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Le prime luci dell'alba accompagnato da un costante gracchiare proveniente da fuori mi svegliano dal mio sonno, sbadiglio con poca grazia, e noto che Jason non è più nel letto. Mi tiro su e dopo aver rinfrescato il mio viso con un pò d'acqua prendo in modo meccanico i vestiti dall'armadio, un paio di pantaloncini in tessuto e una canotta, ideali per fare palestra. Metto anche un cappello con la visiera e delle scarpe adatte alla corsa e scendo in cucina dove seduto insieme a mio padre c'è Jason. I due chiacchierano amabilmente, sapevo sarebbero andati d'accordo, si somigliano per certi versi, sono entrambi molto rassicuranti e hanno dei valori.

"E' un miraggio o davvero quella che ho qui davanti è mia figlia."
"ah-ah-ah simpatico, devo già scappare"
"E ti pareva! hai visto che il tuo libro è primo in classifica su amazon?"
"Cosa? Sul serio?"
"Mai stato più serio"
"e io che credevo lo avreste letto solo voi, spero che non significhi altri impegni però, tu non vieni oggi in palestra?"

"No, se ho tempo passo dopo da solo, fra un pò mi chiamano i giapponesi su skype"
"Fammi sapere, io corro, ma prima datemi un muffin" dico vedendo un piatto ricolmo di quei deliziosi dolcetti. Jason me ne lancia uno afferro al volo, e mentre corro ogni tanto do un boccone, non so quanto sia salutare fare tutto questo ma poco importa. Impiego dieci minuti per arrivare da Alan, sto migliorando il mio tempo, solo una settimana fa ne impiegavo quindici. mi fermo nell'atrio e cerco di riprendere un attimo fiato mentre levo il cappello che adesso non mi serve più.

Bevo un abbondante sorso d'acqua e saluto Alan che mi guarda divertito. Mentre faccio per andare verso la solita saletta una mano mi afferra un lembo della maglietta e mi ferma.

"Non così in fretta piccola" mi volto e incontro lo sguardo di Cameron, duro che mi fissa, non mi ero nemmeno accorta di lui.

"Non ho tempo Cameron, mi dispiace" dico semplicemente liberandomi dalla presa e avanzando verso la meta, arrivo nella mia stanza ma lui imperterrito mi segue.

"Non credi di dovermi una spiegazione?"

"Per cosa?"
"Per ieri sera, pensavo avessimo chiarito Naomi, abbiamo parlato, e ieri sera mi hai distrutto"
"Abbiamo solo parlato questo non cambia le cose, non siamo amici Cameron non lo saremo mai. Non siamo niente,e mai lo siamo stati" dico senza dare troppo peso alla cosa, la nostra breve parentesi in cui siamo stati insieme sembra svanire giorno dopo giorno dai miei ricordi. Come se non fosse mai successo.

"Non è vero, un tempo eravamo tutto"
"Hai ferito il mio orgoglio, e ieri sera quella gente me l'ha ricordato e ha infilato il dito nella piaga, la cosa mi fa rabbia perchè mi fa ricordare quanto mi hai resa piccola e impotente e io non sono così, è il mio rimpianto più grande essere scappata al posto di distruggervi entrambi, ma ti volevo troppo bene infondo ti volevo felice, peccato che nessuno mi ha riversato la stessa premura, ma alla fine come vedi ho raggiunto i miei obbiettivi, mi sono trovata la mia felicità lontana da voi." dico mentre inizio a colpire il sacco devo ammettere che è terapeutico colpire qualcuno con in sottofondo la sua voce, e come prenderlo a pugni solo senza fargli male, mi piace.

"Io non posso perderti, non sono pronto, non in modo così definitivo, ho bisogno di parlarti, vedere sapere che in qualche modo ci sei"
"Ma io sto con Jason mi hai già perso"
"Lo so, non sto provando a riconquistarti, ma sono in questa situazione orribile e mi sento a fettine, ho bisogno di averti accanto in qualche modo, quella conversazione in macchina, per quanto male mi ha fatto mi ha fatto sentire libero, vivo. So che non mi odi, so che una piccola parte di te tiene ancora a me, io riesco a parlare solo con te Naomi, è sempre stato così, so che non me lo merito, ma non negarmi anche la tua amicizia." Per un attimo i suoi occhi incontrano i miei e il senso di colpa mi attorciglia lo stomaco, effettivamente non è più insistente a tratti sembra essersi arreso, e non posso certo dimenticare quanto mi è stato vicino quando ero preoccupata per Alan, o anche quando sono uscita dall'ospedale, infondo ma neanche troppo infondo gli voglio bene. Ha significato tanto per me, e sarà forse la mia incapacità di lasciare andare le persone ma io non ce la faccio proprio a voltare le spalle a qualcuno che lo vedo, sta affogando.

Lui mi ha lasciato affondare è vero. Ma io non sono lui.

"Solo amici?"
"Solo amici, lo giuro sto al mio posto"
"Perchè sono sicura che riuscirai a deludermi anche stavolta?"
"Dammi una possibilità, una piccola piccola per farti vedere che non sono la persona orribile che credi, per favore non sto guardando più male nemmeno Jason"

"Si ma non lo stai guardando neanche bene" rintuzzo lanciandogli uno sguardo provocatore.

"Neanche tu guardi bene Clair"

"I trascorsi sono un tantino differenti, ma comunque ci ho provato, quando sono arrivata ho salutato tutti compresa lei, e l'ho fatto con ogni buona intenzione, quindi non dire che non ci ho provato"

"Ti odia, la prima volta che ha letto un tuo articolo su vanity Fair si è messa a urlare come una gallina nel cuore della notte, qualsiasi cosa ti riguardi la irrita, credo che ormai il motivo non sono nemmeno io, ti odia e basta. Per non parlare del matrimonio, l'ha presa come una sfida personale il fatto che vi sposiate l'uno settembre."

"E' una data importante per Jason, tutto qui e a proposito di questo devo andare a scegliere gli abiti per le damigelle e sono in ritardo. Cameron già una volta mi hai chiesto una possibilità in questa stanza, non farmene pentire di nuovo."

Look Past the End 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora