Capitolo 7.

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Qualcuno mi sta schiacciando. Sento la pressione spingermi ad appiattirmi. Tra poco diventerò sottile come un pezzo di carta.

Apro gli occhi, e la pressione lascia il posto al dolore lancinante che mi attraversa tutto il corpo e che sembra schiacciarmi il cervello. Cosa diavolo è successo? Perché mi ritrovo sempre in queste situazioni?

Provo a muovermi ma mi rendo subito conto del fatto che le mie braccia e le mie gambe non possono spostarsi di più di un millimetro poiché sono legate con delle enormi catene alla parete della stanza in cui mi trovo.

Tutto è grigio intorno a me. Le pareti, infatti, sono di un grigio scuro e il pavimento di un grigio leggermente più chiaro. Nessuna finestra permette alla luce di entrare e soltanto un piccolo lampadario che pende dal soffitto mi permette di vedere qualcosa.

Ma dove diavolo sono finita? Perché, perché sempre io in queste situazioni? Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo?

Sono vestita come prima di svenire. Mi tornano in mente le ultime immagini prima che perdessi i sensi.

Chi diavolo è stato a portarmi qui?

Provo di nuovo a ribellarmi alle catene ma esse non si decidono a lasciarmi andare, al contrario producono solamente cigolii inquietanti che non fanno altro che mettermi ancora più in agitazione.

Solo una porta interrompe la liscia parete continua. Essa è di fronte a me, nella parete opposta a quella dove sono attaccata. Non posso raggiungerla, è troppo lontana.

Ho dolori per tutto il corpo, probabilmente a causa del fatto che dopo essere svenuta io abbia dormito su questo pavimento duro. Sento le ossa scricchiolarmi ad ogni mio minimo movimento.

Rimango così per ore, almeno credo. Il tempo, qui, è come bloccato.

Non so perché, non so quando sia successo, ma penso proprio che il mio mondo sia finito nel momento in cui sono entrata qui. Anche perché chi mai rapirebbe una persona buttandola in un posto come questo per poi liberarla come se niente fosse? Sono sicura che non rivedrò più il mondo fuori di qui, sono sicura che morirò qui dentro. Anche se non ho ancora ben capito il perché. La mia vita era già tutta strana di suo, ma ad un certo punto è diventata ancora più strana poiché sono cominciate a succedere cose assurde. È palese che qualcuno ce l'abbia con me anche se non so perché. Forse si stanno sbagliando e hanno preso la persona sbagliata. Comunque sia, ora sono qui. Qualcuno ha voluto che ci fossi, qualcuno vorrà che io perisca qui.

Ma perché? Perché?

Subito sento un cigolio che non proviene dalle mie catene. I miei sensi si pongono in allerta. Devo cercare di sopravvivere, almeno il più possibile.

La porta di fronte a me si apre con estrema lentezza. Ogni lungo secondo che passa è una tortura. Mi ritrovo a tremare, e non credo sia per il freddo che, tutto sommato, qui dentro si sente molto. Come se non bastasse tutto il resto.

Quando finalmente la porta si spalanca, vedo comparire una figura nella stanza, per un attimo oscurata dall'improvvisa luce che proviene da quest'apertura.

La figura chiude la porta alle sue spalle ed avanza lentamente, fino a quando non me lo ritrovo di fronte.

Lo guardo dalla mia posizione in basso, e lo riconosco subito: è il tizio che in casa di Black si era alzato appena ero entrata nella stanza che sembrava la sala da pranzo, e aveva aizzato la folla a prendermi.

Ma perché? Perché tutto si ricollega sempre a Black? E questo qui chi diavolo è? Cosa vuole da me?

-Bene bene bene. Vedo con piacere che ci siamo finalmente svegliati.- constata con un sorriso strano, perverso.

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