Capitolo 4: Terrore nel vicolo

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Arrivo alla festa e scorgo subito Meredith che mi fa cenno con la mano.

Attraverso la sala stracolma di persone che si dimenano ballando più o meno dignitosamente a ritmo di musica.

"Ciao! Ecco questa è la Katniss che conosco!" Esclama indicando i miei vestiti.

Sorrido imbarazzata al ricordo di questa mattina.

Nel pomeriggio avevo prestato molta più attenzione ai vestiti, cercando di concentrarmi sul mio aspetto invece che sui mostri.

L'immagine che vedo riflessa in uno dei molti specchi che adornano la sala è la prova che il mio impegno è stato ripagato.

Il mio corpo esile è fasciato in un vestitino bluette, corto e scollato a cuore che mette in mostra il mio décolleté formoso.
I tacchi dorati oltre ad essere vertiginosi e quindi a torturarmi i piedi, fortunatamente donano al mio aspetto una marcia in più.

"Anche tu stai molto bene" mi complimento sincera.

"Grazie, l'ho comprata ieri pomeriggio" risponde orgogliosa, accarezzando la tuta aderente verde smeraldo.

"Senti ti spiace se vado da Calvin? Prima mi ha chiesto di ballare, sai che mi piace e.."

"Vai" la interrompo subito spingendola verso la pista.

Rimango sola ad osservare i ragazzi che si divertono, vorrei riuscirci anch'io, ho fatto di tutto per fingere che vada tutto bene, ma la verità è che da quando ho lasciato l'organizzazione non ho smesso di tremare.

Un ragazzo biondo e dall'aspetto carino mi invita a ballare ma io rifiuto, anzi, mi siedo su uno dei grandi divani disposti per la sala.

La casa di Rachel è bellissima, è su due piani e a collegarli c'è una bellissima e costosissima scala di marmo di Carrara.

"Katniss tesoro! Grazie di essere venuta" Rachel spunta improvvisamente tra la folla, ciondolando verso di me ubriaca.

"Buon compleanno, bella festa complimenti" le dico con un finto sorriso.

"Grazie, è molto bella si, ed è solo l'inizio, sarà una festa memorabile" Esclama mangiandosi le parole.

"Bevi il punch! È buonissimo!" consiglia perdendo per un'attimo l'equilibrio.

"Lo vedo, scusa volevo dire si grazie lo proverò!" Esclamo divertita.

Rachel si allontana con la velocità di un bradipo, reggendosi a qualunque cosa o persona trovi lungo il tragitto.

Dopo due ore, decido di andare via.
Avevo fatto lo sforzo di venire alla festa, ma non ce la facevo proprio a ballare e divertirmi con gli altri.
Dopo aver salutato Meredith persa tra le braccia muscolose di Calvin, esco per ritrovarmi al freddo in cerca di un taxi.

Incredibile, New York è la città dei taxi e io non ne trovo uno.

Decido di incamminarmi verso casa, certa che lungo la strada avrei trovato un tassista disposto a portarmi.
Le mie speranze iniziano a vacillare dopo che per la quarta volta un taxi passa senza fermarsi dopo avergli chiaramente fatto cenno.

Improvvisamente l'idea di rimanere alla festa sembrava più bella.

Stai tranquilla Katniss sei solamente da sola, alle undici di sera, vestita in modo succinto, facile preda di stupratori, assassini e most..no! Mi rifiuto di pensarci.

Cammino a passo spedito, non vedo l'ora di arrivare a casa a rannicchiarmi al sicuro nel mio letto, ma i tacchi non aiutano, i piedi sembrano andarmi a fuoco.

Mentre passo davanti ad un vicolo, un rumore mi fa letteralmente saltare dalla paura.
Tutto il terrore che avevo cercato di nascondere si era liberato all'improvviso provocandomi un senso di nausea.

Mi guardo intorno, non c'è nessuno lungo la strada, vedo solo due ragazzi in lontananza.
Mi volto ad osservare il vicolo, cercando di mettere a fuoco il più possibile.

Un'altro rumore simile a quello di vetri rotti mi fa sussultare.
Il vicolo è buio e non riesco a vedere nulla.

Decido di seguire il mio istinto di sopravvivenza e camminare oltre, cercando di arrivare a casa il prima possibile.

I due ragazzi che avevo visto in lontananza ormai sono a pochi metri da me e iniziano a fischiare facendo complimenti.

Tengo la testa bassa, non rispondo proseguendo sulla mia strada che però viene intralciata da uno di loro che mi si para davanti.

"Cosa ci fa una ragazza bella come te qui da sola?" Chiede il ragazzo.

Il suo alito puzza terribilmente d'alcol.

Non rispondo.

Cerco di oltrepassarlo ma l'altro mi blocca.

Il cuore sembra scoppiarmi dal petto.

"Vi prego, voglio solo andare a casa" li supplico con le lacrime agli occhi.

"E perchè? È presto, dai resta un pò con noi" risponde, anche lui visibilmente ubriaco.

"Grazie, ma davvero sono molto stanca e.."

"Dite tutte così" mi interrompe l'altro poggiandomi una mano sulla spalla e accarezzandomela.

Sto per spostargli la mano quando dal vicolo di prima sento un'altro rumore.

"Vi prego lasciatemi andare" esclamo sempre più spaventata.

"Cos'è hai paura? Sarà stato qualche topo, è pieno"

"Io-io non credo" balbetto.

I due scoppiano a ridere fino a quando un'altro tonfo li fa smettere.

"Ma che diavolo.." Esclama uno dei due sporgendosi per controllare.

Dal buio due mani con lunghi artigli afferrano la testa del ragazzo facendolo sparire nel buio.
Grida risuonano nella strada.

"Alaric!" Grida l'altro ignorandomi e correndo in aiuto dell'amico.

Scompare anche lui nel buio e dopo pochi minuti sento le sue urla di dolore.

Inizio a correre, ignorando il male ai piedi, ignorando il vento freddo, ci siamo solo io e la bestia. La vita e la morte.

Dopo un tempo che mi sembra infinito arrivo alla mia villa, entro e chiudo subito la porta a chiave.
Ho paura che mi venga un'infarto da quanto il cuore sta pompando veloce.
Mi lascio scivolare a terra, in preda ai conati di vomito e ai singhiozzi.

Non posso ignorarlo, non posso fare finta di nulla.

Capisco le parole di Samuel.

"Credi davvero che dopo quello che hai scoperto oggi, riuscirai a tornare alla tua vita facendo finta di nulla?"

Ha ragione, niente è uguale a prima, e per quanto odio ammetterlo non lo sarà mai più.
Dopo che si scopre cosa si cela nell'ombra non si può fare finta di niente.

Quei due ragazzi, certo non erano dei santi, ma erano solo due ragazzi ubriachi, non meritavano quella fine orrenda.
Le loro urla disperate mi risuonano nelle orecchie.

Avrei potuto evitarlo? Samuel ha detto che il mio destino è combattere queste creature, avrei salvato delle vite.

Mi sento inerme, indifesa e non c'è sensazione più brutta al mondo.
Non posso vivere così, avendo paura di tutto e tutti, una fragile ragazza incapace di difendersi, preda di bestie di cui tutti ignorano l'esistenza.

Vorrei non averlo mai saputo, vivere la mia vita inconsapevole come tutti.
Ma non posso.

Ma non vivrò nascondendomi da tutti, rischiando di impazzire. Abbraccerò il mio destino per quanto sarà doloroso, perchè capisco solo ora di non avere scelta.

Domani chiamerò Samuel.

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