Si affidò alle sue mani per trovare qualcosa che potesse avvisare gli infermieri del suo risveglio; anche le sue braccia erano doloranti e sentiva delle fitte ogni volta che contraeva un muscolo. Trovò quello che cercava: un pezzo di plastica con un pulsante gommoso al centro, che premette con uno sforzo superiore alle sue aspettative, poi attese.
Lasciò vagare lo sguardo sul soffitto bianco della stanza; si sentiva stordito, come se fosse avvolto nell'ovatta. Probabilmente gli avevano dato qualche medicina e la cosa lo infastidì un poco: negli ultimi tempi l'idea di dover prendere dei farmaci lo agitava, al punto da preferire il mal di testa ad un aspirina.
Provò a muovere tutti gli arti, sentendo dolore ad ogni muscolo che usava; lo considerò un buon segno.
Proprio mentre cercava di fare leva sui gomiti e mettersi a sedere entro un'infermiera mai vista prima; quando vide cosa stava tentando di fare gli si avventò praticamente addosso.
Aveva tratti slavi e corti capelli biondi, probabilmente tinti a giudicare della sfumatura innaturale che avevano.
Lo prese per le spalle e, fissandolo negli occhi, cominciò a porgli le domande di rito per capire se aveva subito un trauma cranico; lui tenne lo sguardo fisso su di lei, rispondendo svogliatamente. Aveva gli occhi color grigio slavato.
- dove sono? – chiese una volta finiti i convenevoli; pregò che non fosse la stronza che sembrava essere.
- all' ospedale di Beacon Hills – disse mettendolo seduto – nel reparto di degenza –
- quindi non ho nulla di grave? – azzardò.
- sembra di no: sei solo pieno di lividi. Niente ossa rotte o traumi cranici, sei un miracolato. – Melissa McCall era entrata nella stanza, seguita da Scott, mentre l'altra infermiera usciva. Avevano un'espressione tutt'altro che felice, sembravano pure evitare il suo sguardo. - Ora sta qui, mentre vado a prenderti le medicine – disse la donna uscendo.
Suo figlio si andò invece a sedere accanto al letto di Stiles, ma non lo guardò né gli rivolse parola.
Lo stesso ragazzo non sapeva che dire: non sentiva nulla in quel momento nei confronti del giovane, forse era ancora sotto shock...
Dopo 5 minuti passati nel silenzio più totale, senza essersi nemmeno scambiati un'occhiata, Stiles aveva i nervi a fior di pelle: continuava a sfregarsi le mani l'una contro l'altra, irrequieto e frustrato.
- vuoi piantarla?! – esclamò Scott esasperato. – non puoi aspettare come una persona normale, con tranquillità?! –
Stiles non aspettava altro che un pretesto per attaccare briga.
- oh, scusa le tue orecchie da licantropo sono così sensibili che non sopportano il più piccolo rumore? – rispose sarcastico.
- oh, taci! – scattò il giovane.
- perdonami, dimenticavo che parlare è anche peggio per voi, ma sai noi umani non siamo abituati a non fare nulla quando il nostro migliore amico ci è di fianco. – disse aumentando ancora il livello di acidità che trapelava dalla sua voce.
- bene, cosa vuoi che faccia allora? – chiese sbuffando il ragazzo.
- potresti dirmi almeno quello che è successo mentre ero svenuto – replicò l'umano, stizzito.
Ci fu una pausa di silenzio teso.
- non lo sappiamo – disse Scott distogliendo lo sguardo da lui. Stiles lo guardò basito.
- come non lo sapete? Chi mi ha portato qui? – esclamò isterico. Se ne pentì subito, parlare gli faceva male alla bocca e alla gola.
- ti ho portato io –
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LOVE IS, ABOVE ALL, THE GIFT OF ONESELF || Teen Wolf
FanficOrmai da 2 settimane, a Beacon Hills vengono ritrovati dei cadaveri con evidenti segni di morsi. Tuttavia non è questo che angoscia e porta Stiles a mettersi al volante della sua jeep, facendola correre a velocità folli lungo le strade della città:...