Capitolo 9.

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Introduzione autrice:
Salve Lunetti, ne approfitto per dirvi che questo è un capitolo speciale, che parla dell'amore come lo vedo io e come lo vede... un personaggio della nostra storia (leggendo capirete di chi si tratta). È un capitolo per dirvi grazie di cuore per il sostegno che sempre mi dimostrate ed è anche un capitolo in onore al giorno di oggi: San Valentino.
Io penso che lo passerò a guardare un film, dato che sono single e disperata. E voi, con chi lo passerete? 😏
Buona lettura

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Il sabato arriva in fretta, e Mark mi passa a prendere senza dirmi dove abbia voglia di portarmi.

Viaggiamo per un po', facendo discorsi che mi dimostrano quanto sia maturo. Mi piace stare in sua compagnia. E se fosse la persona destinata a stare al mio fianco? Se fosse proprio lui?

Anastasia, ma ti senti quando parli? Ma che ti è preso? Tu non credi a queste cazzate, destino, persone che stanno insieme... Blah, tutte storie per femminucce.

E allora? Cosa diavolo sto facendo? Perché lo sto guardando senza smettere di fissarlo in modo insistente, proprio come un'ebete alla quale hanno appena tolto qualsiasi tipo di facoltà mentale?

Ah, ma smettila! E smettila anche di parlare con il tuo stesso cervello!

-Siamo arrivati.- annuncia Mark.

-Finalmente!- esclamo, nel momento stesso in cui spegne il motore.

Siamo in mezzo alla natura, intorno a noi non ci sono né edifici né persone.

-Dive siamo?- chiedo una volta scesi, guardandomi intorno.

-Ancora non ci siamo, in realtà.- mi sorride in modo complice, e inizia ad incamminarsi verso la fitta vegetazione, scomparendo in essa.

Lo seguo, finché non usciamo in una sorta di piazza posta proprio al limite della montagna dove ci troviamo.

Mi avvicino e noto che davanti a noi un burrone si apre spaventosamente, ma ciò che mi colpisce è il panorama: di fronte a me, Romse si estende in tutto il suo splendore, illuminando il buio della notte con le sue luci che, da qui, sembrano delle piccole stelle tremanti.

Ed è questo il momento in cui mi rendo conto che la festa di Clara non vale questo splendore davanti ai miei occhi. Per la prima volta, mi sento più fortunata di tutte quelle persone che ora si trovano a casa sua, sicuramente ubriache fradicie e senza cognizione spazio-temporale.

-Ti piace?- non mi accorgo di Mark vicino a me finché non lo sento parlare.

-Io... Non avevo mai visto Romse da così in alto, sembra così piccola...- rispondo non smettendo di fissare la città a cui appartengo.

-Già, io nemmeno lo avevo mai fatto. Ho scoperto questo posto qualche settimana fa, per caso: la mia macchina si è fermata proprio sul ciglio della strada, di ritorno da un compleanno di un mio amico. Rimasi qui tutta la notte quella sera.- si siede con le gambe penzoloni sul burrone, sul vuoto.

Io faccio lo stesso.

-Sei mai andato fuori da questa città?- gli chiedo.

-Sì, a volte. Mio padre è un manager di una catena di Hotel, e spesso mi ha portato con sé durante i suoi viaggi in giro per il mondo.- sussurra, come se se lo stesse ricordando tra sé e sé.

-Com'è il mondo, lì fuori?- chiedo guardandolo, con gli occhi spalancati in attesa di mangiarsi i suoi racconti.

-Non sei mai uscita da Romse?- mi chiede invece di rispondermi, ponendo il suo sguardo estremamente sorpreso su di me.

Wolf's heartbeatDove le storie prendono vita. Scoprilo ora