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Il sangue dei vampiri era acido. Aveva il gusto del vino scadente che tendeva all'aceto.
Non mi importava mentre ne staccavo le carni dalle ossa di quell'essere che aveva osato entrare nelle mie terre.
Avevamo fatto di tutto per proteggerle.
Vivevamo in perfetta simbiosi, noi lupi, la natura e gli umani.
Non esistevano omicidi, né violenza o altro.
Il peggio che poteva succedere era una qualche zuffa durante una serata troppo lunga passata nei ristoranti a bere.
Nelle carceri di Star non vi era nessuno dei sei regni, solo prigionieri catturati da altre terre.
Criminali pericolosi che avevano tentato di portare via ciò che era nostro.
L'ultimo arresto avveniva ad un mese prima, quando un viaggiatore aveva incontrato per sbaglio due donne della terra dell'acqua e aveva tentato di farle sue.
Per fortuna, il governatore di tale villaggio era prontamente intervenuto salvando la situazione.
Ora invece, mi sembrava di aver perso il controllo su tutto. Avevo già mandato un uomo in cella e se non avessi trovato i bambini ci sarebbero state delle insorgenze. Non potevo permetterlo. Se l'armonia si fosse rotta, come singoli gruppi non avremmo mai sconfitto i vampiri.
Era questo che volevano probabilmente, pensai affondando di nuovo le zanne nel petto del malcapitato.
Era morto ormai, inutile infierire ancora. Dovevo controllare la rabbia, ma era impossibile non pensare a come erano stati trovati i corpi dei miei genitori.
Quante ferite gli erano state inferte, quante umiliazioni..
Girai la testa e vidi Carlos sorridermi.
"Ben fatto Alec. Ora non sarà più un problema per noi. Gli ficcheremo una pallottola nel cranio ad ognuno di loro!" Esultò posando a terra il fucile.
Si avvicinò per darmi una pacca sulla spalla e mi indicò la veggente con un cenno del capo.
Se ne stava schiacciata contro il muro e tremava da capo a piedi. Le mani erano messe davanti al corpo in segno di difesa e gli occhi sgranati per ciò che aveva visto.
Vederla in quello stato mi creò un misto di sensazioni che mi diedero fastidio. Non avrei dovuto preoccuparmi per lei, non dovevo dispiacermi. Era uno strumento per vincere la guerra, nulla di più.
Ma non feci nemmeno in tempo a terminare quel pensiero che con due grandi falcate la raggiunsi e le presi il volto fra le mani.
"Non guardare" le dissi costringendola a fissare i suoi occhi nei miei.
Quando le prime lacrime cominciarono a scorrerle sulle guance, la presi in braccio e la portai fuori, verso le stanze che Carlos aveva preparato per il nostro gruppo.
Io ero l'alpha e avevo sempre un trattamento speciale in quel villaggio, quindi avevo una camera privata mentre gli altri dormivano tutti insieme.
L'avrei fatta sistemare con me anche questa notte, per essere certo che stesse bene, pensai protettivo.
La lasciai andare solo quando richiusi la porta dietro di noi e lei si lasciò cadere su una delle poltroncine che adornavano la camera.
"Parlami" le chiesi innervosito da quel silenzio.
Non potevo capire cosa l'avesse turbata tanto.
"Lo hai detto tu stessa che meritava la morte" urlai picchiando un pugno contro il muro.
La vidi ritrarsi spaventata sulla poltrona facendomi arrabbiare ancora di più. Volevo trasformarmi in lupo e correre fino alla fine dei sei regni, fino a raggiungere i freddi per ammazzarli tutti quanti.
Invece mi avvicinai di nuovo a lei e mi inginocchiai per avere contatto visivo.
Un alpa che si inginocchia di fronte ad una donna, era meglio non dirlo a nessuno se non volevo essere deriso.
"Meritava la morte" disse piano sussurrando.
"Allora non capisco" scossi la testa prendendole la mano. Era fredda.
"Eri così arrabbiato. L'hai ucciso con tanto odio"
"Io li odio. Non puoi biasimarmi per questo" alzai la voce voltando la testa per non farle vedere la mia rabbia.
"So cos'è successo ai tuoi genitori."
"Taglierò la lingua ad Alice se non imparerà a tacere" dissi arrabbiato. Ma in fondo, non mi infastidiva particolarmente che lo sapesse. Ero sicuro non avrebbe deriso il mio dolore.
"Soffrire non ci rende deboli. Solo i forti mostrano i propri sentimenti"
Disse toccandomi una guancia e obbligandomi a guardarla.
"Hai provato pietà per lui?" Chiesi strabiliato. "Tu? Dopo ciò che ti hanno fatto?"
La sua mano rimase ferma sulla mia pelle quasi scottandola e lasciandoci il segno. Un istinto primordiale mi faceva venire voglia di prenderla per portarla a letto e farla mia.
Mia, pensai.
Non permetterò mai a nessuno di toccarla o di farle male di nuovo. Non permetterò a nessuno vampiro di rubarle il sangue e sporcarla con la sua saliva nè a nessun lupo di scaldarla la notte.
Spaventato da quei sentimenti le afferrai il polso allontanandole la mano ma senza lasciare la presa.
"Si, ho pietà di loro. Non hanno più un anima. Non sanno che vuol dire amare e rispettare. Conoscono solo la guerra, le botte, l'umiliazione, la paura.. Arus mi aveva fatta prigioniera, ma penso che era lui in realtà ad esserlo. Prigioniero del suo odio. Il mio cuore è rimasto libero invece. Per questo mi hai spaventato. Il tuo odio mi ferisce. Mettilo da parte, apri di nuovo il tuo cuore, rinomincia ad amare.."
"Non posso" risposi triste "non posso permettere che succeda qualcosa ad Alice o a chiunque altro di loro. Devo proteggerli."
"Proteggi anche te stesso"
"Dimmi cosa vedi, ci vedi morire?" Le chiesi improvvisamente in ansia.
Abbassò gli occhi per non rivelarmi tutto ciò che le passava per la testa.
"Si, vedo la morte di ognuno di voi. Ma le mie premonizioni mi mettono in guardia. Possiamo cambiare le cose. Te lo prometto. Noi abbiamo ancora un anima, i vampiri no, non più. È questo il loro prezzo da pagare per poter diventare una creatura della notte e formare un esercito"
"E il sacrificio dei bambini per vivere in eterno"
"Non succederà, non in queste terre. Tu sei l'alpha e non lo permetterai"
I nostri occhi si guardarono mentre i nostri respiri si mescolarono.
"Aria, mi dispiace averti fatto del male. Hai ragione, sono io il prigioniero. Non tu!"

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