Trasformazione

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«E' mezzanotte passata» disse mio padre, mentre passavo dietro di lui in punta
dei piedi, sperando che fosse troppo concentrato sulla televisione per accorgersi di me.
«Papà, ho sedici anni e domani non c'è scuola.» «Ma questa è pur sempre…»
iniziò, con voce ferma. «Lo so, è casa tua. E io sono tuo figlio, e finché non vivrò da
solo dovrò rispettare le tue regole.» «Be', per lo meno mi ascolti, quando parlo.» «Me
lo dici da quando avevo due anni.» «Hai cominciato a uscire da solo appena hai
imparato a camminare.» «Scusa, non succederà più» dissi.
Gli passai la lattina di bibita che c'era sul tavolino e lo abbracciai.
«Mi fa piacere che tu sia stato bene con zia Libby» disse. «Ma sono contento che
tu sia tornato a casa.» «Anche io, papà. Davvero.»
Esausto, mi infilai a letto senza nemmeno togliermi i vestiti umidi di pioggia.
Accesi la lampada di Edward mani di forbice sul comodino e mi leccai le labbra.
Sentivo ancora il sapore dei baci di Harry. Mi acciambellai tenendo al petto il
mio peluche di Mickey Malice, immaginando che fosse Harry. Cercai di dormire,
ma mi rigiravo di continuo. Non vedevo l'ora che fosse il tramonto del giorno dopo.
D'improvviso avvertii una presenza nel silenzio della stanza. Mi guardai intorno, ma
le sole ombre erano gettate dal mobilio. Guardai sotto al letto: nemmeno un
pipistrellino si sarebbe potuto insinuare tra tutte le cianfrusaglie che ci avevo messo.
Aprii l'anta del mio armadio, ma trovai solo i vestiti sulle grucce e quelli buttati sul
fondo. Andai in punta dei piedi alla finestra e feci scorrere la tenda, per controllare il
cortile. «Harry?»
Vidi una figura in ombra allontanarsi dalla casa, nelle tenebre.
«Buonanotte, amore mio» dissi, aprendo la mano contro il vetro. Tornai a letto e
mi addormentai subito.
Il mattino seguente, mi svegliai di soprassalto. Gli eventi del giorno prima mi
sembravano un sogno.
Quando mi alzai e mi resi conto di essere andato a dormire vestito, capii che
invece era successo tutto davvero. «Perché sei ancora vestito come ieri?» mi chiese la
mamma, quando entrai in cucina. «Non ci tengono più all'igiene personale, a scuola?»
Mi strofinai gli occhi arrossati e mi trascinai fino in bagno. Mi tolsi di dosso quei
vestiti stropicciati ed entrai nella doccia.
L'acqua tiepida risvegliò la mia pelle pallida. Lo smalto nero alle unghie dei piedi
contrastava nettamente con il bianco abbacinante della vasca e delle mattonelle. Ero
tornata a Dullsville e Harry era nel suo maniero. Potevamo finalmente cominciare
la nostra vita insieme. Ma il mio ragazzo era un vampiro, e il suo nemico giurato era
venuto a stanarlo. Non avrei mai pensato che la vita a Dullsville sarebbe potuta
diventare così piena di emozioni! Tutta la mia vita era cambiata nel giro di pochi
giorni. Per sedici anni avevo vissuto la stessa esistenza monotona. La mia più grande
preoccupazione era sempre stata trovare cose nere in una cittadina a tinte pastello.
Improvvisamente mi preoccupava dover trascorrere una giornata alla luce del sole
mentre Harry dormiva nel suo Maniero. Non avremmo mai fatto un giro in
bicicletta nel pomeriggio, non ci saremmo mai visti dopo la scuola, non avremmo mai
potuto passare i fine settimana con gli amici. Era difficile concepire che non avrei mai
potuto condividere con lui il sole. Cominciavo a temere di non saper gestire quel
mondo per me così nuovo.

«È stato fantastico! Ti ho comprato questo» dissi, porgendo a Niall un
pacchetto, quando ci trovammo alle altalene di Evans Park.
Lo aprì. Era un diario di Hello Kitty. «Bello. Grazie!» «Ci sono dei negozi
stupendi! E sono andato in un posto che si chiama Coffin Club. Ci ho conosciuto un
tipo proprio strano.»
«Davvero? Liam e io siamo semplicemente andati al cinema.»
«Se ti dico un segreto, un segreto davvero importante, mi prometti che non lo
dirai a nessuno?» «Posso dirlo a Liam?» chiese lui, emozionato. Liam, Liam, Liam…
ma chi se ne fregava di Liam, quando stavo per dirle del mio incontro con Jagger e la
verità sul conto di Harry?
«Scusa, perché parliamo di Liam quando sto per darti la notizia del secolo?»
«Be', tu parli sempre di Harry» rispose, seccato. Le sue guance di porcellana
avvamparono. «E io ti ascolto sempre. Solo perché sei andato via e hai fatto cose
emozionanti, non vuol dire che io non abbia niente da raccontare.» Lo sfogo di Niall
mi sorprese. Si era messo con Liam solo da pochi giorni, ma se provava per lui metà di
quello che provavo io per Harry potevo capire il suo entusiasmo. Niall era
sempre stato introverso. Trovare il suo ragazzo ideale lo stava rendendo più spavaldo.
Il nostro rapporto era cambiato. Prima potevamo contare solo l'una sull'altra. «Giusto»
dissi io, con riluttanza. «Scusa. Mi fa piacere che tu stia con Liam. Una persona
stupenda come te merita un fidanzato stupendo.»
«Grazie, Louis. Dai, cosa volevi raccontarmi?»
Esitai, domandandomi se sarebbe stato in grado di reggere la rivelazione vampiresca.
«C'è il rischio che Liam compaia qui all'improvviso come l'altra volta?»
Lui annuì. «È dietro di te.»
Ecco, avevo avuto la risposta alla mia domanda.
«Ehi, mostriciattolo, come sta il tuo mostriciattolo?» sentii dire a una voce maschile, mentre me ne andavo dal parco. Mi voltai e vidi Zayn che indossava la
tuta da calcio bianca e rossa.
«Pensavo di essermi liberato di te. Intendi tormentarmi ancora a lungo?» chiesi.
«Almeno finché tu hai intenzione di vestirti di nero. Avete già messo in cantiere
dei mostriciattolini, per caso?» «No, ma sta' sicuro che quando lo faremo ne
chiameremo uno come te.»
Mi allontanai, ma Zayn mi seguiva.
«Come fai a giocare a calcio, spendere i soldi del tuo paparino e dare fastidio alla
gente, tutto nello stesso tempo?» chiesi.
«Potrei fare ben altro che darti fastidio, se tu me lo permettessi» disse, puntando i
suoi occhioni verdi su di me. «Immagino che questa battuta non funzioni più con le
ragazze pon pon.»
Una volta Zayn era stato una vera spina nel fianco, ma ormai lo vedevo come
un vago fastidio del passato.
«Sono ancora convinto che succedano cose strane in quella vecchia casa» disse,
imperterrito. «Ma piantala.»
«Non ti sembra strano che Harry non si veda mai in giro di giorno?»
«Vorrei tanto non vedere te in giro di giorno. E poi, studia a casa, lo sai.»
«Mia madre mi ha detto di aver visto quel suo maggiordomo pazzoide dal macellaio.»
«Già. Strano davvero. Il maggiordomo ha bisogno di mangiare. Chi l'avrebbe
detto?»
«Ha chiesto "la carne più fresca e al sangue" che aveva.» «Preferiresti che bevessero il tuo sangue?» lo sfottei. Mi fissò inorridito.
«Ma fatti curare» dissi. «Secondo me tua madre dovrebbe badare meno ai pettegolezzi e prendersi più cura di te.» «Lascia mia madre fuori…»
«Senti, non ho davvero più tempo per te o per tua madre. Forse è tempo che ti
trovi un'altro migliore amico» dissi, e me ne andai.
Impaziente, arrivai al Maniero prima del tramonto. C'era nuovamente la
Mercedes di Jameson parcheggiata nel vialetto.
Sedetti sugli irregolari gradini dell'ingresso, raccogliendo denti di leone ed
erbacce che crescevano nelle crepe del cemento. La porta si aprì lentamente,
cigolando, e Jameson mi accolse.
«Sono così contento di rivederti!» dissi, abbracciando la sua figura ossuta.
«Sono lieto di essere tornato, signorino Louis. Mi mancavano il Maniero e il
nostro ospite preferito.» «Anche tu mi sei mancato. E conosco una ragazza fantastica
che è stata molto dispiaciuta di sapere che eri partito…»

ℑ𝔩 𝔭𝔞𝔰𝔰𝔞𝔱𝔬 è 𝔱𝔬𝔯𝔫𝔞𝔱𝔬. Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora