25.

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Quando l'auto di Tobias si fermò, Kieran scese e si mise a correre senza nemmeno sapere dove cercare. Fu Brian a prenderlo e fermarlo:- Amico, aspetta, non sappiamo nemmeno se sono qui.
- Deve essere qui!
Kieran si liberò della presa del capitano e si mise a correre verso la discesa, dove vide delle luci muoversi tra gli alberi e sentì le persone chiamare il nome di Nicholas. Cominciò a correre velocemente scivolando più volte, percepì il freddo della neve fin nelle ossa e questo lo fece correre solo più velocemente, perché non doveva pensare, doveva agire e basta.
Raggiunse le prime persone e tra loro c'era Chris, che guardò confuso il moro e lo fermò:- Kieran, cosa ci fai tu qui?
- Sono venuto a cercare Nik, mi pare ovvio.
Chris era ancora sorpreso, poi vide i suoi abiti ricoperti di neve, le mani rosse dal freddo, gli occhi colmi di preoccupazione e sorrise:- Bene, allora vieni con me.
Gli procurò un paio di guanti, una torcia e un razzo segnalatore da puntare in cielo in caso lo trovasse.
Gli spiegò come proseguivano le ricerche, ma Kieran non stava ascoltando, si mise i guanti e cominciò a guardarsi intorno. Le persone stavano camminando tra gli alberi, vicine tra di loro e Kieran si arrabbiò, non ne capì il motivo, ma tutto quello lo fece arrabbiare: cominciò a correre in direzione perpendicolare a quella della marcia.
Correva, correva chiamando il suo nome, la torcia che si muoveva in continuazione seguendo i movimenti delle sue braccia, il fiato che si condensava e non gli permetteva di vedere bene. Scivolava, si rialzava, si guardava intorno e riprendeva a correre.
Non sapeva quanto era passato, non sapeva dove si trovava, ma scivolò nuovamente e cadde di schiena: il cielo freddo era distante, con le stelle che sembravano prendersi gioco di lui, poi la luna che cercava di illuminare il terreno innevato.
Kieran urlò di frustrazione e fece per riprendere la torcia che gli era caduta, quando vide dei graffi su un tronco: si avvicinò ed esaminò la forma regolare di essi e capì che erano opera di un orso. Gli vennero in mente le parole di Debby, per cui cominciò a puntare la torcia sugli alberi lì intorno e vide un altro tronco segnato più avanti, solo che questi graffi erano bassi e meno profondi.
Cominciò a chiamare Nicholas, si guardava intorno e non capiva dove andare, non sapeva come trovarlo. Doveva lanciare il razzo e farli venire a cercare qui?
Non riusciva più nemmeno a parlare, mentre ogni respiro gli graffiava la gola.
Cadde in ginocchio, mentre gli occhi venivano sovrastati dall'immensità del luogo che lo circondava.
- Nik... dimmi dove sei. Fatti trovare.
La sua voce era niente tra quei alberi immensi. La sua presenza era innocua per quella natura immensa.
Kieran si sentiva così inutile, così stupido.
Poi si ricordò del bellissimo cielo dipinto sul soffitto di camera sua e capì che non poteva smettere adesso, non ora che era lì e poteva fare qualcosa.
I suoi pantaloni erano bagnati, ma ormai non ci faceva nemmeno più caso, cominciò a camminare con più calma, mentre affondava nelle neve e puntava la torcia contro ogni albero in cerca di indizi. Stava barcollando per il pulsare che sentiva nella testa, le ossa doloranti, ma continuò ad avanzare, finché il suo piede non affondò più di prima in un mucchio di neve e cadde: cercò di afferrare il giovane pino lì vicino ma non servì a molto, perché finì comunque a terra.
Kieran grugnì irritato: doveva rialzarsi.
Puntò le mani a terra, ma quella di sinistra scivolò per la neve poco stabile, la quale scivolò sotto l'albero, facendo affondare ancora di più la sua mano.
Fu in quel momento che sentì un suono, simile a un verso di lamento.
Si guardò intorno, mentre veniva assalito dalla paura che l'orso fosse ancora lì in giro, lo sentì di nuovo e il pino vicino a cui stava, si mosse.
Kieran era paralizzato, mentre la sua mente era in fermento, poi scattò verso la neve e cominciò a spostarla.
L'aria si era fatta ancora più fredda per via della neve che volteggiava intorno a Kieran, il quale non badava a niente, eccetto allo scavare.
Fu quando vide una giacca a vento ricoperta di neve che sentì un peso enorme e in contempo un vuoto in sé.
Non riusciva a proferire parola, la testa pulsava forte, mentre ogni singolo muscolo doleva. Tirò fuori il ragazzo, si tolse i guanti e gli tolse la sciarpa bagnata: il suo viso già pallido di suo, era ancora più bianco, il suo respiro era pesante. Kieran cercò di toglierli la giacca bagnata dalla neve, ma le sue mani tremavano troppo, la cerniera continuava a scivolargli via dalle dita insensibili.
Gli venne in mente il razzo segnalatore, lo prese dalla tasca della giacca e tremante lo accese: una luce volò verso l'alto ed esplose nel cielo, accompagnata dalle stelle.
- Nik, oh Nik.
Portò il suo volto al petto dopo aver aperto la propria giacca e lo abbracciò, mentre la vista gli si offuscava.

Allungando una mano nelle tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora