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Martedì mattina. Ore 10.00.

Arrivo al lavoro di corsa, avevo fatto un pò tardi. Oggi era il giorno fatale, si decideva tutto.

Entro nel mio ufficio, non c'era ancora nessuno. Meglio così. Mi guardai allo specchio. Che bella ragazza che ero! Ultimamente mi facevo i complimenti da sola, stavo letteralmente impazzendo. Bussa alla porta con le solite maniere di chi non conosce la calma.

:- Eila!

Non serviva neanche che mi girassi, avevo capito di chi era la voce. L'avrei riconosciuta in una folla quella cadenza argentina. Continuando a dargli le spalle, cercando il suo fascicolo nell'armadio, gli risposi un freddo ciao. Gonzalo sapeva che c'era qualcosa che non andava. Perciò, entrò in stanza e chiuse la porta. Al sentirne il rumore, ebbi un brivido lungo la schiena. 

I soliti brividi, che avevo solamente con lui, la persona che amo.

:- Mi dici che hai fatto?

:- Non ho fatto niente, sto lavorando. Piuttosto siediti e lasciami fare.

:- Non rispondermi così, dimmi cos'hai fatto! Ti conosco, sei strana da due giorni!

:-Sto bene, basta.

Quelle risposte lo stizzivano. Era molto irascibile, lo sapevo già. Si incazzava facilmente. Fu in questo momento che mi prese con forza, girandomi e sbattendomi al muro. Mi bloccò le braccia, avvicinando il suo viso al mio.

:-  Voglio sapere cosa ti passa per la mente.

:- Non ho fatto niente, ti dico che non ho fatto niente! Ora lasciami stare, stanno arrivando gli altri.

Lasciò la presa, cazzo mi aveva fatto male!

:- Non osare mai più sbattermi al muro, mi hai fatto male!

:- Scusa, non volevo.

Nella mia mente, una sola voce parlava, e mi diceva Cosa cazzo stai facendo, bacialo e basta!

Il cervello però mi proibiva di farlo.

Quasi come un esercito, si presentò il resto della banda. Aspettavamo solo Bigon. Anche se, io non volevo arrivasse mai. Qualche minuto dopo, proprio della serie Parli del diavolo e spuntano le corna, si presenta quel soggetto con la voce stridula. 

:- Buongiorno a tutti! Esordì.

Quel giorno era la resa dei conti, la mia.

:- Iniziamo subito. Dissi.

Decisi di cominciare con Josè e Raul, che in meno di dieci minuti, accettarono le condizioni. Ecco, i primi ad avermi già abbandonato. Lo facevano per la loro carriera, certo. ma erano la mia famiglia, o quasi. Di famiglia qui non ne avevo. Erano tutti a Napoli. Uscirono dalla sala colloqui urlando a gran voce di aver accettato. Io ero rimasta dentro, seduta. Non potevo non notare la loro contentezza.

Con passo veloce entra Nicola, seguito da suo fratello. Perchè questa velocità, io avrei preferito fermare il tempo!

Bigon presenta le condizioni del suo contratto, cinque anni a Napoli, fino al 2018.

CINQUE ANNI A NAPOLI? ERA IMPAZZITO 'STO QUI?

Nicola e Gonzalo si guardarono, parlavano a bassa voce. Non sapevo cosa pensare, ma conoscevo a pieno gli sguardi di entrambi. Quello era un si pieno.

Nicola:- Gonzalo y Yo decimos Si!

:-Accettano il contratto!- tradussi. Wow, era finita.

Bigon era molto soddisfatto, esce dalla stanza e saluta tutti con un grande

:- Ci vediamo a Napoli!.

Mi affrettai a tradurre, e chiusi la porta. Non potevo crederci, la mia unica famiglia se ne stava andando. Andai in bagno, mi guardai allo specchio e mi dissi di non piangere. Non si possono comandare le emozioni, si sa. Scendevano lacrime su lacrime. Più le asciugo, più scendono. Inarrestabili. Sentii la porta aprirsi, era Marta.

:- Ei..come stai?

:- Sto bene, non si vede?

: Allora perchè piangi?

Non ero riuscita a nasconderlo, che palle.

:- Piangi perchè ti mancheremo noi, o lui?

:- Tutti, dal primo all'ultimo.

:- Sai che puoi venirci a trovare quando vuoi e non ti lasceremo mai sola. Paula è molto legata a te.

Paula era la figlia di Marta, avuta da una precedente relazione.

:- Lo sai che sarà diverso, non sono pronta ad un cambiamento così. Lo sai bene come sto e cosa passo.

:- Io non ti lascerò sola, te l'ho detto. Ti aiuterò io a risolvere i tuoi problemi, e i tuoi fantasmi del passato.

:- Tu hai una famiglia a cui pensare.

:- Ci penseremo a come fare, ma tu non sei sola. Ora aggiustati, e andiamo dagli altri.

Feci un cenno, mi asciugai le lacrime e sospirai. Basta piangere, nessuno doveva vedermi così, tanto meno lui.

Uscì fuori dal mio ufficio, erano tutti ad aspettarci. 

:- Ora dobbiamo pensare al trasloco! Disse Alicia.

La partenza era fissata per dopodomani. 48h che mi separavano da loro.

:- Io torno a casa. Dissi per chiudere la questione.

Non ne potevo più.

Stringiti forte su di me,così non ho paura mai. ||Gonzalo Higuain||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora