Era buio e la pioggia, mista a neve, si scontrava con la finestra della stanza, appannando il vetro per la differenza di calore, alimentata dai respiri caldi che rompevano il ritmo dei suoni esterni.
Nicholas aveva il fiato corto, mentre percepiva Kieran che poggiava le sue labbra su ogni centimetro visibile della pelle, passando dal collo al petto, per poi scendere sul ventre e fermarsi vicino ai pantaloni della tuta che era solito usare come pigiama.
Kieran sorrise, lanciandogli un'occhiata significativa, per poi abbassargli i pantaloni con lentezza, mentre prendeva l'elastico dei boxer tra i denti.
- Aspetta, fermati un attimo... - la protesta del giovane era priva di significato, non capendo lui stesso perché lo stava fermando.
Serrò gli occhi, mentre stringeva il lenzuolo tra le sue dita.
- Nicholas!Nicholas aprì di scatto gli occhi: era sudato ed eccitato, mentre la coperta era attorcigliata alle sue gambe. Si sollevò a sedere, facendo scendere la coperta fino ai suoi fianchi, togliendogli così il calore che forniva al suo petto privo di maglietta.
Il freddo gli permise di riprendere fiato e calmarsi, facendogli realizzare cosa aveva sognato e facendolo vergognare dei suoi sogni, così si ributtò a letto, premendo il viso contro il cuscino e emettendo un lamento. Doveva assolutamente smettere di pensare a Kieran prima di andare a dormire.
- Nik! Svegliati.
Il biondo si alzò di scatto: quella voce non era la sua immaginazione. Scese velocemente dal letto, ma inciampò nel cesto dei vestiti puliti e cadde a terra:- Che cavolo...
Si rialzò, strofinandosi il ginocchio con cui aveva fermato la caduta e finalmente aprì la finestra: il freddo colpì in pieno il suo torso nudo, mentre scorgeva davanti al cancello d'ingresso Kieran, che guardava nella sua direzione.
- Finalmente!
Nik si destò dallo shock nel trovarlo lì:- Sh! Non urlare!
Si mise addosso la prima cosa che gli capitò, chiuse la finestra e andò ad aprire il cancello, poi si diresse verso il portone d'ingresso: il respiro di Kieran era accelerato e formava delle nuvolette tra loro, mentre un leggero velo di sudore gli copriva le tempie. I suoi capelli erano stati spettinati dal vento, mentre le sue guance erano leggermente rosse.
Nicholas cercò di trattenersi nel distogliere lo sguardo in modo improvviso: dannazione, pensò mentre gli tornava in mente il sogno di prima, perché doveva presentarsi in questo stato e soprattutto dopo che...
- Devo parlarti.
Chiuse il portone dopo aver fatto entrare il moro, poi si diresse verso il salotto buio, mentre dalle finestre entrava abbastanza luce da poter vedere dove mettere i piedi.
Nessuno dei due si sedette sui divani, ma rimasero in piedi uno di fronte all'altro, mentre pensieri su pensieri invadevano le loro menti.
Il biondo abbandonò con fatica i suoi pensieri e si concentrò su Kieran:- Intanto togliti pure la giacca, se hai intenzione di restare più di un paio di minuti. Vuoi qualcosa da bere?
- Nik, non è il momento delle buone maniere.
Kieran aveva uno sguardo acceso e il respiro ancora irregolare, mentre si passava le mani, bianche per il freddo che hanno preso dato la mancanza dei guanti, tra i capelli.
Nik rise:- Cos'è il mio regalo ti ha scioccato così tanto da farti venire qui di corsa e da ridurti in quello stato?
- No - disse inizialmente, ancora focalizzato sulle parole di Brian che non smettevano di ronzargli in testa, poi vide la confusione negli occhi dell'altro e sospirò, cercando di calmarsi. Si passò una mano tra i capelli:- Cioè... il tuo regalo è stato una sorpresa che mi ha reso la giornata migliore, ma-
L'altro lo interruppe con ingegno:- Ma come la giornata migliore? Non puoi sapere cosa succederà in un giorno, soprattutto se è iniziato da appena quattro ore.
Kieran sbatté le palpebre un paio di volte, prima di rendersi conto dell'ora:- Oh... scusami, non volevo...
- Cosa? Svegliarmi di soprassalto alle quattro di mattina? Ah, tranquillo tanto mi sarei comunque svegliato a breve - disse scuotendo leggermente la testa, mentre ripensava al sogno.
- Sei solito svegliarti a quest'ora?
Il biondo scoppiò a ridere:- No, decisamente no. Ti dispiace spostarti in camera mia? Sai sono in pigiama e devo dire che stavo molto più al caldo sotto al piumone che qui fuori.
- Ah, certo...
I due si spostarono: quella era prima volta che Kieran entrava nella stanza di Nik e la curiosità su come era lo distraeva dal vero motivo per cui si trovava lì.
La luce della stanza era accesa, così poteva vedere bene tutti i dettagli: una libreria occupava quasi tutta una parete, una scrivania ad angolo era piena di fogli, libri, evidenziatori e penne; affianco ad essa c'era una borsa all'apparenza pesante con il simbolo di una palestra abbastanza conosciuta tra i giovani, l'armadio a prete era mezzo aperto, lasciando intravedere cassetti e vestiti ben piegati, mentre il letto era disfatto e un cesto di vestiti giaceva caduto ai piedi di esso.
Nella zona di parete soprastante la scrivania, cera una bacheca con vari fogli e cartoline, seguita da foto di famiglia.
- Scusa, ma è un po' incasinata... sai non mi aspettavo visite - disse Nik mentre raccoglieva il cesto e lo appoggiava contro il muro.
- Figurati... Anzi, non pensavo camera tua fosse così ordinata, eccetto per i vestiti chiaramente - disse con un mezzo sorriso.
- Ma sentitelo... Tanto per fartelo presente, - disse mentre tornava sotto alle coperte calde. - I vestiti era perfettamente a posto, peccato che si è presentato qualcuno che urlava fuori casa mia e prima che qualcuno potesse chiamare la polizia per disturbo alla quiete pubblica, mi son dovuto alzare per fermarlo, ma chiaramente ci sono inciampato dentro.
Kieran cercò di reprimere un risata, ma alla fine si fece comunque scoprire, per cui si beccò un'occhiataccia da parte dell'altro. - Scusa, scusa. Hai ragione: sono stato io a presentarmi senza avvisare. Piuttosto, usi spesso delle camicie come pigiama?
La tensione di Kieran si era allentata un poco, rendendolo in grado di sostenere una conversazione logica.
Nik abbassò lo sguardo sul suo indumento, accorgendosi solo allora che era una camicia nera che sbiancava gradualmente fino al bianco, regalatagli dalla sorella. No, decisamente non da pigiama.
- Ecco... no. Solitamente dormo senza maglietta, ma dopo il freddo assurdo che mi sono beccato quando ho aperto la finestra, ho preferito coprirmi.
Kieran annuì, mentre lanciava un'occhiata ai titoli dei libri nella libreria:- Non ti facevo tipo da fantasy.
- Nei fantasy può accadere di tutto e poi hanno delle storie originali. Perché tu che libri pensavi leggessi?
Lo sguardo di Kieran si fece divertito:- Romanzi rosa, ovviamente.
Nik accennò una risata:- Ma dai, e io che pensavo fosse il tuo di genere, quello.
- Ah no, leggo di rado per svago - disse Kieran, togliendosi la giacca e appoggiandola sullo schienale della sedia vicino alla scrivania.
- Capisco... Ma, per quando mi possa far piacere, non è il momento di parlare di libri: come mai sei qui, Kieran?
Kieran si agitò, per poi passarsi una mano tra i capelli e spostare il peso da una gamba alla'altra:- Giusto... Ecco la questione è un po' strana, cioè è stato Brian a dirlo mentre osservavo il lavoro che hai svolto, che è veramente stupendo, ma non ero sicuro... poi ha cominciato a dire cose... io...
Kieran parlava così velocemente ed era talmente tanto agitato che Nik non capì nulla di quello che stava dicendo.
- Aspetta, Kieran.
- Ma vedi io non ci posso credere, ciò è-
- Kieraan! - Nik alzò leggermente la voce, in modo da farsi sentire dal moro, cosa che a quanto pare funzionò, poiché smise di parlare.
- Siediti un attimo e prendi fiato.
Il letto di Nik era un king size e Kieran andò a sedersi nell'angolo opposto e più lontano dall'altro. Nik lo notò.
- C'è qualcosa che non va in come ho dipinto il soffitto di camera tua? - la paura che Nicholas stava provando era totalmente nascosta dietro a una voce cauta.
Kieran sollevò lo sguardo e incrociò quello dell'altro, per poi aggrottare leggermente le sopracciglia, avendovi notato una certa inquietudine:- No, come ti ho già detto era tutto perfetto, solo... perché hai fatto così tanto per me?
Kieran si era calmato e aveva riflettuto su come chiederglielo, ma niente gli sembrava opportuno, tutta la questione gli sembrava assurda, eppure sentiva il bisogno di doverglielo chiedere.
- Se c'è qualcosa che devi dirmi, fallo e basta.
Quando il moro incrociò lo sguardo del ragazzo, vide che era diventato distaccato e freddo: Nik sapeva che prima o poi Kieran si sarebbe sentito a disagio per la sua presenza e avrebbe rotto ogni legame con lui. Era pronto ad accettarlo, o meglio, a farsene una ragione.
- Hai ragione - Kieran sospirò e guardò il biondo in faccia. - Tu mi... cioè, come posso dire...
Kieran prese una bella boccata d'aria, grattandosi il collo a disagio, per poi guardarlo nuovamente:- Tu provi qualcosa per me?Nicholas aveva immaginato ogni possibile svolgimento durante il quale Kieran lo avrebbe ringraziato per il regalo, ma a quanto pare aveva dimenticato questa opzione, anzi, non l'aveva dimenticata, l'aveva semplicemente esclusa inconsciamente: insomma Nicholas aveva fatto di tutto per nasconderlo, quindi non poteva accorgersene, no?
Kieran vide Nik abbassare lo sguardo, mentre le sue guance si tingevano di un leggero rosa.
Il silenzio calò nella stanza, mentre Kieran cominciava già interpretare il suo silenzio come una risposta affermativa, ma mai avrebbe pensato di ricevere una risposta come quella che gli diede Nicholas.
I suoi occhi erano lucidi e il sorriso che fece era tutt'altro che di felicità:- Sì, tu mi piaci Kieran, ma so già che è una cosa a senso unico, per questo non preoccuparti, non ti farò niente e... sto già cercando di dimenticarti, ma credo mi ci vorrà un po' di tempo- un singhiozzo interruppe la sua frase, portandolo a coprirsi la bocca con il palmo della mano, mentre una singola lacrima evadeva da quella affollata prigione che c'era dietro alle sue palpebre serrate.
Kieran lo guardò asciugarsi quella lacrima che aveva da pochissimo cominciato il suo percorso, mentre tratteneva il fiato di fronte a tanto dolore e consapevolezza. Si alzò e fece il giro del letto, sedendosi affianco a Nik.
- No, vai via per favore, come ti ho già detto ho bisogno di-
Kieran lo abbracciò, lasciando del tutto interdetto il biondo, che cercò di spingerlo via:- Kieran, allontanati per favore.
- No, non lo farò. Ti ho fatto soffrire così tanto?
Nicholas sentiva le sue braccia intorno al corpo, che lo stringevano in un abbraccio che aveva sempre immaginato, sentiva il suo cuore sotto al palmo, mentre cercava di allontanarlo, che batteva con una velocità maggiore rispetto a quella normale.
Che sia spaventato?
Non riuscivano a vedersi in viso, ma entrambi sapevano esattamente com'era quello dell'altro: le lacrime scorrevano silenziose sul volto di uno, mentre l'altro teneva gli occhi e le labbra serrate per il dolore che provava al solo pensiero di quanto abbia fatto soffrire la persona che ora teneva fra le braccia.
- Mi dispiace... scusami Nicholas.
Faceva male, quell'abbraccio procurava solo dolore a Nik, così come le sue parole, che sembravano andare direttamente verso il muscolo che ora gli doleva più di tutti, senza considerare il percorso che il suono era solito fare. Sospirò, cercando di controllare il suo tono, che uscì comunque troppo basso:- Ti prego... Allontanati Kieran, prima che...
Le parole gli morirono in gola, mentre stringeva la maglietta di Kieran fra le dita, sentendo il suo battito cardiaco accelerare ulteriormente e i suoi muscoli irrigidirsi. Sentì che Kieran cominciava ad allentare la stretta delle sue braccia, così lo lasciò e si liberò delle tracce lasciate dalle lacrime con i suoi palmi.
- Nik.. - la sua voce era carica di preoccupazione.
Nicholas non capiva perché l'altro lo facesse soffrire così: non sapeva che più faceva il gentile e si preoccupava per lui, più lui si innamorava? Perché non se ne andava, ponendo fine a questo strazio?
Forse non aveva capito, di fatto Kieran era ancora troppo ingenuo. Quando Nik lo realizzò, decise di porre fine al loro rapporto facendogli scoprire un'altra faccia del mondo in cui vivevano, quei sentimenti di cui lui era del tutto ignaro.
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Allungando una mano nelle tenebre
RomanceKieran sapeva bene quale era l'obiettivo della sua vita e arrivarci era il suo unico scopo. Lo studio era il suo obbligo, il suo passatempo, il suo compagno di stanza. Il problema era però lo stress e la soluzione la trovò nel ruolo del playmaker de...