Capitolo 6.

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Torno a casa da scuola. È un giorno come tanti altri e sembra che gli incontri con gente bizzarra e le scene imbarazzanti siano ormai finiti.

Beh, almeno spero.

Ovviamente, come sempre, sono a casa da sola. Mi chiudo in camera mia con l'intenzione di fare i compiti ma, dato il mio disinteresse verso tutto, compiti compresi, passo il tempo a pensare, come faccio sempre, a quanto sia assurda la mia vita, a quanto siano assurde le cose che mi capitano.

Vengo interrotta dal rumore dei pugni sulla porta di sotto. Ho sempre paura quando qualcuno bussa, dato che io non ho amici che possano venire a trovarmi e, beh, gli unici amici di mamma non sono poi così raccomandabili.

Scendo di sotto e apro la porta con molta lentezza, cercando di vedere di chi si tratti per poi eventualmente fare in tempo per richiudere la porta, in caso si trattasse di qualche pazzo.

Subito scorgo una chioma folta e bionda, dopo degli occhi verdi.

Spalanco la porta.

-Ehi, Mark!- sono davvero contenta di vederlo, di vedere una faccia tranquilla, amichevole e assolutamente normale.

Lui mi sorride di rimando: -Ehi, Anastasia, posso entrare?- il suo atteggiamento è pacifico. Cavolo, avevo proprio bisogno di qualcuno come Mark in questo momento.

-Certo, vieni.- spalanco la porta.

Ci accomodiamo in salotto e gli offro da bere.

-Una birra andrà benissimo, grazie.- mi sorride. Vado a prenderla e gliela porgo, per me solo acqua. Diciamo che ho qualche problema con l'alchool, in questo periodo.

-Allora, ti sei ripresa dalla festa? Beh, spero che Clara non abbia rovinato il tuo umore così tanto e che tutto sommato ti sia rimasto un bel ricordo.- continua a dedicarmi il suo enorme sorriso.

Beh, come posso dirgli che vorrei che quella serata non si fosse mai svolta nella mia vita? E non per colpa sua, sia chiaro, però...

-Non preoccuparti, ormai sono abituata a Clara. Niente può scalfirmi, e quella dell'altra sera è stata una festa fantastica!- rispondo infine, cercando di risultare il più naturale possibile.

-Bene, sono contento. Tu non volevi andarci e io ero riuscito a convincerti, perciò... Beh, sai... Se non ti fosse piaciuta, sarebbe stato colpa mia e...-

-Mark, non preoccuparti, non ce n'è bisogno.- lo vedo agitarsi: -Tu piuttosto, mi hai conosciuta abbastanza da riuscire a spiegare che tipo di persona sono?- chiedo facendo riferimento alla scusa per la quale mi chiese di accompagnarlo al Black Heart.

-Beh, diciamo che ci vuole molto più tempo per conoscere veramente una persona, però... Se devo darti un giudizio complessivo, beh... Non sei affatto come tu credi di essere. Sei molto, molto più interessante di quanto pensi. Per esempio, sabato... Wow, non credevo fossi capace di ballare a quel modo!-

No, non posso crederci. Solo ora mi tornano in mente le immagini di me che ballo come se nessuno mi stesse guardando... Ma perché? Perché devo sempre rendermi ridicola agli occhi di tutti?

-A proposito di questo, Mark... Io, beh... Non ero in me. Ti prego, dimenticalo. Non mi rendevo conto di starmi lasciando andare troppo.-

Wolf's heartbeatDove le storie prendono vita. Scoprilo ora