Capitolo 3: Nervi a fior di pelle

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Mi infilo sotto le coperte, mi sento sfinita, come se non dormissi da anni.
Peccato che, nonostante la stanchezza ho seri dubbi che riuscirò a chiudere occhio.

I mostri esistono.

Ho stampata nella mente l'immagine del vampiro incatenato, i suoi occhi all'improvviso cambiati e diventati rosso sangue e i suoi canini affilati fatti apposta per bucare la pelle e succhiare via la vita.

Mi alzo dal letto e mi trascino sfinita davanti allo specchio contro la parete della mia camera.

Perché io?

Mi guardo e vedo i miei lunghi capelli castani legati in una treccia disordinata.
I miei occhi verdi sono cerchiati dalle occhiaie per la troppa stanchezza, le mie labbra carnose hanno delle piccole ferite causate dal mio continuo mordicchiarle nervosa.
Il mio fisico asciutto sembra ancora più esile coperto dal pigiama oversize.

Perché? Non ho nulla di speciale.

"Tesoro?"

La voce di mia madre mi distoglie dai miei pensieri.

Mi dirigo verso la porta e la apro trovandomela di fronte.

Mi sorride teneramente, i capelli biondi sono sciolti e ricadono sulla camicia da notte rosa.
I suoi occhi verdi, identici ai miei mi scrutano preoccupati.

"Disturbo?" Chiede gentile.

"No, entra pure" rispondo buttandomi sul letto.

Lei si chiude la porta alle spalle e si siede sul bordo del materasso.

"Davvero non puoi dirci cosa voleva il governo da te?"

Sospiro.

Credimi non vuoi davvero saperlo.

"No mamma, sono cose top secret" rispondo amareggiata.

"Ma é finita?" Chiede insistente.

Capisco che nonostante i suoi modi pacati, lei e mio padre sono preoccupati.

"È una mia scelta e io ho rifiutato"

Mia madre mi osserva attenta.

"Non posso sapere il motivo per cui hanno bisogno di te come non posso sapere il motivo per cui hai rifiutato, ma di una cosa sono sempre stata certa, sei una ragazza speciale e tutto questo non ha fatto altro che dimostrarmelo ancora di più"

Le sue parole mi commuovono e mi fanno sentire in colpa allo stesso tempo.
Lei non sa che ho rifiutato per paura, per puro egoismo.

Si avvicina fino a darmi un bacio sulla guancia, dopodiché si alza per uscire dalla stanza.

"Buonanotte" mi dice in un sorriso prima di chiudere la porta.

Appena sono di nuovo sola sento l'angoscia ripiombarmi addosso.

Forza Katniss, basta solo far passare del tempo, tutto questo rimarrà solo un brutto ricordo.

~~~~~

"Ehi" saluto Meredith priva di entusiasmo.

Avevo dormito solo poche ore e il senso di paura non mi aveva abbandonato per un solo minuto.

"Ciao Kat ma dov'eri finita?  ti avevo aspettato a pranzo ma non ti sei fatta vedere, lasciandomi sola come una stupida! E poi sei scomparsa per cinque giorni, ti ho chiamata ma non hai mai risposto!" Esclama irritata.

"Hai ragione scusami, l'altra volta non mi sono sentita bene e sono tornata a casa, so che non ti ho risposto ma sono stata malissimo in questi giorni"  mento.

Lei mi guarda curiosa, ma poi cambia subito espressione trasformandola in pura eccitazione.

"Ti sei persa la sceneggiata di ieri! Amanda è stata scaricata da Kevin nel corridoio della scuola, davanti a tutti! Dovevi vederla, si è messa a piangere facendo colare tutto il mascara, alla fine sembrava un clown!" Ridacchia divertita.

Non le rispondo, a dire la verità non sono nemmeno concentrata su quello che sta dicendo, sono troppo occupata a guardarmi intorno, ogni singola faccia di ogni singola persona che mi cammina di fronte, che attraversa la strada, che beve il caffè.

Ognuno di loro potrebbe essere un mostro pronto a mietere una vittima.
La signora che cammina con sguardo fiero e la sua Gucci ben tenuta tra le mani, il fioraio che appoggiato alla porta del suo negozio guarda la gente, sperando in qualche possibile cliente.
Tutti sono diventati una possibile minaccia.

Inizio a tremare, al posto dello stomaco mi sento un buco che mi fa mancare il fiato.
Proprio quando penso che peggio di così non potrei stare, una spallata mi fa sussultare facendomi scappare un grido di paura.
L'uomo che mi ha scontrato mi guarda sorpreso della mia reazione, poi mi chiede scusa prima di allontanarsi scuotendo la testa.

Cerco di calmarmi e regolare il respiro e noto che tutti si sono fermati a fissarmi.

Devo sembrare una pazza.

Meredith mi fissa scioccata.

"Cavolo Katniss ma che ti prende?" Esclama.

Un moto di vergogna mi fa abbassare lo sguardo.

"Scusa, ho dormito poco stanotte e ho i nervi a fior di pelle"

"Hai fatto prendere un colpo a tutti, sei sicura di stare bene? Forse dovresti andare a casa, non gioverebbe alla tua immagine se esplodessi così a scuola"

Non ha tutti i torti, non ci tengo a passare da pazza.
Ma l'idea di stare di nuovo a casa, sola con i miei pensieri non mi piace per niente.
Avevo passato gli ultimi cinque giorni sotto le coperte, senza mettere il naso fuori di casa, impaurita da tutto.
Era ora di reagire.

"No adesso sto bene, andiamo" dico iniziando a camminare verso la scuola.

~~~~~~

La mattinata era passata senza ulteriori figuracce.
Ero riuscita a trattenermi dall'urlare quando Tom il mio compagno di corso, mi aveva appoggiato una mano sulla schiena per chiamarmi, oppure quando Jessica un'altra compagna, aveva chiuso all'improvviso l'armadietto dove mi stavo specchiando per spronarmi a darmi una mossa.
Ma la verità era che ogni singolo rumore, ogni singolo contatto mi terrorizzava.

Era come se mi aspettassi di essere attaccata da un momento all'altro,
la situazione era insopportabile.

"Stasera vieni alla festa?" Chiede Meredith prima di salutarci e dirigerci ognuno a casa propria.

"Festa?" Chiedo sorpresa.

Meredith sbuffa esasperata.

"Katniss si può sapere cos'hai? Oggi proprio non ti riconosco. Sussulti per qualsiasi cosa, la scenata di stamattina per non parlare di come sei vestita, da quando quel maglione lo abbini con quella gonna? La festa di Rachel per i diciotto anni, ne parliamo da due mesi!"

Sospiro.

Me ne ero completamente dimenticata, oggi non sono proprio in me.

"Si giusto, la festa di Rachel. Mi farà bene svagarmi un pò, ci vediamo a casa sua alle nove?"

La mia amica annuisce poco convinta.

"Spero che prima di stasera ritroverai il buon gusto" Esclama guardandomi dall'alto in basso, prima di voltarsi e camminare verso casa.

Mi guardo e in effetti non posso che darle ragione.

Ma dove avevo la testa quando mi sono vestita stamattina?

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