IN LINEA CON IL CRETINO

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Rientro soddisfatto a casa. L'incontro con Armanda è stato posticipato a stasera, dal momento che la lettura di Diabolik mi ha insegnato ad agire in segreto e sfruttando l'impenetrabilità della tenebra notturna.
Fischietto un'aria wagneriana e mi avvio verso il bagno. Non ne esco che dopo una quindicina di minuti, il mio fisico scultoreo ancora intriso dei vapori della doccia. Avvolto nel pregiato accappatoio, la cui morbidezza coccola deliziosamente la pelle un poco flaccida (ma proprio un pochino), entro famelico in cucina.
La mia buona e bella Regina è già al lavoro davanti ai fornelli. Mi sfrego le mani per la contentezza, le avvolgo le spalle e la interrogo scherzosamente sul menù giornaliero.

-"Ucci, ucci! Dove sono i miei crauti e la salamella Fiorucci?".

La testolina graziosa si volta, butta indietro i capelli fini e biondi e la bocca scopre un sorriso modesto.

-"Papà, niente crauti e salumi oggi. Ho un servizio fotografico fissato per il pomeriggio, dunque sto preparando una cosetta sciuè sciuè"- confessa la mia buona figliola, che in fretta e furia sta facendo fare quattro salti in padella all'omelette decongelata.

-"Tesoro, va bene anche un piatto alla buona"- la tranquillizzo, esprimendole la mia arbitrarietà in fatto di preferenze culinarie. Ma subito dopo la riprendo per il suo modo di esprimersi così... così... poco tedesco, ecco!

-"Cuoricino mio, ricordati solo che non voglio più intendere dalla tua graziosa boccuccia simili cacofonie"- e la ammonisco con tanto di dito minaccioso e sopracciglia aggrottate.

-"Oh, papà! Cosa ho detto di male? È solo slang napoletano, in fondo!"- replica lei, risentita.

Spegne il fornello, mi lascia l'omelette sul tavolo della cucina e va in camera a prepararsi per uscire ed andare a lavoro.

Sospiro. Da quando ho messo fine al suo bad romance con quel fastidioso spilungone di Scott, Regina ha un'aria perennemente malinconica, sofferente. E non sono rari i momenti in cui la sua rabbia silenziosa esplode... Ma lasciamo stare! Le passerà presto.

L'importante è che non dimentichi quali siano i suoi compiti qui in casa. E poi, vedo che almeno la dedizione per la cucina c'è ancora, dunque perché preoccuparsi?
Armato di coltello e forchetta, con l'appetito del lupo della steppa assalgo il cuore tenero e filante dell'omelette dorata.

Mmmh... ahhh... Gutt...

Nel pieno dell'estasi culinaria, il telefono cellulare di Regina squilla con insistenza nel corridoio. Con la bocca ancora impegnata a tritare le delizie del pranzo esorto mia figlia a venire a rispondere.

-"Fiorellino, il telefono! Corri!".

Regina accorre finalmente.

-"Grazie, papi. Dev'essere certamente una chiamata di lavoro"- lascia intendere la sua voce, mentre sfila nel corridoio.

Entra in cucina con il telefono ancora intento a squillare.

-"Beh? Che fai? Rispondi o no?"- la incito io, notando un velo di perplessità calarle sui dolci occhi.

Ma Regina indugia. È sempre stata così, una bambina insicura ed esitante. Non sto qui a raccontarvi quanto tempo ci ho impiegato per farle fare il passaggio dal pannolone al vasino!

Regina scruta smarrita lo schermo del telefono, indecisa. Quindi, si scusa (per che cosa?) e lei ed i suo Samsung 13562**45 sp edition spariscono nell'intimità della sua camera.

Dalla stanza mi giunge il brusio della sua voce, il tono ridotto apposta per impedirmi di cogliere la conversazione telefonica. Deglutisco l'ultimo boccone cucinato dalla mia bambina e mi accosto allo stipite della porta della camera da letto, silenzioso ed invisibile come l'ombra di James Bond. Tendo l'orecchio e, nonostante soffra della sordità di Beethoven, riesco a captare stralci sfiziosi della telefonata.

Perché mi chiami?

Non avevamo chiuso io e te?

...Ah sì? Un complotto ordito alle tue spalle?

...Non voglio spiegazioni...

Va bene, ti ascolto.

Ma poi lasciami in pace.

Questa storia mi sta facendo soffrire troppo... dopodomani? Dove?

D'accordo.

Vedremo di chiarirci. Ma bada! È l'ultima possibilità!

La telefonata si conclude e vedo Regina segnare l'appuntamento sull'agenda che tiene nel comodino e che lì dentro ripone una volta fissato l'impegno. Io, intanto, mi affretto a tornare dietro il tavolo della cucina per non insospettirla. Fingo di trangugiare dell'ottimo vino italiano, anche se in casa non abbiamo alcolici, specie vini prodotti nel BelPaese.
Per fortuna, Regina è troppo turbata dalla chiamata per degnarmi di ulteriore attenzione. La sua figura alta e snella imbocca rapida il corridoio, afferra la borsa a tracolla e  le chiavi di casa e sparisce dietro la porta d'appartamento, salutandomi sbrigativamente ma sempre affettuosamente.

Penso. Rifletto. Continuo ad escogitare, febbrilmente ed instancabilmente. Stringo la presa attorno al coltello ed il sangue mi ribolle nelle tempie. Prima di rischiare un aneurisma, ho il tempo di esternare rabbiosamente tutto il mio astio per quell'umile, testardo impiegatuccio di casa discografica. Esplodo contro la proiezione mentale del nemico, rivoltando violentemente il tavolo giallo dell'IKEA.

-"Scott Humptinghton, vuoi la guerra? E guerra avrai!"- sentenzio con la bava ai lati della bocca, infilzando il coltello nel tagliere di legno che troneggia al centro della tavola.

TUTTI GLI EX DEL MIO EXDove le storie prendono vita. Scoprilo ora