Capitolo 3.

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Basta poco tempo affinché l'alcol mi salga in testa, non facendomi capire più nulla. Anche il mio equilibrio non c'è più come prima, e sono diventata instabile, barcollante.

Quasi non mi rendo conto di quando Clara inizia a bussare prepotentemente sulla porta di fronte a noi. Quando la porta si apre, ci metto dieci minuti abbondanti per rendermi conto di quale sia la situazione.

Un tizio sulla trentina appare di fronte a noi. È alto e palestrato, e ci sta guardando minacciosamente, come infastidito dal fatto che abbiamo appena interrotto la sua quiete.

Ci squadra da capo a piedi, prima me poi Clara.

-Che volete?- chiede secco, brutale, senza un minimo di interesse o di gentilezza.

-La mia amica sta male.- È Clara a parlare. Ovviamente. Io non riuscirei ad articolare una frase di senso compiuto. Clara mi indica: -Dovete aiutarla, sta malissimo.-

Il tizio mi squadra, come a volersi assicurare del mio stato malandato. Ma dopo alza le spalle e torna a rivolgersi alla ragazza al mio fianco: -E perché credi che ciò dovrebbe importarmi?-

-Beh, perché dovete aiutarla! Possiamo entrare? Ha bisogno di stendersi un attimo.-

Mi giro a guardare Clara che ha appena parlato. Davvero pensa che la faranno entrare solo perché io sto male per un po' di alcool in più che ho ingerito? Chissà quante volte saranno capitate cose simili in questo locale, se non peggiori. Non credo che il tizio qui di fronte si farà impressionare da due ragazzine come noi. E poi... Stendermi? Se io fossi in questo bel omaccione penserei che se uno sta male in un locale come questo può benissimo stendersi a terra o uscire e farlo su di un pezzo del prato che circonda l'intero stabile della discoteca.

Torno a guardarlo, e vedo che mi sta di nuovo studiando.

Quando, per l'ennesima volta, torna a guardare Clara, il suo sguardo è ancor più duro: -Scordatelo.-

-Ascolti, la vede come sta? Sta davvero malissimo, la prego è solo una ragazzina e io pure, e non so che fare per aiutare la mia amica, sono terrorizzata da come sta, noi di solito...- finge un attacco di panico, ma viene bloccata dalla risata ironicamente forte dell'uomo e subito dopo dalle sue parole: -Ascolta, bambolina: cosa credi che mi possa importare se la tua amica stia male o meno o se tu sia "terrorizzata" da questa situazione? Impara a crescere un po': nel momento in cui supera la porta di entrata a questo locale, la gente sa già a cosa va incontro. O, per lo meno, dovrebbe saperlo.- e termina la frase sbattendoci la porta in faccia.

Quello che segue è un minuto di silenzio durante il quale non parliamo ma a far da padrona è solo la musica posta dal dj della stanza.

Subito dopo, io inizio a pensare a quanto Clara sia stata stupida a pensare che avrebbe avuto una possibilità. Anche una come lei a volte fallisce.

Altro che Black, se ne dovrà tornare a casa a mani nude.

Questo pensiero mi fa ridere. E rido e rido e continuo a ridere di gusto, sentendo che grazie all'alcol la mia voglia di ridere viene intensificata.

-Che hai da ridere tanto?- Clara mi guarda ancora arrabbiata.

-Davvero pensavi che sarebbe stato così facile?- sbotto, ancora tra le risate. Mi avvicino a lei e le punto un dito contro il petto: -Sei proprio stupida.- ed ecco che scoppio a ridere ancora una volta.

Il volto di Clara diviene ancora più rosso e sono quasi convinta di vedere del fumo uscire dalle sue orecchie. È reale o me lo sto solo immaginando? Rido ancora più forte per questa scena, finché lei non si fa avanti con aria minacciosa ponendomi il ciondolo di Luna di fronte agli occhi. È in questo momento che ricordo che lei mi ha in pugno, così come ha in pugno la mia collana.

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