Devo ammettere che mi ha stupita: pensavo che Black mi avrebbe reso la vita un inferno, invece non mi ha mai nemmeno guardato una sola volta in questi giorni.
Non so perché, ma sento comunque che mi osservi. No, non quel tipo di osservazione, e cioè che me lo ritrovo sempre dietro a spiarmi. No. È più come se avessi la sensazione che mi stia controllando da lontano, dalla sua postazione privilegiata quale è il suo ufficio. Eh già, perché da lì ha accesso a tutto: telecamere della scuola, archivi, e chi più ne ha più ne metta. Cerco di non pensare più a lui, in questa mattina uggiosa.
A scuola incontro Mark.
È da un po' che non ci vediamo ed è come se fosse rimasto tutto un po' in sospeso.
-Ehi, Anastasia.- mi sento chiamare in corridoio, mentre mi sto avviando verso l'uscita.
-Ciao Mark!- mi fermo, indirizzandogli un sorriso.
-Come stai?- mi chiede.
-Bene.- abbasso la testa, mi sento un po' in imbarazzo perché sono perfettamente consapevole che non mi sono fatta sentire in questi giorni.
-Sono contento che tu stia bene.- la sua voce mi porta ad alzare lo sguardo. -Ti andrebbe di uscire questo fine settimana?- mi chiede gioioso.
-Ma certo che mi andr...- inizio a dire, il mio morale risollevato nel rendermi conto che non ce l'ha con me. Purtroppo però, non riesco a finire di parlare che qualcuno interrompe la mia risposta.
-No, certo che non le andrebbe.- un Black scuro in volto e apparentemente più grosso di sempre mi si para di fronte, interrompendo il mio contatto visivo con Mark. Ora vedo solamente la sua schiena, rivestita anch'essa da indumenti neri, come sempre.
Mi sposto per cercare di mettermi tra i due ma Black mi blocca ponendomi il braccio di fronte al petto e spingendomi indietro.
-E tu chi saresti?- gli chiede Mark, confuso.
-Sono il preside della scuola. La signorina in questione non uscirà con te perché questo fine settimana deve aiutare la scuola con i preparativi della maratona dell'istituto.- afferma risoluto.
Ma sia io che Mark urliamo istintivamente: -Cosa?!-
Black mi guarda negli occhi, i suoi sono scurissimi. È incazzato, e io non so nemmeno perché. Che diavolo gli prende? Ne ho abbastanza, non posso stargli dietro tutto il tempo.
-Sì, mi è stato detto che hai rotto un armadietto per dispetto. Come si chiama la ragazza... fammi pensare... ah sì, Clara. Le hai rotto l'armadietto. È meglio che tu ora ti dedichi a qualcosa di socialmente utile. Parleremo dei dettagli nel mio studio. Fila dritto lì, io ti raggiungo tra un secondo.-
-Cosa? Ma non è vero e tutto questo è ingiusto!- cosa diavolo si sarà inventata questa volta Clara?
-Niente MA, fila.- mi ordina, senza lasciarmi nessuna possibilità di dibattere.
-E va bene...- mi arrendo e li lascio soli.
Entro nel suo studio qualche minuto dopo, e mi rendo conto che è tutto assolutamente privo di personalità. Non una foto, non una decorazione. Ne approfitto per guardare in giro, aprendo qualche cassetto di tanto in tanto ma trovandoli sempre vuoti.
-La curiosità è sempre stato il tuo forte?- la voce di Black mi fa girare improvvisamente verso la porta dalla quale è entrato e che adesso sta chiudendo, mentre non stacca gli occhi dai miei.
-Davvero Clara ti ha detto che le ho rotto l'armadietto?- chiedo.
Rimaniamo in piedi, io dalla parte della scrivania che sarebbe dedicata a lui, e lui dalla parte dedicata agli "ospiti".
-In realtà sì, ma fidati se ti dico che sono un esperto nel riconoscere quando una persona mente.-
-Eh allora? Perché dovrei essere punita per una cosa che sai benissimo che non ho fatto?- inizio ad alzare il volume della voce, irritata.
-Perché mi fa comodo credere che tu lo abbia fatto. Sai, non sempre seguo la giustizia. Quelli come me vanno più a convenienza.-
-E perché? Perché vuoi che io mi metta ad aiutare la scuola per i fottuti giochi dello sport? Perché? A cosa ti conviene?-
-Beh, mi sembra scontato: così non avrai tempo di uscire con quel tipo lì.-
La sua risposta mi spiazza, lo guardo con la bocca aperta.
-Perché non vuoi che ci esca?- mi sto arrabbiando: -Che diritto hai tu di decidere sulla mia vita privata?-
Alle mie parole, lo vedo girarsi improvvisamente dandomi le spalle, e non permettendomi di vedere il suo volto. L'unica cosa che riesco a captare è il movimento della sua mano, che subito cerca i capelli per accarezzarli, in un gesto di nervosismo.
Quando finalmente si è ripreso e si gira, il suo volto è quello di sempre: -Sono io quello che detta legge qui dentro.-
-No, non qui dentro, tu lo fai sempre! Non ti piace non avere tutto sotto controllo vero?!- gli urlo in faccia.
Lui ricambia con il mio stesso tono: -No, perché a differenza di quello che pensi io so gestire le cose, ed è per questo che fino a quando tutto va come dico io, non si verificano problemi di nessun genere.-
Alzo le sopracciglia: -E che problemi potrebbero esserci se io uscissi questo fine settimana con Mark? Ma cosa stai insinuando? Cosa vuoi che possa capitare?-
Mi risponde subito, come se non avesse bisogno di tempo di starci a pensare per quante volte lo abbia già contemplato: -Che qualcuno non ne esca vivo.-
La sua risposta, schietta e ferrea, blocca qualsiasi tipo di parola e frase che il mio cervello stava elaborando ancor prima che lui terminasse.
-Non costringermi ad uccidere il tuo amichetto, Anastasia. È meglio per tutti se non ci esci.-
Le sue parole sono come un pugno nello stomaco, un pugno sul serio, reale, che abbia consistenza.
-Che cosa hai detto?- questa volta sono io quella che si oscura.
Non ottengo risposta da lui, che si limita solamente a fissarmi, per questo continuo: -Hai davvero appena minacciato di morte un ragazzo solo perché vuole uscire con me?!- alzo per l'ennesima volta il tono della mia voce.
Mi guarda ancora un po' prima di rispondere, scrutando i miei occhi alla ricerca di qualcosa di cui solo lui è a conoscenza. Perché io no, non ci sto capendo proprio niente.
-Sì.- una risposta sola, secca.
Supero la scrivania e accorcio la distanza tra noi due.
-Saresti capace di uccidere? E io dovrei crederti?- la mia voce è solo un sussurro, segno che ho davvero timore che possa essere così.
-Non sarebbe la prima volta.- la sua risposta, secca, brutale, datami senza interruzione del contatto visivo, mi spiazza, e subito dentro di me si apre una voragine di puro terrore.
Ma con chi ho a che fare?
-Perché nessuno ti arresta? Chi hai ucciso?...- sento che il panico si impossessa di me.
Lui mi guarda, ancora, ma non dice nulla.
-Perché vorresti uccidere Mark? Lui cosa ti ha fatto di male?- sono sull'orlo del pianto.
-Vuole toccarti. Questo già è abbastanza.- e come sempre, le sue parole mi sorprendono.
-Tu...- non so perché glielo sto per chiedere, ma sento che devo saperlo.
-Tu... Sei per caso innamorato di me?- glielo chiedo mentre il mio corpo dà segnali di quanto sia preoccupato di ciò, dato che tremo tutta. Non riesco a controllarmi.
Ma, appena pronuncio la domanda, il suo volto cambia improvvisamente espressione.
Mai, mai nella mia vita ho visto un'espressione di disprezzo come quella disegnata su di lui ora.
-Mi chiedi se io possa amare una come te? Spiegami perché dovrei anche solo interessarmi a una ragazza che sia così... così debole, insicura, infima, subdola, come te. Mettiti in mente una cosa: io non potrò mai, e dico mai, innamorarmi di te. Mai mi sono innamorato nella mia vita e di certo non inizierò ora. L'amore è per stupidi. E poi, non con te.-
Mi punta il dito contro mentre finisce di parlare, prima di girarsi e andare via, lasciandomi sola nel suo studio. Appena la porta si chiude alle sue spalle, le lacrime che stavano bussando pesantemente già da un po' riescono a guadagnarsi finalmente la libertà, scorrendo sulle mie guance senza fine.
Sapevo di non essere una ragazza attraente, una di quelle che ti fanno girare la testa quando le incontri per strada, e nemmeno mi interessava, ma mai, mai, mi ero sentita così disprezzata e umiliata.Il fine settimana arriva presto, e io aiuto nei lavori della gara perché non ho voglia di rivedere Black, non voglio che accada, per questo ho deciso di fare la brava ed evitare lo studio del preside il più possibile.
Fortunatamente ci riesco, e non lo vedo fino a quando la domenica sera, quando sto aiutando con la gestione del buffet nella festa di fine gare, sento il mio collo pizzicarmi insistentemente. Alzo la testa di scatto e i miei occhi, come se già sapessero dove posarsi, incontrano i suoi. Black è alla porta, sommerso da onde di ragazze che cercano di parlargli e attirare la sua attenzione. Attenzione che in questo momento è su di me. Ma io non mi sento né speciale né privilegiata, perché è uno sguardo che mi ricorda le sue parole, che mi ricorda il suo disprezzo, che mi ricorda come quegli stessi occhi mi guardino.
Abbasso la testa, interrompendo il contatto.
-Ehi, ma... C'è qualcosa tra te e il preside? Insomma, il suo sguardo...- mi chiede Melissa, l'altra ragazza del mio stesso liceo che frequenta un'altra classe e, come me, ha aiutato in questi giorni l'organizzazione dei giochi. Adesso siamo insieme ad aiutare al buffet e, girandomi verso di lei, la vedo osservarmi curiosa e con malizia.
-Cosa? No, assolutamente. Anzi, ti dirò, lo odio, e se ho perso il mio fine settimana qui è solo colpa sua!- cerco di mettere in chiaro le cose. Non voglio che strane e soprattutto false voci si diffondano per la scuola.
-Beh, io so cosa ho visto e di certo deve esserci qualcosa tra voi, per lo meno qualcosa di più che semplici "alunna-preside". Tu lo conoscevi già al di fuori della scuola? È che lo sguardo che ti ha lanciato...- non la faccio finire di parlare che subito mi metto sulla difensiva: -Certo che no! Non lo conoscevo prima e non lo conosco adesso. Non voglio avere nulla a che fare con uno come lui.-
Ho un improvviso bisogno di aria, mi sento soffocare. Lascio tutto e mi prendo qualche minuto di pausa.
Esco dalla palestra nella quale si sta svolgendo il banchetto e subito inspiro profondamente, a contatto con l'aria fresca della notte incombente.
Non ci sono luci e il cielo si fa sempre più scuro.
Mi siedo a terra, sui gradini che portano alla palestra. Affondo il volto nelle mani. Perché, perché me la sono presa tanto? Perché mi hanno fatto male le sue parole se in realtà non mi importa nulla di lui?
I miei pensieri vengono subito interrotti da un rumore sordo, attutito. Come di qualcuno che cade su un manto di erba.
Mi alzo e mi avvicino agli alberi, poco distanti dalla scuola.
Non vedo molto bene, e tutto è ancor più scuro per via delle ombre che i rami proiettano.
-C'è nessuno?- urlo, non ottenendo risposta.
Sto per andarmene, quando una forza improvvisa mi avvolge da dietro bloccandomi e stringendomi fino a togliermi il respiro. Qualcuno mi infila la testa in un sacco e lo stringe intorno al collo.
-Muoviti, portiamola via di qui.- capto delle discussioni, quel poco che posso sentire mentre mi sento completamente in panico.
Cosa diavolo sta succedendo?
Cerco di scalciare e ribellarmi, ma loro sono più forti e numerosi di me.
Mi alzano da terra per portarmi in spalla, ma subito rivado a terra.
Nessuno più mi sta tenendo, così inizio a togliere il sacco e i lacci che nel frattempo mi erano stati messi alle mani, e torno finalmente a respirare e a vedere.
E la scena che mi si para di fronte mi immobilizza: Black con il busto nudo sopra due corpi esanimi, sangue ovunque.
Li ha uccisi. Cosa volevano da me? E Black... li ha davvero ucciso lui, a sangue freddo?
Sobbalzo quando improvvisamente si gira a guardarmi.
Mi viene incontro e mi prende il braccio nella sua mano: -Vieni, lo sospettavo e adesso ne sono certo: questa vita non è più sicura per te.- mi trascina con lui e solo quando vedo un enorme jeep verso cui mi incita di correre mi rendo conto che vuole che io lo segua.
Ma non posso seguire un assassino senza pietà, non posso seguirlo lontano da questa vita solo perché lui dice che non mi è consona, non più.
-Lasciami!- inizio ad urlare e dimenarmi finché lui non è costretto a prendermi di forza e buttarmi nei sedili posteriori, per poi entrare nel posto del guidatore e partire a tutto gas.Spazio autrice.
Ciao Lunetti! Lo so, lo so, e avete ragione, sono scomparsa per troppo tempo, ma non mi sono dimenticata della storia. È che sto vivendo un periodo molto intenso che spesso mi porta a rimanere senza tempo ma soprattutto ispirazione. Continuerò ad aggiornare, non preoccupatevi (anche se lo farò con tempi lenti e per questo vi chiedo scusa) ma lo farò!
Spero possiate capirmi e starmi vicine come avete sempre fatto. Ne approfitto per ringraziare tutti della vostra vicinanza e dei bei messaggi e parole che sempre mi dedicate! Siete fantastici!
A presto,
Irmusa.
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Wolf's heartbeat
Kurt Adam* #2 highest ranking in Lupi Mannari category * * #1 highest ranking in Lupi tag * * #1 highest ranking in Avventura tag * * #1 highest ranking in Mannari tag * Anastasia ha una vita disastrata e, fin da quando era solo una bambina, non conosce il s...