Mi risveglio di soprassalto con un enorme senso di vuoto dentro. Ho sognato Luna. La scena dell'ultima volta che l'ho vista continua a tormentare le mie notti. Mi manca così tanto che a volte vorrei solo rimanere tutta la mia vita stesa a letto a crogiolarmi nel mio dolore.
Ma la vita vera è fatta di tristi sacrifici, come oggi: seppur controvoglia, costringo le mie gambe ad attivarsi per farmi scendere dal letto. Quando sono ormai in bagno, mi ritornano alcune scene della sera precedente. Oh mio dio, ditemi che non ho davvero perso la dignità per Clara.
Però, pensandoci bene, non è stato proprio così: non ho perso la mia dignità per lei, l'ho fatto per il ciondolo.
Il ciondolo di Luna.
Ieri sera, quando tutto stava per finire, ricordo di aver pensato che non mi importasse del ciondolo, che non mi importasse più nulla di niente. Anzi, ricordo di aver pensato che ero già stanca di lottare per esso.
Non ho i ricordi molto lucidi, ma almeno questo mi torna in mente, a grandi linee.
Ma come ho fatto? Come ho fatto a pensare che avrei mollato? Smettere di lottare per il ciondolo sarebbe lo stesso che smettere di lottare per Luna. E questo mai, mai avverrà.
Ormai è diventato un mio punto fisso: riavere il ciondolo significherebbe sentirmi più vicina, almeno di un passo, a riavere Luna.
Oggi, dato che è domenica, non devo andare a scuola, ma prima di andare a lavoro passerò a casa di Clara.
Devo parlarle.
Mi apre la porta proprio lei, evitando di farmi inventare una scusa con i suoi per la mia visita.
Appena mi vede, alza le sopracciglia: -E tu che ci fai qui?-
-Dobbiamo parlare.- rispondo risoluta.
-Dimmi, sono tutta orecchie.- è appoggiata con la mano sulla porta.
-Ti devo parlare di una cosa seria, e dobbiamo confrontarci. Ti dispiacerebbe farmi parlare in un posto più adeguato della veranda?-
-Certo che mi dispiacerebbe.- risponde con tranquillità e con un'alzata di spalle.
La sua reazione così naturale mi porta quasi a girare i tacchi e andarmene, poiché subito penso a quanto sia stata stupida a pensare di poter avere anche solo una comune chiacchierata con una persona come Clara.
Ma faccio un profondo respiro, e i miei piedi riescono a non muoversi.
La guardo, aspettando che le passi la voglia di fare la stronza. Ma poi mi ricordo che è Clara e che è stronza di suo, non è una fase che passa. Allora me lo faccio andar bene e torno a parlare: -E va bene, parliamo qui.- sospiro: -Rivoglio il mio ciondolo.-
Incrocia le braccia sul petto e mi guarda, con la sua tipica aria di superiorità.
-Avevi detto che non ti importava più.- replica.
-Ero ubriaca.-
Sposta le braccia ponendole sulla porta, spingendola fino ad aprirla completamente.
-Entra.-
Ma che genia, ha finalmente capito che di certe cose è meglio parlarne con calma!

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Wolf's heartbeat
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