un azzardo proportelo, ma sei il più bravo della classe e segui corsi già più avanzati rispetto agli altri ragazzi della tua età, quindi non penso avrai problemi a seguire anche questi.
Nicholas sentì l'adrenalina scorrergli nelle vene:- Un corso avanzato? Mi piacerebbe seguirlo, prof. Cosa devo fare per iscrivermi?
- Devi andare in sala insegnanti, nella bacheca c'è un foglio con un elenco da compilare, lì ci scrivi il tuo nome e sei a posto.
Il biondo annuì al prof e uscì di corsa dalla classe mentre evitando i primi alunni che si dirigevano verso le aule e andò in sala insegnanti. Aveva ancora qualche minuto prima dell'inizio delle lezioni, poteva farcela.
Schivava persone, che gli urlavano dei ironici "non si corre nei corridoi", ma lui non ci faceva nemmeno caso.
Nicholas aveva finalmente la possibilità di accelerare le cose, di conoscere ancora più in fretta ciò che doveva sapere per riprendere in mano quello che suo padre aveva costruito con tanta difficoltà.
Arrivato davanti alla bacheca, scrisse il proprio nome, sotto al secondo nome. Non gli importava se avrebbe dovuto sopportare più gente in un giorno solo o se doveva imparare a capire che tipo di persone erano quei suoi nuovi compagni, in quel momento, lui, pensava solo a come si stava avvicinando, passo dopo passo, al suo obiettivo.

Allungando una mano nelle tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora