Kieran guardò allibito il punto in cui era scomparso dalla sua vista il biondo, mentre i genitori si riprendevano prima di lui.
- Un tuo amico? - chiese Lauren.
- Lui, credo che seguirà uno dei miei corsi.
I genitori entrarono, mentre Lauren si sedeva sul letto del figlio e il padre occupava una delle sedie.
- Come ti senti ora? - era stato Frederick a chiederlo, mentre tirava un po' la tenda, illuminando appena di più la stanza.
Il giovane annuì.
- Credo che domani potrò già tornare a scuola.
Lauren arcuò un sopracciglio:- Puoi prenderti più tempo.
- Ma', sto perdendo troppe lezioni importanti e non voglio più disturbare altra gente per farmi portare il materiale, poi mi sento già meglio.
- Tesoro, domani resti a casa. Potrai tornare a scuola dopodomani. Non voglio che ti ammali nuovamente.
- Ma io-
- Niente ma.
Kieran guardò la madre, che teneva il mento sollevato e le braccia incrociate, poi spostò lo sguardo verso il padre, che sorrideva nel guardarli così.
- Papà? Non dici niente?
Lui cercò di non ridere:- Mi dispiace campione, ma hai sentito tua madre.
Il ragazzo sbuffò, per poi lasciarsi cadere all'indietro e venir avvolto dalle coperte e il cuscino morbidi.
I due risero nel vedere il figlio comportarsi così, poi la madre diede un leggero bacio in fronte al figlio, per poi salutarlo e uscire, lasciando i due uomini più importanti per lei, da soli.
- Allora, come va con la squadra?
- Bene direi, ormai siamo in cima - disse sorridendo soddisfatto di sé.
- Già, stai diventando sempre più bravo.
Kieran rise nervoso:- Hm, già, ma è solo per svago, i miei obiettivi sono altri.
Scese il silenzio tra i due, mentre il più giovane ed inesperto fissava il soffitto e l'adulto fissava lui.
- Kieran.
- Hm?
- Hai mai pensato di trovarti una ragazza?
Il moro scoppiò a ridere:- Sai non credo sia qualcosa che mi interessi, almeno per ora. Vorrei potermi concentrare sullo studio e sul basket e poi non ho ancora trovato qualche ragazza che mi abbia affascinato in particolar modo, quindi...
Stranamente in quel momento pensò a Nik.
Si fece serio, mentre pensava al ragazzo, a come era praticamente fuggito da casa sua.
- Si vede che non è ancora il momento, ma troverai qualcuno a tempo debito, Kieran.
Il padre si alzò, abbracciò il figlio, svelandogli il motivo per cui si era trattenuto, oltre al chiedere della vita del ragazzo.
- Kieran, volevo proporlo a te, prima di chiederlo anche a Lauren...
Il ragazzo si fece attento ed annuì al padre, che continuò:- Pensavo, visto che non riesco mai a passare del tempo con voi, se volete venire con me al prossimo contratto estero a cui devo lavorare.
Kieran ci pensò su: poteva accettare e passare molto tempo con i suoi genitori, cosa che non accadeva da molto, ma doveva anche tener conto della scuola.
- Quando? E per quanto?
Frederick si era aspettato quella domanda e, purtroppo, intuiva già la sua risposta.
- Tre mesi, Kieran, con partenza tra cinque giorni.
Kieran trattenne il fiato, mentre la sua mente lavorava freneticamente, in cerca di una soluzione, di un qualcosa che non deludesse il padre ma in contempo non compromettesse la sua vita scolastica.
Certo, poteva benissimo permettersi di avere insegnanti privati anche tutto l'anno, come aveva proposto più volte il padre, ma lui non voleva.
- Papà... lo sai che non voglio perdermi così tanti giorni di scuola.
L'uomo annuì, quasi sorridendo per aver azzeccato la risposta del figlio.
Quello che Kieran disse poi, però lo sorprese:- Però potete partire solo tu e mamma. Le servirebbe un bel distacco dallo stress ospedaliero, poi voi due non riuscite mai a passare più di una settimana insieme, direi che questo è un ottimo pretesto per starvene un po' anche per conto vostro, no?
Kieran pensava davvero ciò che disse al padre mentre era sdraiato sul letto, con la testa spostata di lato, in modo da vedere il padre, sempre seduto.
- Ma Kieran, staresti qui da solo, non credo che s-
- Papà - lo interruppe, sorridendo. - Ho diciotto anni, se te lo ricordi.
- Non ancora, Kieran. Però hai ragione, ormai hai quasi diciotto anni, ma non so cosa ne penserà tua madre.
- Non sarò mica da solo, ci sono Rob ed Elena con me.
- Anche loro a dicembre andranno via, hanno chiesto delle vacanze più lunghe rispetto a quelli che si prendono normalmente per Natale, starai da solo e ci sarà il tuo compleanno, che ci perderemo se facessimo come dici tu.
- Non sarà uno scandalo vivere da solo per un mesetto e poi, papà, con voi non sarei riuscito comunque a festeggiare quel giorno lì, dato che ho intenzione di fare qualcosa in grande, ma potremmo pur sempre festeggiarlo poi.
L'uomo rifletté a lungo sulla questione, restando in silenzio, mentre il moro faceva lo stesso.
I suoi genitori si meritavano questa specie di vacanza per stare un po' per conto loro e Kieran aveva bisogno di stare un po' per conto suo.
- Bene, vedrò di proporlo a Lauren e vedere come la prende, ma sappi che per me è ok, so che non morirai di fame, dato che la pizza la sai ordinare quindi.
Kieran rise appena:- Hey, so anche cucinare qualcosa!
Il padre sollevò un sopracciglio con fare ironico:- Finché riteniamo "cucinare" preparare dei sandwich o un uovo, sì, ma voglio proprio vederti mentre tenti di farti qualcos'altro.
Il giocatore lo guardò offeso, cercando di non cedere alle risate:- So fare anche qualcos'altro e posso sempre imparare!
Frederick si alzò ridendo:- Senza dubbio, figliolo, senza dubbio.
Uscì dalla stanza, lasciando Kieran con un sorriso e tanti pensieri in testa, tra cui cosa farò per il mio diciottesimo compleanno?Nicholas era tornato a casa dopo non molto, chiudendosi poi in camera sua e non ascoltando la sorella che gli parlava.
Si era buttato sul letto, pensando di distrarsi ascoltando musica, ma non lo aveva aiutato.
Dannazione quel ragazzo era troppo ingenuamente sexy.
Il fatto che fosse etero però lo faceva stare ancora più male, certo nessuno lo aveva mai visto con una ragazza in rapporti intimi e nemmeno sentito dire che era fidanzato, ma questo non voleva dire che era gay.
Nicholas imprecava mentalmente ogni secondo.
Proprio lui mi dovevo ficcare in testa?!
Dopo dieci minuti di totale confusione e frustrazione, decise che distrarsi studiando e facendo i compiti, sarebbe stato decisamente meglio e così fece fino alla sera tardi.
Dopo aver cenato da solo, dato che Deb era uscita con degli amici, uscì di casa anche lui, per prendersi una boccata di aria gelida, che aiutava sempre.Kieran chiamò Brian e gli parlò per svariati minuti, per poi chiedergli se quella sera sarebbe passato da lui. Aveva molto da raccontargli.
Brian arrivò dopo poco, portandosi l'aria fredda con sé.
Si tolse giacca, guanti, sciarpa e cappello, lasciandoli su una sedia.
Si accomodò sull'altro lato del letto, mentre parlava delle novità che si era perso.
Dopo aver scoperto che Manuel si era lasciato con la sua fidanzata e della rissa tra due ragazzi della squadra di calcio, cominciò a raccontargli dei possibili tre mesi che passerà più o meno da solo.
Brain si era subito illuminato dall'idea di poter organizzare feste, che il ragazzo troncò subito: non avevo alcuna intenzione di farsi distruggere la casa.
Discussero a lungo su cosa poter fare per il suo compleanno, ma non giunsero lo stesso a una conclusione.
Calò il silenzio, mentre Kieran pensava se parlargli o meno di Nik.
Di fatto Brian era molto più socialmente attivo e poteva magari conoscere qualcuno che sapeva di più su Nik o poteva addirittura conoscere lui.
Aggrottò le sopracciglia per quest'ultima ipotesi, che gli sembrò assurda, dopo aver ripensato al comportamento del biondo.
- Senti Brian.
- Hm?
- Tu per caso conosci qualcuno che va alla classe avanzata?
- Sì, c'è una ragazza che fa letteratura con me. Una tipa simpatica.
- Sì? Come si chiama?
- Ti interessa? - disse facendo una faccia perversa.
Lo guardò con volto neutro:- Non la conosco neanche. Comunque no, mi serve il numero del tipo che mi ha portato gli appunti.
- Come mai?
Kieran inventò subito una scusa:- Ha dei appunti veramente scritti bene, dato che domani non ci vado volevo sapere se fosse possibile contattarlo e chiedergli se potrebbe nuovamente portarmi i suoi appunti.
- Posso passarti il numero della ragazza, se vuoi. Sai almeno il nome?
Kieran non era sicuro di aver capito bene se si chiamava così o meno, quindi non voleva rischiare di contattare qualcun altro.
- No, so solo che è biondo, con occhi chiari.
- Va beh, ti mando il suo contatto.
Dopo che ebbe il numero della ragazza, i due cambiarono argomento, passando allo sport e all'infortunio del capitano.
Era tardo pomeriggio, quando chiamò la ragazza, che aveva praticamente fatto scomparire un timpano del ragazzo.
Un'altra delle sue fan.
Quando finalmente si calmò, per così dire, le chiese del "ragazzo biondo che gli ha portato gli appunti".
- Oh, lui - disse cambiando totalmento tono.
Le avrà fatto qualcosa o semplicemente lei lo trova poco simpatico? Di fatto è un tipo taciturno.
- Sì, sai come si chiama?
- Nicholas Brunner, un tipo taciturno e poco disponibile.
- Ah, capisco. Grazie.
Continuò a parlare con lei un altro paio di minuti, poi riagganciò.
Nicholas Brunner. Nicholas. Nik.
Kieran si chiese chi lo avesse chiamato quel giorno.
Amica? Fidanzata?
Rimase un attimo stranamente interdetto dai suoi pensieri, per poi riprendersi e cominciarlo a cercare sui social.
Iniziò da Instagram, per poi passare a Facebook e così via.
Dopo svariati minuti, giunse a una conclusione poco piacevole.
Non aveva social.
Dopo che sbuffò sonoramente, trovò un commento in cui era menzionato.
Debby Brunner.
Kieran si segnò il nome e decise di meditare bene, prima di prendere una decisione.
Si ributtò a letto e pensò a come avere il numero di Nik da quella che era ovviamente la sorella.
Cominciò con il chiederle l'amicizia, per poi scriverle un messaggio.
Ora il suo problema era cosa scriverle.
Cominciò con un semplice "ciao, come stai?" per poi cancellarlo e scrivere "ciao, scusa se disturbo ma ho bisogno di un favore".
Non sapendo cosa scrivere di meglio, premette invio.
Spense il pc e si coricò fissando quel soffitto bianco e aspettando il suono di una notifica.
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Allungando una mano nelle tenebre
Storie d'amoreKieran sapeva bene quale era l'obiettivo della sua vita e arrivarci era il suo unico scopo. Lo studio era il suo obbligo, il suo passatempo, il suo compagno di stanza. Il problema era però lo stress e la soluzione la trovò nel ruolo del playmaker de...