4

19.5K 800 18
                                    

"No, vi prego non lo fate!" Urlò Alec mettendosi in ginocchio e strisciando verso ai vampiri. Uno di loro prese Alice per i capelli e le staccò la testa lanciandola lontana.
"Noo!" Urlò in lacrime lanciando la testa all'indietro. Il suono della sua voce mi spezzò il cuore.

Aprii gli occhi di scatto ritrovandomi a fissare il soffitto. Ero sola e sentivo male in tutto il corpo. Provai a muovermi e mi accorsi con felicità che tutti i miei arti funzionavano.
"Ti ho portato un the. Tra poco dovremo ripartire" disse Alice entrando e sedendosi accanto a me.
"Grazie" le dissi trattenendo le lacrime. Nessuno si era mai preoccupato per me.
Anche prima di essere catturata dal vampiro nessuno mi voleva. Dove ero nata quelli come me erano visti di cattivo occhio. Portavamo sfortuna e venivamo isolati. Probabilmente i miei genitori mi abbandonarono alla nascita oppure morirono, questo io non lo sapevo. Una anziana signora mi prese a carico anche se era evidente che mi reputasse un peso e che non vedesse l'ora di liberarsi di me. Forse era stata proprio lei a vendermi ad Arus.
"Come ti chiami?"
"Aria" risposi con un filo di voce toccando la tazza calda e guardando verso il basso.
"Alec è il nostro capo. Sembra cattivo ma lo fa solo per difenderci. Non dirgli mai bugie e non contraddirlo e non ti farà nulla" suggerì seria guardandomi con gli occhi chiari.
"Non sono qui per raccontarvi bugie"
"Allora perchè sei qui?" Mi interrogò il capo entrando in quel momento. Era così grosso da far sembrare ancora più piccolo lo spazio dove ci trovavamo.
"Vi ho visti" sussurrai.
"Dove?" Chiese agitato avvicinandosi.
"Dove?" Urlò tirandomi per un braccio quando non senti la mia risposta e obbligandomi ad alzarmi in piedi.
"Nella mia testa"
Lo guardai negli occhi con aria di sfida finchè non mollò la presa.
"Una veggente?" Chiese Alice alzandosi a sua volta.
"Al, fuori di qui. Ora"
"Alec ti prego.." piagnucolò Alice mettendosi davanti a me per proteggermi.
"No. Ho detto fuori"
Tremai quando la vidi uscire. Anche se non lo davo a vedere, quel uomo mi terrorizzava.
"Da dove vieni?"
"Valle dei fiori" risposi prontamente.
"Lontano da qui. Dove è estate tutto l'anno.. Per questo giri vestita in questo modo?" Chiese prendendomi tra le mani una ciocca di capelli.
"Che facevi col vampiro? Rispondi onestamente. Non vorrei doverti uccidere."
"Rapita" risposi a monosillabi.
"Come? Perchè?"
"Qualcuno mi ha venduta. È venuto a prendermi per usarmi come arma."
"Contro chi?"
"Contro di voi"
A quelle parole i suoi occhi si aprirono e un sonoro schiaffo mi giunse da destra facendomi salire le lacrime agli occhi.
"Tramavi contro di noi?"
"No. Lui voleva che io gli dicessi il futuro. Che prevedessi le vostre mosse,che lo aiutassi. Io cercavo solo di sopravvivere"
"Perchè sei fuggita? Come?"
" perchè non era vita. Ero costantemente tenuta improgionata con le catene, venivo piacchiata, ferita, umiliata..ero trattata come un oggetto. Voleva che lo aiutassi a distruggere la vallata ma io non volevo fare male a nessuno!" Scoppiai a piangere arretrando verso il muro e appoggiandomi.
"Vi ho visti. Nella mia testa ho visto che vi avvicinavate alla villa e ho colto la palla al balzo per fuggire. Ho pensato che se vi avessi raggiunto sarei stata libera."
"Non sei libera. Sei nostra prigioniera ora. Non dimenticartelo."
Trattenni il respiro a quelle parole osservando i suoi lineamenti duri.
"Ti troverò una giacca. È un viaggio lungo fino alla porta d'inverno. Non voglio tu muoia durante il tragitto. Avremo molto da discutere una volta arrivati.  

Porta d'inverno si situava nel punto più alto della vallata proprio ai piedi della grande montagna. Accanto ad esso si ergeva un fiordo così grande da non vederne la fine.
Piccoli pezzi di ghiaccio galleggiavano sull'acqua facendomi capire quanto facesse freddo in quel luogo.
Valle dei fiori distava molte notti da qui. Era chiamata così per i molteplici fiori colorati che tutto l'anno riempivano i campi verdi caratteristici del luogo. Era sempre caldo. Chiusi gli occhi immaginando il profumo delle rose e il sole che mi scaldava il volto.
"Muoviti" Alec mi spinse leggermente facendomi passare nella piazza centrale.
Non era grande come luogo. Vi abitavano al massimo 30 lupi adulti. La piazza raccoglieva un grande mercato e tutt'intorno si ergevano piccole casette.
Incrociai gli occhi dei passanti incuriositi dal mio arrivo.
Alec era l'alpha e ovviamente a lui aspettava la casa più grande che posta al centro del villaggio dominava su tutte le altre.
Era un vero e proprio palazzo con tanto di giardino.
"Noi quattro abitiamo qui. Oltre a noi ci sono i maggiordomi e le donne delle pulizie e alcune camere per gli ospiti. Mamma e papà invece sono morti" sussurrò Alice affiancandomi e facendomi intuire che fossero fratelli.
Nonostante il freddo che mi faceva battere i denti, lei indossava solo dei leggins e un maglioncino. Una volta Arus mi aveva spiegato che i lupi non soffrivano le basse temperature.
"Mad, porta la prigioniera nella camera alta. Falla cambiare, dalle degli abiti decenti e preparale un bagno. Verrà interrogata a breve"
La signora si avvicinò a me sorridendo e mi cinse un braccio trascinandomi verso le scale.
"E mettile le catene. Non vorrei tentasse di nuovo la fuga"
Lo guardai per un secondo trattenendo tutto l'odio che provavo e poi seguii la donna nella camera che mi aveva indicato.
"Signora, non lo faccia arrabbiare. È un bravo uomo ma molto irascibile.. sa,il ruolo che ricopre, le responsabilità.."
Osservai quella che sarebbe diventata la mia camera per i prossimi giorni.
Niente sbarre alle finestre, letto matrimoniale piuttosto grande e con dei soffici cuscini, una biblioteca con molti libri.. sembrava molto meglio di dove avevo vissuto fino a quel momento.
Mi sedetti sul letto e osservai la donna incatenarmi i piedi.
"Le preparo l'acqua signora" disse uscendo dalla camera.
Mi alzai e presi un libro dallo scaffale
Era scritto in latino. Sapevo leggere e scrivere in svariate lingue.
Arus, in cambio delle mie visioni, mi aveva insegnato diverse cose.
Non lo aveva fatto perché era buono ma solo perché minacciavo costantemente di togliermi la vita e per farmi stare tranquilla, mi riforniva di libri.
"Ti ho chiesto di fare un bagno e invece ti ritrovo ancora qui sudicia a leggere un libro"
Disse il lupo entrando con rabbia nella stanza.
Non mi ero accorta di quanto tempo fosse passato.
"Mi dispiace. Vado subito" risposi abbassando gli occhi. Ero stata una progioniera per molto tempo e avevo imparato a non sfidare un padrone arrabbiato. Era meglio fingersi arrendevoli.
"Vai. Ora!" Urlò avvicinandosi e facendomi alzare in piedi.
Mi tolse la giacca e poi cercò di sfilarmi il maglione.
"No" dissi in maniera ferma bloccandolo.
"Spogliati"

MineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora