Capitolo 4.

44 5 0
                                    

Mi tiro un po' la coperta, per coprirmi bene, le mattine di ottobre cominciano a farsi fredde, mi tiro su con due gomiti e comincio a guardarmi attorno, giro la testa e guardo al di là dei doppi infissi, è nuvoloso e c'è un po' di nebbia, tipico di Londra. Mi giro e guardo l'orologio sulla parete, sono le 11, wow oggi ho dormito davvero molto, meno male che è sabato, però ho ancora sonno quindi affondo nel piumino e prendo sonno.

Vedo un corridoio bianco, comincio ad attraversarlo, poi vedo uno specchio, mi ci metto davanti, vedo me stessa solo che con qualche anno in meno, tipo 8-9 anni, indosso una vestaglia azzurrina, e delle ciabattine da ospedale, ho i capelli corvini, lunghi e mossi, alla mia destra c'è un cartellino con scritto "Melanie Martinez".

Mi sveglio di colpo, mi guardo attorno, sono ancora nella mia camera, fortunatamente era solo un incubo, la cosa curiosa è che avevo un altro cognome. Mi alzo dal letto ancora intontita e vado in bagno per sciacquarmi il viso, mentre mi sto asciugando la faccia sento un brivido di freddo sulla spalla destra, sembra quasi una carezza, mi giro di scatto ma non vedo nulla, vado alla finestra per vedere se l'avevo dimenticata aperta, ma rimango di stucco quando vedo che questa è chiusa... allora da dove proveniva quell'aria, decido di tornare in camera.

Appena ritorno, con mia grande sorpresa, guardando l'orologio vedo che sono già le 3 del pomeriggio, possibile che abbia dormito così tanto? Ho saltato perfino il pranzo, e mamma e papà dove saranno? Perché non mi hanno svegliata? Prendo il cellulare, 3 chiamate perse da papà, 7 da mamma e 5 messaggi da Ariana, apro Whatsapp.

Ariana mi ha chiesto se pomeriggio posso passare da lei che deve raccontarmi qualcosa di strepitoso, già immagino, le rispondo e scendo in salone per vedere se i miei sono lì, non vedo nessuno dei due così vado in cucina, appena entro vedo subito il post-it giallo ocra attaccato sul frigo "Buongiorno a pranzo stavi dormendo così ho preferito non svegliarti, il pranzo è in frigo, io e papà siamo usciti e torneremo sta sera tardi, se vai da qualche parte prenditi le chiavi...mamma"

Prendo il telefono e mando un messaggio breve a mamma dove dico che sto per andare da Ariana di non preoccuparsi e ci vediamo dopo.

Mentre sto camminano noto che è tutto nuvoloso, non c'è anima viva per strada, mi ritorna in mente la scena di un annetto fa quando stavo camminando su questo viale con papà e gli abbiamo attribuito l'aggettivo "sciupato", sorrido a questo ricordo. Cammino per una decina di minuti finché non mi ritrovo sotto casa di Ariana, busso al campanello e appena apre la porta entro con un movimento fulmineo in casa perché stavo congelando, ci salutiamo e poi vado in salone, trovo sacchetti di patatine, pop-corn, coca-cola e quant'altro, certo che sa organizzarsi proprio bene !!

"Allora di cosa dobbiamo parlare?" chiedo curiosa.

"Meli non puoi capiree!!! Ho trovato un vecchio ospedale psichiatrico qui a Londra, è tutto abbandonato e non ci sono manco le guardie!!" si ferma e mi guarda, già ho capito le sue intenzioni, la guardo e dico "Allora, quando andiamo?" lei mi guarda con aria soddisfatta, poi risponde "Non lo so, però ora ti faccio vedere delle foto che ho trovato su alcuni giornali, aspetta che li vado a prendere."

Appena torna dalla sua camera, sbianco dopo aver letto il titolo del giornale "Ospedale psichiatrico con reparti di pediatria" guardo la foto e rimango basita per ciò che vedo...

Quel corridoio bianco.

"Asylum"  [ #Wattys2017]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora