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J avanzò, avvicinandosi al divano, per poi sedersi comodamente su di esso appoggiando le spalle al poggia schiena. Guardava davanti a se, con lo sguardo perso nel vuoto della stanza e con il sorriso perennemente presente sulla sua faccia.

Velocemente presi da un armadio, poco distante dal divano, del disinfettante e del cotone per disinfettare le ferite sul suo volto.

Tenevo sempre qualche boccetta o confezione di medicinali in tutti gli armadietti della casa. Era capitato che J mi chiudesse a chiave in cucina dopo avermi fatto cadere dalle scale e lì non c'era niente con cui medicarmi il lungo taglio che aveva lacerato la mia gamba. Quindi ogni stanza aveva un piccolo kit di pronto soccorso, in caso di emergenza.
J ovviamente non lo sapeva, avrebbe solo pensato a quanto fossi debole.

-Che cosa hai fatto?- dissi facendogli voltare il capo verso di me non appena ritornai accanto a lui, seduta sul divano. Dentro i suoi occhi luccicava una scintilla di follia. Era in agitazione perché continuava a stirarsi i pantaloni con entrambe le mani.
-Ce l'ho fatta Harley. Il mio piano sta procedendo magnificamente!- disse agitandosi sul divano.

Io rovesciai la bottiglietta di acqua ossigenata su un pezzo di cotone, richiudendola per poi metterla in mezzo alle mie cosce. Presi il suo viso biancastro delicatamente con una mano, afferrandolo per il mento. Con ancor più delicatezza tamponai il naso e lo zigomo, ripulendolo dal sangue.
-Di preciso cosa hai fatto ieri per tutto il giorno?- gli chiesi, cercando di non far trapelare la mia irritazione nel tono di voce.
-Ma come, non lo sai? Hai messo in ordine tutto quello che riguardava il piano, non ricordi?- disse accentuando ancor di più il suo sorriso.
-Cosa hai fatto alla ragazza, la figlia di Gordon?- dissi allarmata.
-Il commissario dovrà trovare un altro successore.- disse scoppiando in una risata assordante subito dopo.
-Cosa hai fatto a quella povera ragazza? Voleva solo diventare commissario, non sarebbe stata un grosso problema per te. Sai gestire molto bene la polizia.- dissi ritraendo la mano con cui gli avevo tamponato la faccia.
-Quella ragazza non stava solo diventando commissario, ma era anche la spalla su cui Batman piangeva. È, o almeno era, Batgirl.- disse leggermente irritato dal mio comportamento. -Sembra che tu mi stia facendo un interrogatorio Arlecchina.- disse.
Mise le sue grosse mani sui miei fianchi scoperti dalla maglietta troppo corta per mettermi a gambe divaricate sulle sue cosce.  La sua testa era inclinata verso l'alto per riuscire a guardarmi negli occhi e il suo mento sfiorava il mio petto. Non dissi una parola. Mi limitai a buttare accanto a noi il pezzo di cotone diventato di un rosa acceso e prenderne un altro ed imbeverlo nel disinfettante. 

Gli presi una mano e la appoggiai sul palmo di una mia mentre con l'altra passavo delicatamente il pezzetto di cotone sulle nocche insanguinate e lungo i piccoli tagli sulle dita. Quelle mani che mi avevano provocato sia piacere, sia dolore. Sia felicità e tristezza. Più grandi delle mie e più esperte.
J intanto seguiva ogni mio piccolo movimento. Le mie dita che trattenevano il cotone. La mia mano che tratteneva la sua. Quando finii di disinfettare quella mano, passai all'altra. La mano destra era messa peggio. Un taglio più lungo e profondo degli altri tracciava a metà la mano arrossata.

Invidiavo la resistenza al dolore di J, anche se anch'io avevo una soglia di sopportazione molto alta. Credo di aver perso la sensibilità alle braccia per quante volte siano state colpite e percosse. Io cercavo di non provare niente, ma lui non cercava. Lui non provava niente.

Cambiai pezzo di cotone e lo tamponai per un po' sulla sua pelle, ma il sangue continuava a uscire anche se in piccole quantità. Dovevo andare a prendere una garza e allora mi alzai, ricevendo una pacca sul sedere non appena mi alzai. Squittì ed andai a prendere un rotolo di garza. Ritornai e mi rimisi nella posizione in cui ero prima dato che era molto comoda. 
-Sei arrabbiata con me? Perché non parli? È strano non sentire la tua voce.- disse mentre gli fasciavo la mano con la garza.
-Non sono arrabbiata. Ero solo preoccupata. Non sapevo dov'eri.- dissi senza darci troppo peso. Finii la mia opera strappando la garza e facendone un nodo per fermarla.
-Eri in pensiero per me.- disse quando fermai i miei occhi nei suoi, facendo spuntare un sorrisetto sul suo volto. Mi prese il capo e fece scontrare le nostre labbra.

• ROTTEN •  {Harley & Joker}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora