Singhiozzavo, mentre correvo via dal cimitero. A stento vedevo la strada, tra le
lacrime. Puntai verso il centro di Dullsville sotto la pioggia battente, mentre la gente
guardava con curiosità dalle Saab, dalle Mercedes e dai SUV quel ragazzino dark
bagnato fradicio che scappava da chissà cosa.
Percorsi la strada principale facendomi largo tra le gente intenta allo shopping
sotto agli ombrelli, cozzando contro le coppie che uscivano dal cinema e schivando
quanti entravano di buon passo nei ristoranti per trovare riparo dalle intemperie. A
ogni battito d'ala di un uccello, a ogni colpo di clacson, scattavo, convinto che fosse
Jagger che mi aveva raggiunto, ma non mi fermavo.
Non volevo andare a casa.. Avevo bisogno di stare da solo, lontano dalla mia famiglia. Non volevo parlare… nessuno, nemmeno Niall avrebbe potuto
comprendere cosa mi era successo. Dovevo nascondermi e cercare serenità nel solo
posto nel quale mi fossi mai sentita a casa. Oltrepassai il cancello aperto del Maniero,
con le gambe doloranti e i piedi che pulsavano negli anfibi. Mi affrettai a percorrere il
lungo vialetto e girai attorno alla casa, fino al retro. Gettai uno sguardo verso il
gazebo, per assicurarmi che non ci fossero due occhi spaiati a scrutarmi. Quando vidi
che era vuoto, entrai dalla finestra aperta della cantina e iniziai ad aggirarmi per il
Maniero deserto. Le mie lacrime bagnavano le assi del pavimento, che
scricchiolavano sotto le mie suole. Mi asciugai le lacrime dagli occhi mentre salivo lo
scalone, poi raggiunsi la soffitta di Harry. Toccai il cavalletto vuoto. Guardai il
suo letto, che ancora recava i segni di quando ci aveva dormito l'ultima volta, giorni
prima. Tenni tra le braccia il suo maglione di lana nera, che era rimasto appoggiato
allo schienale della sua vecchia poltrona.
Andai alla finestra e guardai la luna, solitaria nel cielo. Aveva smesso di piovere.
Mi sentivo esausto, abbandonato, fallito. Se fossi semplicemente rimasto a Dullsville,
Harry sarebbe tornato da me. La mia impazienza ci aveva messi entrambi in
pericolo. Lui si era nascosto dalla sete di vendetta di Jagger e io avevo dato modo al
suo nemico giurato di trovarlo. Mi ero creduto tanto furbo, invece ero stato solo una
pedina nel gioco di Jagger. Sentii un'asse scricchiolare dietro di me. Mi voltai
lentamente, ma riuscivo a malapena a scorgere una figura in ombra, incorniciata dallo
stipite della porta. «Jagger…» dissi, senza fiato.
L'asse scricchiolò ancora e la figura fece un passo verso di me.
«Vattene via!» gridai, arretrando. Non potevo scappare. Mi sbarrava la sola via di
fuga, potevo solo uscire dalla finestra e avviarmi lungo il cornicione.
Era una fuga decisamente pericolosa ed esitavo a metterla in atto.
«Chiamerò la polizia!» minacciai.
La figura mi si avvicinò. Decisi di tentare di aggirarla per arrivare alla porta. Feci
un respiro profondo e contai mentalmente. Uno. Due. Tre.
Scartai di lato e oltrepassai il mio inseguitore; ero quasi alla porta, quando lui mi prese il polso.
«Lasciami!» piagnucolai, cercando di divincolarmi. Ma quando la luce della luna
illuminò la sua mano, vidi che aveva un anello a forma di ragno al dito. Era a un passo
da me, bello come un sogno, e mi guardava. Era tornato. Splendido e stanchissimo.
«Pensavo che non ti avrei visto mai più!» esclamai. Il mio corpo, teso per la paura, si
sciolse nel suo e lo abbracciai. Mi strinse così forte che sentivo il suo cuore battergli
nel petto.
«Non ti lascio» dissi, stringendolo ancora di più e sorridendo. «Mai più!»
«Non avrei dovuto…» iniziò, a bassa voce. Alzai lo sguardo, come se avessi
avuto una visione. «È stupendo che tu sia qui!»
Mi prese le mani e se le portò alla bocca, baciandone il dorso ripetutamente, fino
a farmi venire i brividi. Mi guardò negli occhi e sorrise.
E poi fece quello che aspettavo da tanto. Mi baciò. Le sue labbra premettero
dolcemente sulle mie, lentamente, appassionatamente, in modo irresistibile. Mi
sembrava di essere stato lontano da lui per un'eternità. Continuammo a baciarci, con
foga, bocca, guance, orecchie, come se stessimo cercando di bere l'uno la pelle
dell'altra. Mi accarezzò i capelli, poi mi mordicchiò il lobo dell'orecchio. Ridacchiai,
mentre si accomodava sulla poltrona, facendomi sedere sul suo grembo. Lo guardai
negli occhi, domandandomi come avessi fatto a respirare, negli ultimi giorni, senza di
lui.
Passai le dita tra i ciuffi disordinati dei suoi capelli color liquirizia.
Mi scostò i capelli dal collo e lo percorse con le labbra, fino alla spalla. Sentivo i
suoi denti, che sfioravano la mia pelle, seducenti. Mi toccava, giocava, mi faceva il
solletico, mi mordicchiava. Ero gioiosamente alla sua mercé. Improvvisamente
Harry si ritirò e mi guardò con occhi pieni di orrore.
«Non posso» disse, quasi vergognandosi, distogliendo lo sguardo.
«Cosa ti succede?» chiesi, sorpreso dal suo cambiamento d'umore.
Harry si alzò, poi fece alzare anche me. Si passò nervosamente una mano tra
i capelli, e cominciò a camminare per la stanza.
«Va tutto bene» dissi, raggiungendolo davanti al cavalletto.
«Pensavo di non essere come Jagger» disse, sedendosi sull'orlo del letto. «Ma…
forse invece lo sono.» «Tu e lui non vi somigliate in niente» dissi. «Anzi, siete opposti.»
«È solo che voglio che tu sia al sicuro, sempre» disse, guardandomi languidamente.
«Lo sono, ora che ci sei tu» dissi, accarezzandogli una mano.
«Ma non capisci?» mi chiese, serio. «Il mio mondo è pericoloso.»
«Be', anche il mio. Non li guardi, i telegiornali?» Il suo volto terreo si illuminò, e
scoppiò a ridere. «Forse hai ragione tu.»
«Certo! Credi che andare a scuola con Zayn sia meno pericoloso che baciare un vampiro?»
«Non ho mai conosciuto nessuno come te» disse, prendendo il mio viso tra le mani. «E non ho mai provato prima ciò che provo per te.»
«Sono così felice che tu sia tornato da me.» Lo abbracciai forte.
«Non succederà più» mi rassicurò.
«Come puoi dirlo? Jagger sembra determinato a vendicarsi» dissi, sedendomi
accanto a lui. «Perché non ha avuto la sua vendetta.» «Wow, quindi… gli hai fatto
capire chi comanda? Come in una zuffa da cortile a scuola?» «Più o meno… solo che
nel nostro caso è stata una zuffa da cimitero.» «Se n'è andato?»
«La sua famiglia è in Romania. Qui non c'è più niente per lui. Può tornare da
loro, per dire che mi ha trovato.» Giocherellavo con la mia collana. «Che promessa hai infranto?»
«Non l'ho infranta. Non avevo promesso… Ma non dobbiamo più preoccuparcene» disse, stanco. «A cosa servivano tutte quelle candele, al cimitero?»
chiesi. «Un vampiro può trasformare chi vuole, quando vuole. Ma se lo fa in un
cimitero, o in un altro luogo consacrato, quella persona è sua per sempre.»
«Allora sono felice che tu sia arrivato al momento giusto!» Lo strinsi con tutta la
mia forza. «Mi spiace di aver portato Jagger sulle tue tracce» dissi.
«Dovrei essere io a scusarmi con te. Non pensavo che saresti venuto a cercarmi»
disse, guardando verso la luna. Poi i suoi occhi cercarono i miei. «Ma avrei dovuto
saperlo. È una delle cose che amo di te.»
«Ora dimmi tutto!» esclamai, all'improvviso. «Com'è, essere un…?»
«Com'è, essere un umano?» «Noioso.»
«Come puoi pensarlo?» disse, stringendomi a sé. «Tu puoi svegliarti al mattino,
andare a scuola e vedere il tuo riflesso.» «Ma io voglio essere come te.» «Lo sei già»
disse, sorridendo. «Ma tu sei vampiro fin dalla nascita?»
«Sì. E tu sei sempre stato umano?» mi disse, scherzando. «Sì. Ce ne sono tanti, di
vampiri?»
Annuì. «Però siamo una minoranza, per cui tendiamo a stare insieme. Teniamo
nascosta la nostra vera natura per non essere perseguitati.»
«Dev'essere molto difficile nascondere ciò che sei nel profondo.»
«Ti fa sentire molto solo, rifiutato. Come quando ti invitano a una festa in
maschera, ma solo tu hai il costume.» «Hai molti amici vampiri, in Romania?
Scommetto che ti mancano.»
«Mio padre segue la compravendita di opere d'arte in parecchie gallerie. Abbiamo
sempre viaggiato molto. Quando mi facevo degli amici, era già ora di ripartire.» «E gli
umani, come me?» chiesi, acciambellandomi accanto a lui.
«Non esiste nessuno come te, vampiro o umano» disse, sorridendo. «Non è facile
farsi amici umani, quando non si va a scuola, ed è difficile mantenere i rapporti con
gente che cena all'ora in cui tu ti alzi dal letto.»
«Ai tuoi genitori dispiace che tu abbia un fidanzato umano?»
«No. E se ti conoscessero, si innamorerebbero subito di te, come è successo a me» disse, accarezzandomi i capelli. «Sarebbe bellissimo viaggiare, vivere di notte e
dormire durante il giorno. Il tuo mondo mi sembra così romantico… Essere legati l'un
l'altra per l'eternità. Volare insieme nella notte. Non avere fame di niente, se non l'uno
dell'altra.» «Io penso lo stesso del tuo mondo.»
«L'erba del vicino è sempre più verde. O, in questo caso, più nera.»
«Quando sono con te, non mi importa in che mondo ci troviamo, purché siamo
entrambi nello stesso.»
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ℑ𝔩 𝔭𝔞𝔰𝔰𝔞𝔱𝔬 è 𝔱𝔬𝔯𝔫𝔞𝔱𝔬. Larry Stylinson
FanficSeguel di ¿Vampiro o no? Harry Styles dopo essere stato scoperto come vampiro dal suo finalmente ragazzo Louis Tomilnson, scappa da Dullsville. Louis non si dà pace, è preoccupato per il suo amore ed è disposto ad andare in capo al mondo, se necess...