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Il tempo si fermò nel nightclub.
Gli occhi di ghiaccio fissavano gli occhi coperti da lenti scure.
-Andiamo a casa Harley- disse J dopo una lunga pausa e alzandosi di conseguenza dal divano. Rimasi sconcertata. Era la prima volta che non prendeva provvedimenti drastici se qualcuno mi fissava. Senza porgli domande, mi affrettai a raggiungerlo. Dopo essere usciti dal privé, J si fermò davanti a Jonny, augurandogli buona serata.

Stavamo per attraversare l'uscita sovrastata da un'insegna a neon, quando sentimmo qualcuno dietro di noi gridare il nome di Joker, sovrastando la musica e il rumore. Tutti si zittirono e mi girai, trovandomi davanti all'uomo misterioso seguito da due uomini. J si girò lentamente, facendo picchiettare il suo bastone sul pavimento. Chiuse gli occhi e li aprì un secondo dopo.
-Prima mi disturbi venendo qua e dopo mi trattieni?- domandò il clown rabbioso.
-E tu mi respingi per stare con lei?- domandò di rimando lui indicandomi e guardandomi con disapprovazione. -È più importante dei tuoi affari J?- continuò.
-Credo che questi non siano affari tuoi.- rispose rapidamente J digrignando i denti.
-Dato che hai ammazzato un mio socio per colpa sua, non credi che sia una domanda legittima?-
Con agilità J estrasse dalla fondina la sua fidata pistola e la puntò contro uno dei due uomini dietro al loro capo. Il colpo non tardò ad arrivare e l'uomo alto e grosso cadde sul freddo pavimento come un sacco di patate. Fece un sorriso sadico all'uomo con un'espressione sorpresa. -E adesso sono due.- sussurro avvicinandosi a lui. Tornò da me e mi prese a braccetto, conducendomi finalmente fuori dal quell'ambiente caotico.

Non sapevo cosa fare, ma qualcosa mi impediva di parlare. Aveva la mano stretta sul volante, mentre l'altra reggeva il sigaro. Fumava quando era nervoso e si voleva rilassare e non c'era situazione migliore di questa.
Era veramente teso e una parte di me sapeva che mi stesse nascondendo qualcosa, ma l'altra parte preferiva non fiatare ed aspettare che le acque si fermassero.

Quando arrivammo ai piedi dell'alto edificio, Gotham era inerme, nessuna luce era accesa, per le strade non c'era anima viva. La macchina venne parcheggiata nel garage sotterraneo e salimmo in ascensore per arrivare nell'appartamento. Mi tolsi le scarpe alte, per evitare di prendere una storia, dato che non ero di certo sobria. Salimmo in camera da letto, ma la notte di passione che mi aspettavo non iniziò.

J si sedette sul bordo del letto e si sfilò il papillon e si sbottonò la camicia. Aveva lo sguardo perso nel vuoto.
Mi tolsi il vestito aderente e mi avvicinai a lui.
-Ehi Puddin'!- provai a ricevere la sua attenzione. I suoi occhi si spostarono su di me.
-Non ho voglia Harley.- rispose lui con tono annoiato.
-No, non voglio fare sesso, voglio parlare con te. Il vestito sarà pure bello, ma non è di certo comodo.- dissi io, finendo con una risatina, ma lui non parve sentirmi.
-Ehi- ripetei io, posandogli una mano sulla guancia. Mi guardò il braccio proteso verso di lui.
-Cosa c'è che non va?- continuai.
Non ricevetti risposta quindi aggiunsi -Non devi spiegarmi chi era o cosa volevi, ma solo come ti senti.-  Lo ammetto, sembravo una psicologa, ma il mio intento era solo quello di far sentire meglio il mio Puddin'.
-Frustrato e arrabbiato, anzi infuriato!- esclamò lui all'improvviso, facendomi togliere la mano dal suo viso e facendomi retrocedere.
-Non per colpa di quell'uomo che si crede il capo di tutto e di tutti, ma per quella frase che tutti, tutti quelli che conosco mi dicono in continuazione.- disse con lo stesso tono di voce e alzandosi. 
Si avvicinò sempre di più a me fino a che non mi intrappolò tra il suo petto e la porta della camera.
-Sei cambiato J! Da quando c'è lei perdi soci di cui prima ti fidavi e solo perché hanno sfiorato o contraddetto la tua donna li hai uccisi!- gridò con rabbia stringendomi i polsi e inchiodandoli alla porta. Li strinse così tanto che un gemito di dolore mi uscii dalle labbra. Si avvicinò pericolosamente al mio volto, ovviamente non con l'intento di baciarmi. Provai con tutte le forze a liberarmi e riuscii a togliere il polso destro dalla sua feroce presa. Gli accarezzai una guancia, ma lui tolse la mia mano all'istante.
-Non è colpa tua, non sei cambiato e...- non riuscii a finire la frase perché uno schiaffo mi colpì il viso, facendomi accasciare sulla porta.
-Ovvio che non è colpa mia, è colpa tua.- ringhiò a pieni polmoni, prima di prendermi ripetutamente a calci. Lacrime salate sgorgarono sulle mie guance e quando J se ne accorse non fece altro che aumentare la forza in ogni colpo.
-Che c'è, la grande Harley Quinn piange per due calci?- disse lui, prima di darmi un ultimo calcio ed uscire dalla porta.
Mi lasciò agonizzante sulla moquette della camera da letto, con solo l'intimo a proteggermi dal freddo che entrava dalla finestra. Quando sbatté la porta mi abbandonai ad un pianto isterico. Anche quella notte non chiusi occhio, aspettando di veder entrare nella camera J. Ma la notte passò e il clown dalla chioma verde non si fece più vedere.

• ROTTEN •  {Harley & Joker}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora