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Il buio era sceso sulla città e i locali iniziavano ad accendere le prime luci al neon. Manuel mi aveva invitata a bere qualcosa con lui al Black Star, il suo locale. Voleva sicuramente parlare di affari, ma prima preferiva rendermi totalmente sbronza.

Indossai un vestito dorato e dopo essermi truccata aspettai la macchina opaca, che non tardò a presentarsi. Aprii la portiera del passeggero e salii, subito l'uomo con l'inconfondibile giacca di pelle mi salutò.
-Quanto sei bella stasera! Hai fatto bene a prepararti così bene, dato che stasera ci divertiremo.- disse lui, sorridendomi e ripartendo a tutto gas.

In pochi minuti fummo davanti alla grossa stella nera che contrassegnava l'entrata del locale. All'interno l'atmosfera era molto cupa, niente riflettori colorati. A dare quella poca luce per distinguere il viso della persona accanto che avevi davanti c'erano grandi lampadari di cristallo appesi al soffitto molto alto. Era molto di classe il Black Star, solo gli uomini d'affari venivano a divertirsi in questo locale.

Non mancavano ballerine dalle lunghe gambe, capaci di far abbagliare gli occhi del pubblico. Non facevo più parte di quel gruppo, perché non avevo nessuno in particolare da intrattenere.

Manuel mi prese a braccetto e mi condusse alle scale che portavano al soppalco. Mi fece accomodare ad un tavolino. Potevo vedere tutto il locale dall'alto.
-Il solito?- mi chiese un ragazzo in camicia.
-Ovvio, tesorino.- gli dissi io ammiccando, ricevendo uno sguardo imbarazzato da lui.
Scoppiai in una grande risata appena il cameriere ci lasciò da soli.

-Perché gli uomini sono così timidi?- esordii dopo aver bevuto il decimo bicchiere. -Prima stavo guardando un tizio e quando se n'è accorto mi ha guardato ed è corso fuori dalla mia visuale.- continuai a piagnucolare.
-Bambolina, è perché hanno paura di te.- mi rispose lui con un sorriso.
-Nah, per me sono solo codardi.- dissi io gesticolando animatamente.
-Ed io non sono un codardo.- continuò lui, rivolgendomi un sorriso malizioso.
L'alcol che avevo in corpo mi fece alzare e superare il tavolino. Mi sedetti a gambe unite su di lui e gli  diedi un lento bacio sulla guancia.
-È per questo che lavoro per te.- dissi per poi alzarmi di nuovo e girare i tacchi verso le scale.
-Ho voglia di ballare!- esclamai.
-Ti raggiungo dopo.- rispose Manuel.

Scesi le scale aggrappandomi al corrimano per non cadere. Arrivata alla fine della rampa di gradini emisi un respiro di sollievo per non essermi rotta una caviglia. Mi avviai con passo spedito verso il palco infondo alla stanza, non tenendo conto delle numerose occhiate che ricevevo.
Nessuno si stava esibendo al palo, quindi non persi l'occasione e aggrovigliai le gambe ad esso.
Iniziai ad ondeggiare i fianchi e a muovere la testa a ritmo di musica. Gli urli di incoraggiamento non tardarono ad arrivare ed io mi sentii di nuovo apprezzata, desiderata da qualcuno. Le mani erano puntate verso di me, intente a prendermi e portarmi giù dal palco, ma io prontamente mi spostavo, arricchendo il desiderio che quegli uomini avevano di me.

Dopo un po' mi annoiai di roteare in continuazione su quel palo di metallo, allora mi fermai e guarda la folla che si era formata sotto i miei piedi. Non si avvicinavano più di tanto perché erano impauriti per colpa mia, non per la mia compagnia. La maggior parte delle persone presenti nel locali erano ristrette intorno al palco, solo pochi uomini erano ancora seduti composti ai tavoli. Uno in particolare ebbe la mia attenzione. Aveva un cappello e un impermeabile scuro, non riuscivo a vedere i suoi occhi, ma sapevo che mi stava guardando. Era molto strano vestito così, dato che nel club si era creato un clima afoso per il gran numero di presenti. Aveva qualcosa di famigliare nel modo di sedersi, di appoggiare il gomito sul tavolo. Volevo scoprire chi ci fosse sotto quel cappello. Decedo dal palco ed andai verso di lui, ma appena notò che mi stavo dirigendo verso di lui si alzò e velocemente uscì dal locale. Lo seguii stando attenta a non inciampare sui miei stessi piedi. Quando la porta d'ingresso si chiuse alle mie spalle voltai il capo a destra e a sinistra, riconoscendo la figura dell'uomo.
-Ehi tu fermati!- gridai per farmi sentire, con la musica del Black Star che si poteva ancora sentire anche se leggermente ovattata.
-Per colpa tua prenderò un gran raffreddore!- continuai, indicando il mio vestito anche se lui era girato. Si fermò dandomi sempre le spalle per poi girarsi lentamente. Si avvicinò a me, finché solo un metro di asfalto ci divideva.
-Mi hai beccato Harley.- disse lui.
Riconobbi subito la sua voce roca
-Jonny?- dissi sorpresa.

• ROTTEN •  {Harley & Joker}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora