Part 2

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Siamo entrate in aula e ci siamo messe vicine e in prima fila. Da noi non è usuale vederci davanti, ma essendo la lezione di medicina dello sport lo abbiamo fatto.

-Nell'antica Grecia i medici ponevano in primissimo piano i precetti di ordine igienico, soprattutto la ginnastica e i massaggi; in Ippocrate troviamo le prime tracce della mai sopita disputa tra sostenitori e detrattori dell'attività fisica. Uguale diffusione ebbe nella Roma antica l'interesse per gli aspetti medici della ginnastica; merita di essere ricordata l'opera di Galeno, cui si deve, fra l'altro, la prima descrizione delle malattie professionali degli atleti- dice il professore.
Quella stupida affianco a me mi passa un bigliettino dove c'è scritto "A che ora finisce, devo andare in bagno porca paletta!!". Appena lo leggo la guardo e ci rigiro la faccia per cercare di non riderele in faccia.
Oggi abbiamo tre ore ma ne sono appena passate due e mezza quindi non deve aspettare tanto, ma conoscendola non ci riuscirà.
"Non devi aspettare tanto, solo venticinque minuti" scrivo nel bigliettino, che appena il professore si girerà le passerò.
"Ok posso farcela" scrive lei.
Il professore ha appena finito di spiegare la storia della medicina dello sport, e nello stesso momento è finita la lezione.
Ci prepariamo per uscire e andare in bagno così che Betty possa pisciare.

-Oh dio grazie al cielo, che è finita. Mi aspetti fuori al cancello o mi accompagni?- chiede lei incaminandosi per andare al bagno.
-Vengo con te, così mi lavo le mani e mi metto in condizioni presentabili- dico sorridendo.
-Ok, dimmi che hai preso appunti. Non ci ho capito tanto.-
-Si tranquilla, ma dobbiamo studiare già da stasera così per Natale e capodanno abbiamo meno da fare- dico mentre apro il rubinetto dell'acqua per potermi lavare le mani.
-Quindi andiamo ora a comprare la maglia?- chiede lei da dentro il bagno.
-Si tanto a quest'ora non c'è tanta gente, e comunque mi devi ancora dire come hai fatto a farci prendere come stagiste dalla Juventus- dico puntale il dito.
-Mio cugino lavora li come cuoco ed è amico di un pezzo grosso della società. È solo grazie a lui se sono riuscita a fare sta cosa- dice con tranquillità.
-Dovrò conoscere tuo cugino allora- dico ridendo
-Ovvio che lo conoscerai- dice aggiungendosi alla risata.
-Ti muovi?- dico.
-Si, ho finito- dice mentre tira lo sciacquone.
Mentre si lava le mani io sto usando il telefono, colpa di una notifica di instagram.
-Uh Paulito ha postato una foto- dico mentre metto mi piace alla foto.
-Fai vedere- dice lei avvicinandosi.
Le giro il telefono e fa un verso di approvazione.
-Carino ma preferisco Alves- dice con superiorità.
-Ti conviene- dico ridendo.
In tutto ciò stiamo appena uscendo dall'università per poi andare al Jstore più vicino.
-Apri Google Maps e guarda il Jstore più vicino a noi- dico indicando il suo telefono con la quale sta mandando un messaggio al padre.
-Subito, aspetta un secondo- dice finendo di mandare il messaggio.
-Ok- dico.
-Ok fatto. Qua dice che dobbiamo girare a destra e poi siamo più o meno arrivate- dice mostrandomi il telefono.
-Ok quindi gira qua. Ecco lo vedo- dico indicando il negozio.
-Potrebbero esserci dei giocatori, ma siccome siamo sfigate non ce ne saranno- dice attraversando la strada sulle strisce pedonali.
-Che ne sai è possibile- dico io seguendola.
-Entriamo và- dice spingendomi dentro il negozio.
-Buongiorno- dice lei sorridendo al commesso che sta riordinando il casino che lasciano i clienti. Io mi chiedo come possano ogni volta lasciare un macello, sarò io troppo ossessionata dall'ordine, ma un po' di decenza ci vuole.
La vedo tornare con la maglia in una mano.
-Già fatto? Sei stata tropo veloce- dico io.
-Veramente sei tu che hai la mente fra le nuvole, ho fatto in tempo a provarla e tu sei ancora qua imbambolata. A che pensavi?- chiede mentre andiamo verso la cassa.
-Alla gente nei negozi che fa un macello fuori dai camerini, quando può benissimamente mettere tutto apposto- dico guardandola.
-Cara non tutti sono come te, però hai ragione anche a me da fastidio- dice mentre tira fuori i soldi per poter pagare.
-Ed ecco a lei sono venticinque euro- dice il commesso mentre porge la busta dove all'interno si trova la maglia.
-Grazie a lei arrivederci- dice sorridendo al commesso e successivamente prendendo busta e resto dal bancone.
-Arrivederci- dico io mentre siamo vicino alla porta scorrevole per poter uscire.

«Ci siamo sempre appartenuti» Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora