Il patto

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Mi risvegliai disteso, la schiena sull'erba fredda e umida, con le gocce di pioggia
che mi baciavano il viso, come la Bella Addormentata al suo risveglio. Il cielo
argentato incorniciava una splendente luna quasi piena. Sopra di me incombeva un
albero, con i rami nudi e sottili che si protendevano verso di me come le dita adunche
di una strega. Mi misi a sedere, con la testa che mi pulsava ferocemente. Poi la vidi.
Una tomba, e un'altra ancora. Centinaia di lapidi. Vidi il monumento della Baronessa.
Ero nel cimitero di Dullsville.
Quando mi alzai, sentii la testa leggera. Mi appoggiai a un capitello per non
perdere l'equilibrio. Le tombe, tra le quali solitamente mi nascondevo quando volevo
stare da solo, in quel momento mi inquietavano, perché non sapevo come fossi
arrivato lì. Volevo andare via da quel luogo, prima che qualcuno mi gettasse in una
fossa vuota. Mi comparve davanti Jagger, vestito con ampi pantaloni neri dalle
cuciture rosse e una maglietta bianca che recava la scritta THE PUNISHER.
«Come sei arrivato qui? Hai seguito il mio autobus?» chiesi, confuso.
«Finirà tutto tra poco.»
«Cosa… la mia vita? Scordatelo. Io me ne vado.» «Non così in fretta.» Jagger mi
afferrò il polso e cominciò a tirarmi verso il centro del cimitero. Cercavo di
divincolarmi, ma la sua presa era troppo forte, e qualunque sortilegio avesse usato per
portarmi fin lì, mi aveva lasciato senza energie.
Mi ero intrufolato nel cimitero di Dullsville tante volte, e puntualmente il vecchio
Jim, il custode, e Luke, il suo alano, mi cacciavano via. Eppure in quel momento,
quando potevano salvarmi la vita, non c'era traccia di loro. «Credevo che cercassi
Harry» dissi, ma Jagger mi ignorò, continuando a tirarmi tra tombe e monumenti.
Ci fermammo nei pressi di una bara appoggiata su una panca di pietra. Sentivo una
strana musica, un misto tra il lamento dei violini e un arpeggio di clavicembalo,
proveniente da una delle tombe. Sulla bara, un candelabro acceso sfidava la pioggia,
mentre un rigagnolo di cera colava lungo il suo stelo di peltro. Accanto, c'era un calice
medievale. Sembrava l'ambientazione di un matrimonio gotico. «Che cos'è?» chiesi,
mentre sentivo che la nebbia nella mia mente iniziava a dissiparsi. «Una cerimonia del
patto.»
«E dove sono gli invitati? Non ho portato neanche un regalo» dissi, esilarato
dall'effetto ipnotico. «Lo sposo non porta regali.»
«Sposo? Ma non abbiamo nemmeno firmato in municipio!» Jagger non sorrise. Si limitò a riaccendere una delle candele.
A pochi metri dalla scena, vidi una vanga accanto a una tomba vuota. Arretrai
lentamente, avvicinandomi alla tomba, e mi fermai quando la vanga fu praticamente
davanti ai miei piedi.
Il cuore mi batteva così forte che temevo che Jagger lo sentisse. Feci un respiro
profondo. Mentre lui disponeva il candelabro esattamente al centro della bara, mi
chinai e allungai una mano verso il manico dell'utensile, ma non appena lo presi tra le
mani, lo stivale di Jagger lo inchiodò al suolo. Rimase fermo a guardarmi dall'alto
verso il basso, mentre cercavo di liberare la vanga. Così facendo, la terra cadde dalla
vanga nuova di zecca. Mi vidi vagamente riflesso nel metallo concavo, ribaltato, come
nel riflesso su un cucchiaio. Ma non c'era il riflesso di Jagger dietro di me. Alzai lo
sguardo verso di lui. Lui sorrise, malvagio. Pulii rapidamente il resto della vanga con
la manica, e mi spostai di lato, scrutandone la superficie lucente. Benché lui non si
fosse mosso di un centimetro, vedevo solo il riflesso del bagliore della luna in cielo.
Sussultai.
«Hai perso qualcosa?» mi chiese, sfottendomi. Mi alzai di scatto e feci un passo
indietro. «Tu…» iniziai, senza fiato.
Cercai di scappare, ma Jagger si lanciò in avanti e mi prese per un braccio. Snudò
i canini con un ghigno minaccioso, e si leccò le labbra.
Persi il controllo delle mie percezioni. Ero faccia a faccia con un vero vampiro. E
non era Harry. Jagger era come quelli dei quali avevo letto nei libri, un vampiro
malvagio che mi avrebbe portato via alla mia famiglia e ai miei cari per reclamare il
mio sangue. Stavo per consacrare la mia vita a uno sconosciuto, per tutta l'eternità. I
sogni morbosi da adolescente dark che avevo fatto per anni stavano per diventare una
raccapricciante realtà.
Ma quello non era il mio sogno. Io desideravo amore eterno, senso di appartenenza, di sicurezza. Non pericolo, inganno e malvagità. Dullsville era rinata, ai miei occhi, da quando Harry era venuto a viverci. Dopo averlo conosciuto, mi ero
resa conto che tutto ciò che avevo sempre desiderato era di vivere davvero – di andare
al cinema, ascoltare la stessa musica, amarci – e non di trasformarmi in uno non
morto. Volevo dormire tra le braccia di Harry, non in una bara, da solo. Volevo
diventare una bellezza gotica, non un pipistrello. E soprattutto, se mai avessi deciso di
trasformarmi, l'avrei fatto solo per Harry.
«I miei genitori mi aspettano a casa. Se non torno subito, manderanno una squadra SWAT.»
Lui mi teneva la mano con una forza che non avevo mai sentito prima. Mi guardai intorno, alla ricerca di qualcosa che mi aiutasse a scappare.
Jagger mi portò davanti alla bara. Prese il calice e lo alzò verso la luna, disse
qualche parola in una lingua che non comprendevo, poi bevve un lungo sorso. «Ora tocca a te» disse con un ghigno malevolo, offrendomi il calice.
«Col cavolo!» dissi, allontanandolo dal mio viso con la mano libera.
«Non è forse questo ciò che hai sempre voluto? Perché altro desideri Harry,
altrimenti?» mi chiese. «Perché lo amo!» dissi, dimenandomi per sfuggire alla sua
presa. «Come non amerò mai te!» «Ma non occorre che mi ami» disse, spingendo il bordo del calice contro le mie
labbra.
Gocce di un liquido dolce e vischioso mi bagnarono la bocca. Lo sputai. «Non diventerò mai come te, qualunque cosa tu sia!»
Il volto di Jagger divenne strano, come se le mie parole gli avessero perforato il
cuore con un palo d'argento. «Io dico di sì!» I suoi occhi azzurri e verdi mi fissarono
come se stesse lanciando un incantesimo. «Con questo bacio, io prendo te per l'eternità.»
Jagger sorrise, facendo splendere i canini nelle tenebre. Mi si avvicinò.
«Guarda che mordo anche io!» gridai, sulla difensiva, digrignando i denti.
Improvvisamente cadde un fulmine, che illuminò il cielo e tutto il cimitero.
Affondai i denti nel braccio di Jagger con tutta la forza che avevo, e gli piantai le
unghie nella mano ossuta. Lui lasciò subito la presa. Mi voltai e cominciai a correre,
ma sbattei subito in qualcosa… o meglio, in qualcuno. «Vecchio Jim!» gridai, confuso.
Ma quando alzai gli occhi e ne incrociai due scuri e profondi come la notte
stessa, capii che l'uomo che avevo davanti non era il custode. Era il mio principe dark, il mio cavaliere della notte. I lunghi capelli neri gli
ricadevano sul viso. La sua pelle pallida, illuminata dalla luna, era coperta da jeans e
t-shirt neri. Al dito aveva ancora l'anello di plastica a forma di ragno che gli avevo
dato io. Aveva gli occhi profondi, solitari, deliziosamente intelligenti, proprio come la
prima volta che li avevo visti.
«Harry!» esclamai, cadendo tra le sue braccia. «Proprio come pensavo!»
disse Jagger, tronfio, come se avesse appena vinto una gara. «Sapevo che lui mi
avrebbe portato da te!»
Harry mi abbracciò forte, come se non avesse intenzione di lasciarmi andare
mai più. Poi mi allontanò. «Devi andare» disse, perentorio.
«Sei pazzo? Non posso lasciarti!» Gli tenni la mano stretta nelle mie. «Temevo
che non ti avrei visto mai più!» Mi guardò dritta negli occhi e disse: «Devi andare, ora.» «Ma io…»
«Non avresti dovuto coinvolgerlo in questa storia!» disse poi rivolto a Jagger, con
una rabbia che non avevo mai sentito nella sua voce.
«È stato lui a trovare me. E poi, mi sorprende vedere che lo lasci andare tanto
facilmente, dopo che è venuto fino al Coffin Club, per trovarti…»
«Lascia fuori Louis da questa storia!» esclamò Harry. «Non avrei potuto
studiare una vendetta migliore. Posso distruggere te e ottenere una compagna per
l'eternità con un solo morso.»
«Non oserai…» lo ammonì Harry. «Sapevo che lui mi avrebbe portato da te,
Styles. Tu credi di essere diverso da noi, ma la verità è che siamo uguali» disse Jagger.
«Di cosa sta parlando?» chiesi. «Non adesso» mi rispose Harry.
«Perché credi che Styles abbia lasciato la Romania?» mi chiese Jagger. «Pensi che sia un caso, se è venuto a stare in una piccola cittadina americana dove non
c'erano vampiri?»
Non ne sapevo niente, in effetti.
«Ma ti ho trovato, Styles» si vantò Jagger. «E ho trovato Louis.»
«Lui non c'entra niente con questa faccenda» disse Harry, frapponendosi tra Jagger e me.
«Io non c'entro niente con cosa?» chiesi, sempre più curioso.
«Non ti crucciare, Louis. Lui è abituato a infrangere le promesse. Non è così,
Styles?» disse Jagger. Harry strinse un pugno.
«Quali promesse? E perché vuole vendicarsi? Cosa sta dicendo?» chiesi, frastornato, cercando di immaginare quale accordo Harry avesse stretto, che non
poteva più rispettare.
«Be', non te lo lascio! Lo terrò con me per l'eternità!» proclamò Jagger.
Snudò i canini in un ghigno raccapricciante, e si avvicinò, per venire ad
affondarli nel mio collo.

ℑ𝔩 𝔭𝔞𝔰𝔰𝔞𝔱𝔬 è 𝔱𝔬𝔯𝔫𝔞𝔱𝔬. Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora