Capitolo 6.

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Corro in camera mia non appena mamma si accorge della mia presenza, sbatto la porta e mi ci appoggio di spalle, lentamente mi lascio scivolare giù e mi siedo a terra, sento che non mi reggono più le gambe, mi sto davvero spaventando.

Prendo un sospiro e guardo l'orologio, è ora di fare i compiti, mi guardo allo specchio e faccio una smorfia divertente , a dir la verità mi è sempre piaciuto fare smorfie davanti agli specchi, è molto divertente, a volte ne faccio alcune talmente strane che mi spavento del mio stesso riflesso.

Mi volto velocemente perché ho visto qualcosa riflettersi nello specchio dietro di me, mi sta salendo l'ansia fin sopra i capelli, perlustro la stanza molto attentamente ma non vedo nulla, mi tappo le orecchie e stringo gli occhi, sento le orecchie che mi fischiano e mi gira la testa , mi succede spesso oramai ci sono abituata, sono sicura che tra qualche minuto già mi è passato tutto, cammino a piedi scalzi verso il mio letto, sento il rumore delle catene che strisciano ad ogni mio passo, sicuramente sto impazzendo perché nella mia camera non ci sono catene, dei brividi freddi alle caviglie che mi rendono il passo più lento e pesante, il mal di testa invece di diminuire sta aumentando ed i fischi nelle orecchie non vogliono cessare, arrivo a malapena sul letto e mi stendo. Un brivido di freddo mi sfiora la spina dorsale, mi irrigidisco subito... sarà meglio che mi metta a dormire dico tra me e me.

Verso le 19:00

Mi sveglio, ho la testa ancora pesante ma i dolori sono cessati, mi giro per guardare fuori dalla finestra e vedo che è già tutto buio, sono stata in camera tutto il giorno e cosa ancor più preoccupante è che mamma non mi ha ancora parlato dall'episodio di oggi pomeriggio.

Toc!Toc!Toc!

Sobbalzo, il rumore di qualcuno che bussa alla porta mi fa tornare sulla terra, ero assolta nei miei pensieri, come al solito, prendo un respiro profondo e dico ad alta voce "Avanti!", di modo che chiunque ci sia dietro la porta possa entrare senza che io la apra, mi fa effetto aprire le porte perciò cerco di evitare il più possibile.

Appena si apre la porta vedo mamma con delle fotografie in mano, per un attimo trovo sollievo ma quando vedo che non ha portato l'album bianco mi cade il mondo addosso, sono delusa dal suo comportamento. "Ehi ti ho portato alcune foto, se vuoi le guardiamo assieme"... "Uh si certo" rispondo rapidamente.

Mamma mi fissa con aria curiosa. Comincio a guardarle, la maggior parte delle foto già le ho viste, mi fa vedere sempre le stesse, possibile che non ne abbia altre?

"Mamma ma sempre ste foto?" chiedo scocciata, non mi risponde, fa finta di non aver sentito, prende una foto tra le mani e comincia a guardarla per un po', ci siamo io e papà, lui ha la faccia sorpresa mentre io sto sorridendo a trentadue denti, quella foto esprime felicità assoluta, ero davvero inquietante da piccola, avevo i capelli lunghi e neri, gli occhi marroni, il visino pallido, lo spacco tra i denti( che ho tutt'ora e trovo davvero carino), le labbra rosee e le mani piccole. Giro la foto e nella didascalia leggo "primo ti voglio bene 10 anni". Non mi sorprendo affatto, ho iniziato a parlare tardissimo.

Guardo mamma che con gli occhi puntati sulla foto borbotta qualcosa sotto voce, mi sembra di sentirla dire "appena dimessa" ah la stanchezza gioca brutti scherzi, mi ristendo sul letto e immagino come sarebbe tutto più semplice se si potesse leggere nel pensiero della gente.

"Asylum"  [ #Wattys2017]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora