L'estrema partenza.

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A scuola ero improvvisamente più popolare. Non che fossi diventato una
celebrità, ma compagni che non mi avevano mai degnato di uno sguardo, quando mi
incrociavano nei corridoi, mi chiedevano: «Ehi, Louis, come butta?»
Al di là di qualche saluto in più, tuttavia, non era cambiato niente. Nessuno a
parte Liam e Niall mi invitava al tavolo per pranzare, mi offriva passaggi fino a casa
o mi chiedeva di unirmi a qualche gruppo di studio. Nessuno in classe mi passava
bigliettini di nascosto o mi offriva una gomma da masticare. Per fortuna avevo troppe
cose cui pensare per godermi il mio nuovo status, infatti trascorsi un pomeriggio
morbosamente lungo in biblioteca, davanti al computer, per documentarmi sul Coffin
Club.
«Voglio andare a trovare zia Libby» dissi ai miei quella sera, a cena. «La zia Libby?» chiese mio padre. «Non la vediamo da una vita.»
«Lo so. Le vacanze di primavera cominciano mercoledì. Vorrei partire domani pomeriggio.»
«Non pensavo volessi allontanarti da Harry nemmeno per un minuto… sei
sicuro di poter resistere diversi giorni?» mi chiese la mamma.
«Be', certo, sarà brutto stare lontano da lui» esclamai, alzando gli occhi al cielo.
Sentivo i loro sguardi su di me. Aspettavano che io dicessi qualcosa. «Ma avrà da fare
per gli esami, così ho pensato che fosse il momento giusto per fare una visita a zia
Libby.» I miei genitori si guardarono negli occhi. «Sei sicuro di non voler andare fin
laggiù per un concerto delle Wicked Wicca?» «Papà! Si sono sciolte cinque anni fa.»
«Be', Libby non è un buon modello di comportamento» mi fece notare papà. «E chissà
con quale pazzo psicotico sta uscendo al momento.»
«Papà, ti somiglia più di quanto pensi. Sei tu che hai smesso di guidare il
furgoncino da hippy, semmai.» «Ricordo quando sono andata a trovare mia zia, da
ragazzina» disse mia madre. «Mi portò a teatro a vedere Hair.» «Vedi? Ho bisogno di
esperienze memorabili come quella, per dare una direzione alla mia vita.»
«Libby va pazza per Louis» ammise mamma. «Anche a lei farebbe bene un po' di
compagnia.»
«D'accordo» disse papà, riluttante. «Stasera la chiamo. Ma se si interessa ancora
al voodoo, non ti lascio andare.»
Dopo cena mi trovai con Niall, alle altalene di Evans Park.
«Dovevo dirtelo appena possibile» esordii. «Anche io! La vita è bella. Mi sembra
incredibile che entrambe abbiamo il ragazzo!»
Anche se Harry non fosse stato un vampiro, il pensiero di avere il ragazzo
pareva ancora irreale. Eravamo stati esclusi da tutte le compagnie dei nostri coetanei
per così tanto tempo che non ci pareva vero che qualcun altro ci potesse accettare.
«Ho bisogno che tu venga a fare un viaggetto con me» le dissi.
«Un viaggio?»
«Vado a trovare mia zia Libby, e voglio che tu venga con me!» esclamai, eccitato.
«Questo fine settimana? Devo chiedere.» «No, parto domani pomeriggio.»
«Liam mi ha chiesto di assistere alla sua partita di calcio, dopo le lezioni.»
«Ma vi siete appena messi insieme!» protestai. «Pensavo che saresti stata felice
per me. E poi, volevo chiederti se ci venivi anche tu.» Il pensiero di guardare una
partita di calcio mi faceva venire voglia di vomitare, ma l' entusiasmo di Niall mi
fece capire che mi stavo comportando da egoista. «Certo che sono felice per te, ma…»
«Non puoi partire in un altro momento?» mi implorò. «Abbiamo tutte le vacanze
di primavera per stare con Liam e Harry.»
Non sapevo come replicare. Niall sarebbe andato alla partita di Liam, l'indomani,
e io sarei andato a cercare Harry. Nessun ragionamento ci avrebbe fatto cambiare idea. Visto che Liam aveva abbandonato il suo migliore amico, Zayn, il mio nemico
giurato fin dai tempi dell'asilo, sarebbe stato sempre con Niall. E io lo invidiavo
perché il suo ragazzo non era scomparso nella notte come il mio. «Perché questo
viaggio è tanto importante?» mi chiese. «Segreto.»
«Cos'è segreto?» chiese Liam comparendo alle nostre spalle.
«Che ci fai qui?» chiesi, sobbalzando. «Questa è una riunione privata.»
«Niall e io andiamo all'Ace Arcade. Mi ha detto lui di trovarci qui.»
Sapere che Harry aveva preferito tornare tra i vampiri piuttosto che stare con me era già brutto, ma essere abbandonato da Harry per il Flipper 3D era quasi peggio.
«Devo andare» dissi, voltandomi. «Sì, ma qual era la notizia segretissima?» chiese Liam. «Sarebbe fantastico sentire
qualcosa di diverso dalle fandonie di Zayn, per una volta.» Guardai la coppietta
felice, l'ennesimo centro perfettodi Cupido.
«Zayn aveva ragione. Gli Styles sono davvero vampiri» dissi, d'impeto.
Mi guardarono come se fossi pazzo. Poi si misero a ridere.
Mi unii alle loro risate, poi me ne andai.
Riempii la valigia di indumenti neri, non sapendo bene per cosa prepararmi. Per
sicurezza misi anche una testa d'aglio in un contenitore ermetico, il portacipria di
Ruby e una bomboletta di spray urticante.
Per calmare i nervi, aprii il mio diario di Olivia Outcast e feci una lista di Pro e Contro nello stare con un vampiro:
1. Ci sarà per sempre.
2. Può volare gratis.
3. Risparmieremo centinaia di dollari di foto del matrimonio.
4. Niente specchi, meno pulizie in casa.
5. Non avrà mai l'alito che puzza di aglio.
Chiusi il diario. C'era ancora una cosa che dovevo mettere in valigia.
Aprii la porta della camera di mio fratello. Billy stava muovendo le sue dita
sottili sulla tastiera del computer. «Cosa vuoi?» scattò, quando infilai la testa nella
stanza. «Come? No, non voglio niente, anzi. Vorrei darti qualcosa. L'ho preso dopo la
scuola, da Software City. Mi hanno detto che è appena uscito.»
Gli feci vedere una copia di Wrestling Maniacs 3. «L'hai rubato?»
«Certo che no… sono strano, ma non sono un ladro!» Allungò una mano verso il gioco, ma io lo tenni fuori dalla sua portata. «Mi serve solo un favore, in cambio.»
Alzò gli occhi al cielo. «Lo sapevo!» «Ma è una cosa piccola piccola.» «Le soluzioni
di un compito?» «Non questa volta.» «Ti devo scrivere una ricerca?» «Non ci sei
ancora.» «Allora cosa?»
«Mi serve un documento falso» sussurrai. «La zia Libby non ti porterà mai in giro per locali!» «Certo che no. Ma ne ho bisogno come documento di identità, visto che non avrò la patente ancora per qualche mese.» «Allora usa il libretto scolastico.»
«Devo sembrare una diciottenne!» iniziai a gridare. Poi feci un respiro profondo.
«È per la biblioteca. Se non sono maggiorenne, non posso prendere libri in prestito.»
«Certo, come no! Mamma e papà ti ammazzeranno! Sei troppo piccolo per bere.»
«Non voglio bere. Voglio solo poter entrare in certi posti.» «Cosa direbbe Harry se sapesse che vai in giro a rimorchiare senza di lui?»
«Spero proprio di incontrarlo lì» bisbigliai. «Lo sapevo! Non te ne importa niente
della "zia Libby, la mia zietta preferita"» disse, con voce da femminuccia. «Ti prego?»
dissi, facendo dondolare il gioco davanti ai suoi occhi arrossati dal computer. «Be'…»
«Me lo fai?»
«No, ma conosco chi può farlo.»
Per la prima volta in assoluto, accompagnai mio fratello a scuola, la media di
Dullsville. L'edificio di mattoni rossi, il cortile e il campo giochi sembravano
stranamente più piccoli di quando l'avevo frequentata io, pochi anni prima. «Ogni
tanto saltavo una lezione e mi nascondevo laggiù» dissi, indicando una rimessa per le
attrezzature sportive. «Lo so» disse. «C'è inciso "Louis è stato qui" almeno dieci volte, sulla fiancata.»
«Mi sa che lo facevo più spesso di quanto pensassi» dissi, sorridendo.
Mi sentivo uno gigantesco dark, mentre camminavo lungo il vialetto del cortile
tra le ragazzine con le loro magliette delle Bratz, i quaderni di Fragolina Dolcecuore e
i ragazzi che portavano sulle spalle zainetti di Pokémon strapieni. Pensavo che ci
dovessimo incontrare con qualche scaltro assistente di laboratorio, invece all'ingresso
ci venne incontro un enfant prodige dai capelli rossi che rispondeva al nome di Henry.
«Perché fai documenti falsi? Hai bisogno di entrare in gelateria dopo il coprifuoco?»
L'amico di Billy Boy mi guardò come se non avesse mai visto un ragazzo dal vivo.
«Puoi fissare la mia foto, dopo che me l'avrai fatta» dissi, scherzando.
«Seguitemi» rispose. Nel corridoio ci fermò la signora Hanley, la mia insegnante di
matematica di prima media. <<Louis Tomilnson! Come sei cresciuto!» Si capiva
benissimo che mi credeva già al riformatorio, o che mi avessero mandata in collegio.
Fissò me e mio fratello, domandandosi palesemente come due esseri umani tanto
diversi potessero condividere lo stesso patrimonio genetico.
«Non mi ero mai resa conto che Billy fosse tuo fratello» ammise.
«Lo so» bisbigliai. «La cosa stupisce anche me.» «Be', alcune cose non sono cambiate» disse, allontanandosi. Continuava a voltarsi, come se avesse visto un
fantasma. Sapevo che sarei stato il soggetto delle chiacchiere dell'ora di pranzo, in sala
professori.
Ci fermammo all'armadietto di Henry, il solo che aveva un tastierino numerico a
combinazione, che azionava un braccio meccanico da garage. Henry compose il
codice, e l'anta si aprì automaticamente. Dentro, videogiochi, apparecchi elettronici e
manuali di informatica erano disposti su più livelli, come in un negozio di computer
in miniatura. Tirò fuori una fotocamera digitale nascosta sotto a uno degli scaffali.
«Andiamo.»
Li seguii dietro l'angolo, fino alla sala computer. La porta era chiusa, notai con
preoccupazione. «Che disdetta! Non possiamo rompere una finestra?» dissi, tra il serio
e il faceto.
I due preadolescenti nerd mi guardarono come se quello strano fossi io.
Henry infilò una mano nella tasca posteriore dei pantaloni di velluto e prese un
portafogli di cuoio marrone consumato. Lo aprì e tirò fuori una carta di credito. La
infilò nella porta, la mosse su e giù, e dopo qualche istante la porta si aprì. «Mi piace
il tuo stile» dissi, sorridendo.
Venti minuti dopo, guardavo negli occhi una Louis diciottenne. «Sembro ancora
giovane, per la mia età» dissi, ammiccando, poi mi avviai verso casa.

ℑ𝔩 𝔭𝔞𝔰𝔰𝔞𝔱𝔬 è 𝔱𝔬𝔯𝔫𝔞𝔱𝔬. Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora