CAPITOLO 2

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LUCE

Sistemo le pagnotte nel cestone grande e pulisco le mani sul grembiule bianco.

<<Ciao amore>>, Sento la voce di Luca Castro alle mie spalle e lo fisso.

<<Ciao amore>>, Sento la voce di Luca Castro alle mie spalle e lo fisso

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«Cosa posso darti?»

«Vuoi davvero che te lo dica?» E tutti i suoi amici idioti scoppiano a ridere.

Metto le braccia conserte.

«Accetta la mia proposta», dice serio mentre mi fissa.

«Luca, cosa posso darti?»

«Tuo padre c'è?» Mi irrigidisco.

«No! Ma se vuoi puoi dire a me.»

«Non parlo di affari con una donna.» Luca è molto temuto in paese, ma anche molto corteggiato. Alle medie ero pazza di lui, era il piccolo leader della zona, bello, alto, capelli neri e occhi celesti. L'anno scorso siamo usciti insieme, mi ha portato al mare con la sua berlina. Ero così felice, ci siamo baciati per minuti o forse ore, lo trovavo così dolce, diceva che avrebbe rispettato i miei tempi, non siamo andati oltre. Quando ho parlato di lui a mio padre è diventato di pietra, all'inizio diceva che era per la differenza di età. Io ho diciannove anni, Luca ventinove e quando i miei genitori vedevano che io difendevo questo amore, se così si può chiamare, mi hanno detto la verità sulla famiglia Castro. Luca, purtroppo, è una spina velenosa che contamina la nostra bellissima Calabria, un vero paradiso. Non sono tutti come lui, qui c'è gente onesta che lavora sodo, la terra è bellissima, il mare è una meravigliosa attrazione per turisti, ma purtroppo ci sono loro, i Castro, che chiedono il pizzo a noi onesti lavoratori e alcuni non riescono più a sottostare alle loro richieste.

I suoi amici escono fuori mentre lui si avvicina a me.

«Passo a prenderti questa sera?»

«No, non ti voglio intorno. Sono stata chiara?» Mi fissa con sfida.

«Dovresti ringraziarmi invece di fare la stronza!»

«E perché dovrei ringraziarti?»

«Perché tuo padre sono mesi che non paga il pizzo e io sto chiudendo un occhio, ma mio padre adesso è stanco e vuole quei cazzo di soldi.» Mi irrigidisco e non so cosa rispondere, non abbiamo tutti quei soldi.

«Senti Luca, a mio padre serve solo un altro mese.»

«Va bene, ti concedo un altro mese, ma solo per questa volta.»

«Grazie.» Devo anche ringraziare questo delinquente schifoso.

Dopo aver parlato ancora per qualche minuto con lui, va via.

Sistemo il negozio e verso le diciotto chiudo. Torno a casa e parlo con mio padre, sono molto preoccupata, lui dice che cercherà di guadagnare quei soldi. Non ho mai capito perché la gente non si ribella e denuncia, forse perché non siamo tutelati dallo stato.

La nostra casetta è vicino al centro, adoro la casa in cui abito e adoro arrivarci mentre cammino a piedi, la strada è fatta di san pietrini, i lampioni non funzionano da molto tempo ormai, ma nessuno ci fa caso. La mia abitazione è piccola, ma mia madre la tiene come una reggia, non abbiamo il salone, solo una vecchia cucina bianca, il bagno non è grande ma comodo. Io e mio fratello maggiore, Tommaso, abbiamo una camera tutta nostra, lui ha ventisette anni, andiamo molto d'accordo e ci vogliamo bene. È un bravo ragazzo, sta studiando per diventare finanziere.

Alle ventuno mi incontro nella piccola piazzetta con Elisabetta e Sabrina, le mie amiche di sempre, ci sediamo su un muretto e parliamo del più e del meno. C'è solo un piccolo bar sulla nostra destra, la zona è buia e alcune macchine che passano illuminano la strada. Come ogni sera, la macchina di Luca Castro gira intorno a noi.

«Quel ragazzo non ti lascerà mai libera.»

«Vuole solo infilarsi nelle mie mutande, ma non succederà.» Scoppiamo tutte a ridere.

Siamo in piena estate e io adoro questo periodo dell'anno.

LUCA

Sono seduto di fronte a mio padre Sebastiano, insieme ai miei fidati amici, ragazzi di strada come me, i miei uomini, quelli che pago profumatamente per i lavori che compiono.

«Ragazzi, dovete andare a prendere in aeroporto Damien Nicosia.»

«Cosa? Uno dei Nicosia viene in Calabria?» chiedo stupito.

«Sì.»

«E perché?» Sono molto stranito.

«Non lo so, ma l'ha deciso Alan Nicosia.»

«Che parentela ha con Alan?»

«È Il suo unico figlio!» Mi fissa mio padre.

«Senti, io non posso stare dietro a un coglioncello albanese.»

«Coglioncello?» Mio padre fa una smorfia.

«Papà, io sto portando avanti gli affari di famiglia e anche molto bene, questo cosa verrà a fare qui? A comandare? No, non ci sto!»

«Luca, non puoi decidere tu, non essere la solita testa calda.»

«Papà, non posso controllare anche lui, qui c'è molto razzismo e non posso mettermi a picchiare la gente che lo insulta.» Mio padre scoppia in una grossa risata e tutti noi lo guardiamo.

«Tu, difendere lui? Forse non hai capito chi è Damien Nicosia, quel ragazzo ha ventinove anni, ha sparso tanto di quel sangue in Albania, che non puoi neanche immaginare.» Lo fisso stupito.

«È una macchina da guerra, un tipo molto pericoloso, non voglio danni, sarà nostro ospite e non voglio casini con lui, sono stato chiaro?»



LA MIA LUCE #1 VOLUMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora