-Oh mamma, è tardissimo!- Esclamò Fanny, balzando giù dal letto come una lepre.
Se fosse arrivata tardi anche quel giorno, il capo l'avrebbe rispedita a casa senza pensarci due volte.
In pochi minuti era pronta, stupendosi a sua volta di come avesse fatto. Quello però non era il momento adatto per spiegarselo.
Dopo essersi resa 'presentabile', si precipitò giù per le scale come un fulmine.
"Avrò preso tutto?" pensò, mentre faceva di qua e di là per i gradini.
Quando salì in macchina si accorse di essere a secco. -Magnifico!- Urlò, sbattendo le mani sul volante.
E visto che non aveva abbastanza soldi per pagare un taxi o un altro mezzo pubblico, avrebbe dovuto farsela a piedi. Fortunatamente non lavorava molto lontano da casa sua.
Intraprese così una corsa nel traffico intenso di Manhattan.
-Hey! Stia più attenta signorina!- Le urlò un tizio su cui accidentalmente andò a sbattere, facendole volare via la cartellina da sotto il braccio destro.
-Scusi..- tentò lei, mentre raccoglieva tutti i fogli sparsi per la strada. -Eccomi!- Disse con il fiatone in gola, spalancando le porte dell'ufficio.
La sua collega e amica Debbie le si avvicinò -Fanny finalmente, ma dov'eri finita?- le chiese quasi sussurrando.
-Scusa Debbie ma ho avuto molti contrattempi questa mattina!- Si giustificò la ragazza.
-Prepara una giustificazione più convincente da dare a lui...- Ribatté l'altra, indicando un uomo distinto che veniva verso di loro, con un'espressione che non prometteva nulla di buono.
Ora iniziavano i guai!
-Signorina Edwards!-
-Si signore?- rispose subito Fanny.
-Io non le devo dire niente- disse lui serio.
-Ha perfettamente ragione signore, mi dispiace immensamente e...
-Bene.- sorrise falsamente lui, interrompendola -l'avevo avvertita signorina. Lei è licenziata!-
La ragazza era impietrita, si sentiva umiliata. Per l'ennesima volta aveva sbagliato tutto! Notò gli sguardi di compassione degli altri colleghi e prima che Debbie potesse avvicinarla nuovamente, Fanny uscì a passo svelto, sbattendo la porta dietro di sé.
Dopo due ore passate a vagare per la città, si sedette su una panchina di Central Park.
Debbie aveva cercato più volte di contattarla ma lei non le aveva risposto. Non voleva sentire nessuno. Ne aveva bisogno della compassione di qualcuno.
Voleva solo prendersi del tempo per sé, per riflettere sulla sua 'schifosa' vita, perché ormai era così che la riteneva.
Non le andava bene una cosa in vita sua, sia in ambito lavorativo sia in abito sentimentale, visto che era ancora zitella.
La sua autostima scendeva sempre di più... -Perché?- mormorò, una lacrima a rigarle il viso, quando sentì il telefono suonare ancora.
Stavolta non era la sua amica, ma il professor Buck, un vecchio amico di famiglia e, la persona più bizzarra che conoscesse, anche se era uno dei pochi su cui poteva veramente contare.
-Professor Buck- rispose lei.
Dall'altra parte della cornetta, un urlo più acuto di un gracchio di un corvo per poco non le sfondò un timpano, tanto che fu costretta ad allontanare per un attimo il cellulare dall'orecchio.
-SIGNORINA FANNY!!!-
La ragazza sospirò tra sé e sé "Certo che ha una voce piuttosto squillante per avere sessantanni!"
Riavvicinò il telefono -Professore?--
-Fanny deve venire subito da me!- Le disse lui, la sua voce era particolarmente agitata e nello stesso tempo entusiasta.
-Perché, cos'è successo?- domandò la giovane, iniziando a preoccuparsi.
-Perché ce l'ho fatta signorina!-
In quell'istante un pensiero attraversò la mente della giovane, che dopo aver riattaccato, fece come le aveva detto.
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Nella vita mai dire mai
FanfictionFanfiction ispirata a "sette ragazzi solo per me" di Lady windermere e ovviamente con il suo consenso. Fanny Edwards è una ragazza come tante altre, la cui vita non potrebbe proprio dirsi essere 'baciata' dalla fortuna. Almeno fino a quando, insie...