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Erano tre settimane che Luhan non rivolgeva parola a Sehun. Da tre settimane ormai continuava ad ignorarlo, ad ignorare i suoi messaggi e le sue chiamate, a far finta che non esistesse. Lo odiava, gli aveva rovinato la vita. Per colpa sua adesso era costretto da andare da uno psicologo, a fare degli accertamenti in ospedale. Fu assente per ben due giorni a scuola per fare quegli accertamenti. Analisi, elettrocardiogrammi, terapie e via discorrendo. Tutto ciò per capire quanto la situazione fosse grave, perché i medici l'avevano capito da subito che Luhan stava poco bene. Non era difficile notare quanto fosse pallido e denutrito. La cosa strana e che tutti si chiedevano, infatti, era: come hanno fatto a non rendersene conto i suoi genitori? Ma era ovvio, come era stato possibile. Troppo presi dal lavoro per occuparsi di Luhan. Alla fine, dalle analisi, uscì che al ragazzo mancavano quasi tutti gli elementi fondamentali per far andare avanti il proprio corpo: ferro, vitamina A, B e C, magnesio, potassio, tutto assente. Non avrebbe resistito a lungo se non avesse preso degli integratori e delle medicine per riprendersi. Ma Luhan non voleva seguirla quella cura, non voleva proprio. Infatti, iniziò a buttare i farmaci ogni qualvolta che gli era possibile e, se proprio non poteva, li vomitava. Non voleva curarsi Luhan, voleva sparire. Motivi per andare avanti, in fondo, non ne aveva. La cosa peggiore però, non furono le cure da seguire, ma le sedute dallo psichiatra. Gli poneva troppe domande e lui odiava parlare di se stesso. Molto probabilmente sarebbe stato anche un tipo simpatico se non fosse stato il suo medico.

"Allora Luhan, come va oggi?" chiese l'uomo, stante sulla sedia di fronte al biondo.

"Come andava ieri, e l'altro ieri, e una settimana fa." Rispose, atono.

"Cioè?"

"Uno schifo" rispose secco.

"Come stai?"

Luhan non rispose, non aveva il coraggio di farlo e, a dire il vero, neanche sapeva come stava.

"Luhan?" il dottore lo riportò alla realtà. Il ragazzo scosse il capo e lo fissò.

"Non lo so" ammise.

"Come ti senti?" chiese allora.

"L'ho detto: non lo so" ribadì la cosa.

"C'è differenza fra come stai e come ti senti, sai? Come ti senti? Cosa senti?"

"Come mi sento...?" chiese il ragazzo retoricamente. Inizialmente avrebbe voluto rispondere 'stanco' ma poi, mentre pensava, gli venne in mente Sehun, e fu pervaso da una sensazione​ di malinconia e di senso di colpa.

"Vuoto" rispose secco.

"Vuoto? E prima questo vuoto cosa lo colmava?"

"... Un amico..." ammise, guardando un punto indefinito della stanza.

"Un amico?" il dottore era abbastanza retorico.

"Un ragazzo..."

"Vuoi parlarmi di lui?"

"Lui... Mi ha aiutato, cioè ha cercato di farlo... Mi ha fatto sentire meno solo... E... E io l'ho cacciato"

"Perché l'hai fatto?"

"Perché non volevo essere aiutato"

"Tieni a lui?"

"Sì" annuì "ma i miei genitori non devono saperlo"

"Perché?"

"Loro non vogliono un figlio gay" abbassò la testa "e imperfetto come me"

"Perché non andresti bene per loro?"

"Perché non sono perfetto. Loro vogliono un figlio perfetto, io non vado bene. È questo il problema"

"E pensi che finché non sarai perfetto loro non ti accetteranno?"

"Sì" annuì.

"Bene Luhan, per oggi è tutto, puoi andare"

Il ragazzo annuì ed uscì dallo studio, ma quando mise piede fuori, quello che vide, lo fece restare di pietra. Ad aspettarlo là fuori c'era Sehun. Improvvisamente le parole gli morirono in gola.

Skin and Bones [HunHan.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora