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"Sono gay"

due semplici parole. Pronunciate con voce quasi impercettibile e a testa bassa. Non riusciva ancora a credere di aver trovato il coraggio di dire una cosa simile ai suoi genitori, ma l'aveva fatto, perché in fondo sapeva che doveva farlo. Luhan aveva capito di essere gay da un bel po': le ragazze non gli piacevano, anzi, neanche le considerava, ma al contrario,da un po' di tempo a quella parte aveva capito che i ragazzi gli facevano un effetto diverso. Doveva dirlo ai suoi genitori, perché non voleva che continuassero a chiedergli se avesse una ragazza. Non poteva illuderli in quel modo.

I due ovviamente non dissero una parola. Si guardarono a lungo, con uno sguardo interrogativo. Suo padre era profondamente arrabbiato, sua madre invece, era semplicemente confusa.

"Luhan sei sicuro di ciò che stai dicendo?" chiese la donna, con uno sguardo affranto dipinto in viso.

"S-sì" biascicò il ragazzo.

"Potresti essere semplicemente confuso, sai, alla tua età può succedere che-"

"No, non sono confuso..." scosse il capo.

"Non ti ho cresciuto fino ad ora per scoprire di avere un figlio gay" suo padre alzò la voce.

Furono le parole, forse, la cosa che più gli aveva fatto male. Luhan si aspettava che suo padre avrebbe reagito male, era pronto a qualsiasi percossa, ma quelle parole gli fecero dannatamente male. Se ne stava pentendo, non avrebbe dovuto farlo. Avrebbe dovuto tacere e tenersi quella cosa per sé, come aveva sempre fatto fino a quel momento.

"M-mi dispiace" si scusò.

"Ti dispiace?" si alzò in piedi "ti dispiace?" afferrò il ragazzo per il collo della maglia "sai che scempio sarebbe se lo scoprissero gli altri?! Lo sai?!"

"Scusa, scusami papà" si ripromise di trattenere le lacrime che minacciavano di rigargli il volto. Sarebbe apparso soltanto più patetico agli occhi del padre, in quel modo.

"Non scusarti. Sei un disonore per noi" lo lasciò andare. Luhan, che era minuto, cadde a terra "non parliamone mai più. Fingiamo che tutto ciò non sia mai successo. Adesso va in camera tua" urlò con rabbia.

Il ragazzo annuì tirando su col naso, per poi fuggire via un camera. Appena richiuse la porta si gettò sul letto, lasciando che le lacrime prendessero il sopravvento. Ancora una volta aveva deluso la sua famiglia. Non era abbastanza per loro. Doveva migliorare. Doveva diventare perfetto. E se per diventare perfetto avesse dovuto reprimere i suoi sentimenti, l'avrebbe fatto. Tutto, pur di non sentirsi sbagliato.

Skin and Bones [HunHan.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora