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Dopo una settimana mi rimisi in sesto. J insisteva sul farmi riposare ancora un po', ma io ero ormai stufa di stare da sola sdraiata sul letto. Si comportava così dolcemente con me, forse sarebbe rimasto così per sempre. La ferita procurata dal proiettile doveva essere cosparsa di crema e fasciata ogni giorno ed ormai era diventata un'abitudine medicarmi ogni mattina.

Mi stavo asciugando i capelli sorridendo allo specchio per il rosa shocking e il blu elettrico che coloravano le punte dei miei capelli. L'armadio dai mille colori mi faceva luccicare gli occhi per la gioia ogni volta che lo aprivo.

•Stavo ritornando me stessa.
La mia vita stava ritornando colorata•

Quando i miei capelli si asciugarono per bene uscii dal bagno per vestirmi e poter andare alla ricerca di J. Dopo essermi cambiata ed essermi specchiata per controllare che la collana con il ciondolo a J si vedesse bene, mi affrettai a percorrere tutto il lungo corridoio per arrivare davanti alla porta del suo studio.
Non mi toglievo quella collana da quando il mio Puddin me l'aveva messa.

Mi fermai davanti alla porta massiccia e bussai un paio di volte fino a quando non sentii la voce roca darmi il permesso di entrare.
Appena entrata chiusi la porta alle mie spalle e mi concentrai sull'uomo davanti a me.
-Buongiorno Puddin!- gli dissi sorridendo. Lui appoggiò la schiena alla sedia e mi fece segno di sedermi sulle sue gambe. Obbedii e mi ritrovai a pochi centimetri dal suo volto. Non riuscii a resistere e gli diedi un bacio sulle labbra. Quando mi staccai la sua mano mi accarezzò la schiena lentamente.
-Che ne dici di fare un giretto in cantina?- mi disse all'orecchio.
Come risposta gli porsi un sorriso e mi alzai. Lo aspettai per uscire dalla porta e insieme scendemmo le scale per poi prendere l'ascensore.

I piani diminuivano sempre di più, finché non arrivammo al sotterraneo, ovvero il parcheggio con ogni tipo di macchina o moto che J aveva rubato. Era come un museo. Percorremmo la strada per andare verso alla rampa di scale che portava ancora più in profondità. Alla fine della scalinata era presente una porta blindata che richiedeva un codice conosciuto solo da J. Sorpassata quella porta eravamo totalmente al di fuori del mondo, era la prigione del Joker.

Dopo aver aperto un'altra porta blindata, mi ritrovai faccia a faccia con Manuel. Era legato ad una sedia con catenacci in metallo e aveva una posizione innaturale che teneva ormai da una settimana. Non aveva più la sua giacca in pelle, non indossava più i suoi occhiali scuri. Era da solo, nessuno guardava le sue spalle.

-Ehi pantera, sei stato fortunato che Harley abbia recuperato in fretta. In caso contrario saresti rimasto legato per molto più tempo.- disse sghignazzando J avvicinandosi a Manuel e prendendolo per i capelli per alzargli la testa. Il capo dell'uomo però ricadde non appena la mano venosa mollò la presa.
-Guardami mentre ti parlo!- gridò J prendendo Manuel dal collo e facendogli inclinare il capo all'indietro sullo schienale della sedia. Un sussulto di dolore uscì dalle labbra dell'uomo incatenato.
Mi avvicinai ai due uomini e quando arrivai a fianco di J, si spostò per lasciare Manuel nelle mie mani.

-Ciao Manuel, ti sono mancata?- gli chiesi sedendomi sulle sue gambe a cavalcioni e percorrendo con le unghie tutta la lunghezza des io collo. A quel contatto J si protese verso di me per farmi staccare dall'uomo che lo aveva disonorato, ma io lo cacciai indietro con un gesto della mano.
-Non mi interrompere Puddin, sto parlando con Manuel!- dissi rivolgendo un sorriso all'uomo su cui ero seduta. J allora si allontanò e sentii i coltelli stridere uno contro all'altro. Sarebbe stata una conversazione molto animata.
-Come ci si sente ad essere incatenati e senza potere? Non hai più il tuo sorrisetto sulle labbra uomo nero. Come ci si sente ad essere inutili, come mi hai chiamato tu? Come ci si sente quando si è in trappola?- dissi con tono sempre più alto e graffiando la pelle delle sue braccia e del suo collo con le unghie provocando dei segni rossastri sulla pelle ambrata. Manuel allora contasse i muscoli e spalancò gli occhi.
-Sei veramente stupida. Sei tu quella in trappola. Sei tu in balìa di un pazzo psicopatico, non io.
Sono legato a questa sedia, ma la realtà è che sei tu quella incatenata!- disse fino a gridare
-Ti ho liberata, ma tue sei ritornata nella tua gabbia.- sussurrò infine  urtando la testa all'indietro.

-Dopo questo discorsetto credo che questa conservazione non durerà a lungo.- disse J che stava osservando la scena da lontano.

Quel giorno morì il famigerato mercenario che aveva sfidato il Joker. Con la sua morte aveva provato però quello che voleva dimostrare. Il Joker era dipendente da Harley, forse di più di quanto lei avesse bisogno di lui. Nessuno doveva toccare la regina.

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Cosa ne pensate del capitolo? Come andranno le cose adesso che Manuel è morto?
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Volevo ancora ringraziarvi per le visualizzazioni ed i voti che aumentano ad ogni capitolo❤️.
Che ne pensate della nuova copertina?
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• ROTTEN •  {Harley & Joker}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora