Part 18.

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-Era buona? Dovete essere sinceri.- Li avvisa Betty guardandoli in faccia.
Abbiamo appena finito di mangiare tra chiacchiere stupide e argomenti senza senso.
-Sì, buona. Verrò più spesso a mangiare qua sappiatelo.- Dice Paul stiracchiandosi sulla sedia.
-Grazie. Ora ci aiutate a sparecchiare e poi ci dovete fare da cavie per studiare.- Dico alzandomi, prendo tutti i piatti e li metto sotto l'acqua del lavandino, li insapono velocemente, lavandoli e mettendoli sullo scola piatti.
-Mi devo preoccupare?- Sento dire da Morata.
-No, vedi quel libro? Aprilo, una pagina a caso.- Dico asciugandomi le mani andando verso il salotto.
Betty tira Paul e Paulo e li mette davanti a me, -Ok, adesso dici il nome di qualcosa e noi dovremmo indicarlo. Dilli diversi così non copiamo.- Dice.
-Allora, Betty il perone e Vale l'ileo.- Dice Àlvaro leggendo dal libro per poi, successivamente, alzare la testa e guardarci.
Inclinai la testa su un lato e risi capendo dove voleva andare a parare.
-Mamma mia che simpatico che sei.- Dico indicando la parte del corpo dove si trovava l'osso interessato. Evitai di toccarlo davanti o dietro per evitare strani inconvenienti ma lo toccai al lato indicando la parte.
Scuoto la testa e continuo a ridere.
Sento i ragazzi ridere e Betty inginocchiarsi per indicare il perone.
-Devi ringraziare che non ti ha chiesto il cocige.- Dice la mia amica guardandomi.
-Mi vendicherò tranquilli.- Li minacciai.
Paulo continua a guardarmi attentamente ad ogni mossa che faccio ed ha un sorriso stampato in faccia. Gli sorrido di rimando continuando ad indicare parti del corpo.

Abbiamo continuato quel gioco finché non abbiamo finito di elencare tutte le ossa, e strane situazioni si sono susseguite inesorabilmente.
-Se andassimo al bar?- Dico guardandoli. Sono seduti sul divano, chi ha il telefono in mano annuisce distrattamente e sento Betty inprecare dal bagno.
-Cosa è successo?- Urlo senza fare caso ai tre calciatori.
-Ho pestato il mignolo e ho i piedi freddi. Cazzo che male.- Dice aprendo la porta.
-Vuoi venire al bar?- Le chiedo.
Annuisce dicendomi di doversi mettere le scarpe.
-Non ammazzatevi, non rompete nulla, sto tornando.- Dico guardando i tre moschettieri  seduti sul divano. Alzano la testa e annuiscono distrattamente.

-Bella la maglietta.- Dice la voce dietro di me.
Drizzo la schiena e metto una mano sul cuore per lo spavento, -Dio mio, non farlo mai più.-, gli punto il dito e finisco di mettermi le scarpe.
-Scusa non volevo, comunque volevo chiederti se ti andasse di uscire, a cena, domani.- Dice guardandomi. Si è seduto sul mio letto mentre io sono difronte allo specchio mettendomi in ordine.
-È un appuntamento?- Chiedo girandomi e guardandolo.
-Sì, se vuoi definirlo così.- Mi sorride mentre usciamo dalla camera.
-Dai piccioncini vi muovete?- Urla Betty dalla porta di casa seguita dai due.
-Si, vai. Tanto in ascensore non ci stiamo tutti.- Alzo le spalle raggiungendola e chiudendo la porta a chiave.
-Scendiamo a piedi.- Dice Paulo.
Lo guardo di sbieco e rido nervosamente, -Vuoi farmi morire, per caso?-.
-Ti prendo a cavalluccio, dai.- Dice mettendosi di schiena, scendendo il primo gradino, prendendomi per le coscie.
Lancio un urlo per lo spavento e ride piano scendendo le scale.

Appena entriamo nel bar si sente parlottare e qualche ragazzina ci lancia occhiate di odio.
-A quanto pare siamo invidiate.- Dice la mia amica spostando i capelli da una parte all'altra con fare vanitoso.
Ridiamo insieme e ci sediamo in un tavolo libero.
-Aspettate che arrivino a chiedere di fare le foto o autografi, interrompendoci ogni due minuti.- Dice Morata guardando intorno a noi.
-Non credevo foste così famosi.- Dice Betty ridendo, la seguo a ruota guardando le face dei tre.
-Siete perfide.- Dice Dybala alzando gli occhi al cielo.
Ordiniamo qualcosa di non alcolico solo perché siamo in pieno campionato, e non possono bere nulla.
-Comunque sì.- Dico all'orecchio di Paulo sorridendo appena. Lo vedo annuire e continuare a discutere su qualche partita.
È felice e rilassato, sento la sua mano appoggiarsi sulla mia coscia e la accarezzo piano. Vorrei fossimo così per sempre.

«Ci siamo sempre appartenuti» Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora