Abbiamo appena finito di mangiare e sto andando a buttare la spazzatura. Sono nell'ascensore e ho appena cliccato il bottone per arrivare al piano terra.
Appena esco dall'assessore esco anche dal portone così da buttare il sacco nel cassone, quando sento picchietare(?) la mia spalla. Mi giro e vedo Daniele.
-Ciao, Daniele che ci fai qua?- chiedo guardando il ragazzo in un modo che sembra voglia ucciderlo. Anche se provo un senso di amore verso di lui, il mio carattere mi impedisce di essere gentile.
-Oh. Ciao Valentina. Io sono qua perché volevo parlarti di una cosa. Ora puoi?- chiede.
-Veramente no e comunque non voglio nemmeno sapere che vuoi dirmi- dico iniziando a camminare verso il portone socchiuso grazie al tappeto arrotolato alla base della porta.
-Perché sei così acida?- dice.
-Dovrei forse baciarti e essere felice? No quindi ciao!- dico.
Lo supero ma lui, essendo più alto di me, riesce a raggiungermi e bloccarmi per un braccio.
-Si può sapere che vuoi ancora?- dico nervosa. Si, sono nervosa. Lui mi rende nervosa, perché è così dannatamente sexy anche dopo anni che non lo vedo?
-Ti amo ancora, non ho mai smesso di farlo- dice.
-Allora perché mi hai lasciato, per gioco?- dico.
-Sono stato obbligato, da Alice. Quella ragazza grassotella. Era gelosa di te, cioè di noi, eravamo la coppia, insieme a Betty e Simone, più popolare della scuola. Così un giorno è venuta a casa mia e mi ha minacciato di lasciarti o avrebbe architettato un piano per farci lasciare, e far passare te per troia e io per cucciolo bastonato- dice tutto ad un fiato.
Alice. Me la ricordo bene. Siamo state in classe insieme il primo anno, poi lei è stata bocciata e io promossa tutti gli anni. Credo che lei stia ancora in quella scuola, ma non so a far che.
Quindi era stata lei a farci lasciare.
-Cioè mi vuoi dire che è stata lei- dico io sorridendo leggermente.
-Si e ti prego scusa io... Io non volevo farlo. E solo che non volevo farti passare per una che non eri. Mi dispiace- dice guardandosi le scarpe, rigorosamente gialle.
-Senti non dico che ti perdono subito ma possiamo rimanere amici. Per ora, poi si vedrà. Vuoi salire ti offro qualcosa- chiedo.
-Ohm non vorrei disturbare- dice alzando lo sguardo.
-Non disturbi, e poi su c'è Betty le farà piacere vederti- dico
-Va bene, ma solo cinque minuti- dice ridendo.
-Ok- aggiungo.
Apro il portone che era socchiuso e mi avvio verso l'ascensore per poi cliccare il pulsante per chiamarlo.
-Quindi quanto ti manca alla laurea?- chiede appena entriamo dentro l'ascensore.
-Il prossimo anno poi ho finito- dico sorridendo.
-Dopo che farai?- chiede.
-Non so, ma voglio specializzarmi per poter fare il fisioterapista sportivo o comunque in quest'ambito, tu invece cosa fai?- chiedo. A quanto ne so io voleva fare l'ingegnere.
-Mi mancano due anni per la laurea in ingegneria elettronica- dice.
-Ma vai in un' altra università perché anche nella nostra c'è quel corso ma non ti ho mai visto- dico perplessa.
-Già, in effetti sarei potuto andare li ma mio zio lavora in quell'università quindi ne ho approfittato- dice.
-Quindi fai il raccomandato?- dico ridendo.
-Si a volte- dice lui.
Si sono aperte le porte dell'ascensore dalla quale fa uscire prima me è poi lui.
Mino un grazie e proseguo verso il portoncino del nostro appartamento.
Busso essendomi dimenticata le chiavi e ad aprirmi c'è Betty mezzo addormentata che si gratta l'occhio.
-Ce ne hai messo di tempo- dice per poi spostare lo sguardo da me a Daniele che sorride.
-Oh ciao Daniele- dice sorridendo.
-Ciao Elisabetta- dice. Vedo Betty fare una smorfia, lei odio essere chiamata con il suo nome intero.
-Dai vieni, ti posso offrire qualcosa? Abbiamo... acqua, succo, e bitter- dico subito dopo entrati e averlo fatto accomodare nel divano.
-Del bitter grazie- dice sorridendo per poi guardarmi.
-Vado io tu rimani qua- dice Betty mentre si alza e va a prendere tre bicchieri con il bitter.
-A cosa dobbiamo questa visita dopo due anni che vi siete lasciati e per lo più alle nove di notte?- chiede dopo aver appoggiato il vassoio nel tavolino da caffè di fronte alla tv. Io sto ridendo sotto i baffi per la sua acidità e sfacciataggine.
-Ehm. Vi ho viste ieri quando siete uscire dalla facoltà. Anzi ho rivisto Valentina- dice lui.
-Allora io vado via. Non fate nulla di sconcio graziepregociao- dice Betty andando verso camera sua per andare a dormire.
-Veramente vado anche io o se no mio zio mi uccide, grazie della chiacchera ci sentiamo- dice appoggiando il bicchiere nel tavolino per poi alzarsi, e accompagnato da me, si avvia verso la porta.
-Grazie a te- dico sorridendo.Appena esce dell'appartamento vado verso la camera di Betty. Busso. Viene ad aprirmi tutta contenta invitandomi a parlare.
-Ha detto che non mi ha lasciato perché non mi amava più, ma per colpa di Alice- dico guardandola, nel mentre vado e mi siedo vicino a lei.
-Cioè?- dice.
-In pratica Alice era gelosa di noi e ha intimato Daniele di lasciarmi oppure avrebbe detto che io lo tradissi- dico abbassando la testa per poi appoggiarmi alla sua spalla.
-Però ora a dormire che domani abbiamo da guardare una partita allo stadio e tu devi rimorchiare a Dybala- dice Betty per poi buttarmi fuori da camera sua.
-Sei scema. Buonanotte cretina- dico ridendo e andando in camera mia.
Dopo circa dieci minuti sono già fra le braccia di Morfeo.
STAI LEGGENDO
«Ci siamo sempre appartenuti» Paulo Dybala
FanfictionValentina e Paulo. Lei, universitaria di fisioterapia e prossima alla laurea per poter lavorare nel centro sportivo più stimato d'Italia. La Juventus. Lui, calciatore professionista acquistato da due anni alla Juventus. Questa storia è dedicata alla...