Il mattino seguente corsi a perdifiato fino alla Armstrong Travel, arrivando ancor
prima che aprisse. Sentii ticchettio di tacchi e tintinnio di chiavi alle mie spalle. Era
Janice Armstrong, la proprietaria. «Dov'è Ruby?» le chiesi, con il fiato corto. «Il
martedì viene a lavorare solo il pomeriggio» rispose lei, aprendo la porta. «Il pomeriggio?» mugugnai.
«A proposito» mi chiese lei, avvicinandosi, «sai niente del maggiordomo di Harry?» «Mister Spavento?» dissi. «Cioè, Jameson?» «Dovevano uscire insieme» mi confessò, accendendo le luci dell'ufficio e regolando il termostato. «E com'è andata?» chiesi, ingenuamente. Janice ripose la borsetta nel primo cassetto della sua
scrivania, accese il computer e mi guardò.
«Non lo sai? Lui non si è presentato» disse. «E dire che è fortunato che una
bellezza come Ruby l'abbia degnato di uno sguardo!»
«Le ha spiegato perché non è venuto?» la incalzai. «No. Pensavo che Harry
lo avesse detto a te» disse. «A dire il vero no.»
Scosse la testa. «È difficile trovare ragazzi seri, lo dico sempre, io. Tu però hai
avuto fortuna, con Harry.» Mi morsi il labbro dipinto di nero.
«Ehi, non sei in ritardo per la scuola?» chiese lei, guardando l'orologio alla parete.
«Sono sempre in ritardo! Janice, mi puoi dare l'indirizzo di Ruby?»
«Perché non torni a fine giornata?» «Perché mi ha lasciato la cipria…» «Allora lasciala a me» propose Janice. La porta d'ingresso si aprì, ed entrò Ruby. Me l'aspettavo dimessa, in jeans, con una sigaretta in una mano e una birra nell'altra, ma
anche nella delusione, Ruby non perdeva il suo stile. Era perfettamente truccata e
indossava una maglia bianca coordinata a candidi pantaloni attillati.
«Sei arrivata presto, oggi» disse Janice. «Devo recuperare» rispose Ruby, sospirando. «E tu che ci fai qui?» mi chiese, sorpresa di vedermi.
«Ho qualcosa che ti appartiene.»
«Se ti ha mandato Jameson» disse, «puoi dirgli che mi dispiace di aver dovuto
annullare l'appuntamento.» «Tu? Ma se lui…» iniziai.
Ruby si accomodò alla scrivania e accese il computer, facendo cadere per sbaglio il portapenne.
«Dannazione!» esclamò, agitata, cercando di afferrare le penne prima che cadessero. Janice e io ci affrettammo ad aiutarla. «Non mi era mai successo prima!»
disse Ruby, rabbiosa. «Ora lo verranno a sapere tutti.»
«Io faccio cadere le cose di continuo» dissi, per consolarla. «No, intende di Jameson» mi sussurrò Janice. «Io ho avuto diversi bidoni, prima di conoscere il mio
Joe, ma ammetto che il maggiordomo mi ha sorpresa. E stato doppiamente
maleducato, visto che eravamo anche venute alla festa in sostegno della famiglia Styles.» Janice mi squadrò come se Jameson non si fosse presentato per colpa mia.
«Mi sento come se avesse snobbato anche me.»
«Non è poi così importante» disse Ruby. «Diciamo che è più… eccentrico di me, ecco.» «È uno sciocco» sentenziò Janice.
«La cosa mi ha sorpreso. E stato un perfetto gentiluomo» si lamentò Ruby. «E poi
ha quell'accento… Mi sa che è stato quello ad attrarmi.» «Anche tu gli piaci» dissi.
«Solo…»
Entrambe le donne mi guardarono come se fossi stato sul punto di rivelare un
segreto militare. «Solo cosa?» chiese Janice.
«Solo… avrebbe dovuto chiamarti.»
«Puoi dirlo forte! Spero che tu non abbia raccontato questa storia a nessuno»
disse Ruby, preoccupata. «In un paesino come questo, una cosa del genere potrebbe
rovinarmi la reputazione.»
«Tu saprai pur qualcosa, Louis» incalzò Janice. «Già. Harry ti ha detto niente?» chiese Ruby. Dovevo consolare la mia ex-capa. In fondo, era colpa mia se
Jameson se n'era andato. Non potevo lasciare che Ruby si sentisse in qualche modo
colpevole.
«So solo che il motivo per il quale non è venuto non ha niente a che fare con te» dissi, vago.
«Scommetto che ha una ragazza» disse Ruby. «Ho letto su Cosmo…»
«Ma no che non ce l'ha!» esclamai, ridendo. «Però anche io voglio capire una cosa. Jameson aveva programmato qualche viaggio?»
«Sai qualcosa che io non so?»
«Aveva comprato dei biglietti aerei? O ti è venuto a chiedere qualche cartina?»
suggerii. «Cosa ci stai nascondendo?»
Ruby e Janice mi fissavano con sguardi indagatori. Non potevo dire loro la verità… che Harry non si rifletteva nello specchietto del portacipria. Il portacipria
di Ruby! Me l'ero quasi dimenticato. Feci per tirarlo fuori dalla borsa quando un uomo
con pantaloni di velluto e una polo rossa entrò nell'agenzia con un grande bouquet di
fiori in mano. Distratta, riposi il portacipria e chiusi la lampo della borsa.
«Ruby White?» chiese.
«Sono io» disse lei, agitando una mano in aria come se avesse appena vinto il
montepremi della tombola. Lui le porse la composizione di rose bianche. Lei arrossì,
accettandola.
Fiori per Ruby? Potevano essere stati mandati da un sacco di abitanti maschi di
Dullsville.
«Cosa dice il biglietto?» chiese Janice, curiosa. «Chissà se sono di Kyle, il
professionista del golf.» «"Mi spiace che siano questi fiori ad averla raggiunta, invece
di me"» lesse Ruby. Alzò lo sguardo, stupefatta. «"Con affetto, Jameson."»
«Jameson?» chiesi, gli occhi improvvisamente sgranati. «Che dolce!» disse
Janice, riempiendo un vaso con l'acqua del boccione. «Te l'ho detto subito, che era un
uomo meraviglioso.»
«Non ci posso credere» disse Ruby, sognante, tenendo il bouquet vicino al corpo.
«Che altro dice?» chiesi.
«Perché, non basta?» disse Janice, annusando i fiori e mettendoli nel vaso. «Sono bellissimi!» «Non c'è scritto dove li ha ordinati?» mi informai. Ruby scosse la testa, distrattamente.
«Ma ci deve essere…» mormorai. Guardai fuori dalla vetrina e vidi il fattorino salire su un furgone con la scritta FLOWER POWER fatta di margherite, sulla
fiancata. Corsi fuori proprio mentre ripartiva.
«Aspetti!» gridai, correndo a perdifiato. «Si è dimenticato una cosa!»
Troppo tardi. Il furgone girò l'angolo. Senza fiato e deluso, tornai all'agenzia di
viaggi. Stavo aprendo la porta, quando notai un pezzo di carta per terra, sul
marciapiede. Era un ordine di consegna della Flower Power. Doveva essere caduto al
fattorino. Lo afferrai, cercando febbrilmente qualche informazione utile. C'era
l'indirizzo dell'agenzia di viaggi, ma lo spazio riservato al mittente era vuoto. Niente
nome, e-mail… niente di niente. Poi, scribacchiato nell'angolo superiore destro, notai
un numero di dieci cifre.
«Posso usare il tuo telefono, Ruby?» chiesi, tornando dentro. «Ci metto solo un momento.»
«Ma certo» disse lei, appoggiando le rose. In quel momento avrei potuto
chiamare in Africa, e lei non avrebbe avuto nulla da ridire.
Il prefisso mi sembrava familiare. Mi sforzai di ricordare. Era quello di una
località a trecento chilometri di distanza, dove viveva mia zia Libby.
Composi il numero. Avrebbe risposto la voce di Harry? Drin. O di Mister Spavento? Drin. O era solo una falsa pista? Drin.
«Grazie per aver chiamato il Coffin Club» disse una voce degna di uno zombie.
«Siamo aperti dal tramonto all'alba. Lasciate un messaggio… se ne avete il coraggio!»
Il ricevitore mi cadde di mano. Ruby era ancora affaccendata attorno al mazzo di fiori.
«Diavolo!» sussurrai. «Il Coffin Club!»
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ℑ𝔩 𝔭𝔞𝔰𝔰𝔞𝔱𝔬 è 𝔱𝔬𝔯𝔫𝔞𝔱𝔬. Larry Stylinson
FanfictionSeguel di ¿Vampiro o no? Harry Styles dopo essere stato scoperto come vampiro dal suo finalmente ragazzo Louis Tomilnson, scappa da Dullsville. Louis non si dà pace, è preoccupato per il suo amore ed è disposto ad andare in capo al mondo, se necess...