Why me?

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La cercai a lungo mentre urlavo il suo modo e correvo, io detestavo correre, era la cosa che odiavo di più sulla faccia della terra.
Quando la vidi corsi più veloce e la afferrai per i fianchi.
"Hai avuto un idea terribile tesoro" dissi con il fiato mozzato.
"Io... io" scossi la testa e la presi in braccio a sacco di patate.
"So camminare" sbuffai soltanto.
"Senti, mi lasci andare?" Chiese acidamente.
"No" risposi altrettanto acidamente.
Salimmo in macchina le misi la cintura e chiusi la portiera con forza, entrai in macchina anche io e cominciai a guidare, feci grossi respiri per calmarmi.
La vidi girarsi verso di me e prese un grosso respiro anche lei, come se avesse paura di parlare.
"Sei arrabbiato?" Chiese e alzai un sopracciglio.
"Tu che dici?" Chiesi sarcastico e sbuffò.
"Mi dispiace" scossi la testa.
"Non è vero" la guardai per un po'e poi tornai a guardare la strada.
"Hai paura che ti faccia del male, ecco perché lo hai detto" sospirò di nuovo.
"È così?" Chiese e scossi la testa.
"No, certo che no" la vidi guardarmi sorpresa.
"Non sono cattivo, a meno che non mi dai un motivo per farlo" lei mi guardava e sospirò ancora.
"Dove ti va di andare?" Le chiesi
"A casa" rispose e roteai gli occhi.
"Devo studiare, ho un compito domani" spiegò.
"Andiamo in biblioteca" proposi e sbuffò.
"Tu mi fai distrarre" risi nel sentire quelle parole.
"Non in un modo positivo" aggiunse e continuai a guidare.
"Tu vai a scuola?" Chiese e scossi la testa.
"Ovvio, che domanda" sbuffai sonoramente.
"Non ci vado perché sono un criminale, non ci vado per altri motivi" lei mi guardò e dopo un po' arrivammo davanti al grande edificio che secondo il GPS era la biblioteca.
"Justin" mi chiamò.
"Dimmi" mi girai verso di lei dopo aver tolto la cintura di sicurezza.
"Questa non è la biblioteca" corrugai la fronte.
"È l'archivio" aggiunse.
"Non ti muovere, se scappi di nuovo il tuo compito sarà uno dei problemi minori" annuì riluttante.
"Ti prego, non voglio essere stronzo, poi mi arrabbio" mi guardò negli occhi.
"Non mi muovo" sorrisi debolmente.

Selena's p.o.v.

Lo vidi sorridere debolmente, aveva un sorriso dolce ma lui era tutto tranne che dolce, era pericoloso.
Guardai dietro di lui e vidi un tipo tutto insanguinato, urlai parecchio e quando Justin si girò vidi il suo finestrino sporco di sangue e quel tipo steso a terra.
"Chiudi gli occhi" questa volta gli diedi retta, chiusi gli occhi e lo sentii scendere dalla macchina.

Dopo un po' sentii i suono delle sirene delle macchine e capii che aveva chiamato la polizia, un po' mi sollevò il morale, almeno non aveva preso il corpo per poi nasconderlo nel bosco.
Sospirai e aprii gli occhi, lo parlare con gli agenti, aveva le mani insanguinate come se fosse stato lui a ridurre in quello stato quel ragazzo, vidi degli agenti mettere un sacco nero sopra la barella, era morto.
Tornai a guardare quello che sarebbe diventato mio marito, per una frazione di secondi sperai che lo avrebbero arrestato, quando notai che era arrabbiato e che l'agente aveva le manette in mano uscii velocemente dalla macchina e andai da loro.
"Justin, che sta succedendo?" Chiesi e l'agente si girò verso di me proprio come lui.
"Lo conosci?" Chiese il poliziotto e annui.
"È il mio ragazzo" risposi andando accanto a lui.
"Ti avevo detto di stare in macchina" lo guardai male.
"Non lo hai fatto" lo guardai negli occhi.
"È morto" dissi riferendomi al ragazzo e il poliziotto annuì.
"Non è stato Justin, quando siamo arrivati stavamo per scendere ma lui si è affacciato alla finestra della macchina, era già ridotto così" indicai la macchina.

Passò una mezzoretta, o almeno così credevo, continuavano a farci domande mentre altri agenti esaminavano la scena del crimine, dissero che dovevano prendere la macchina per fare dei controlli, potevo sentire la rabbia di Justin ma glielo fece fare comunque.

Ci lasciarono andare, Justin breve un borsone nero dalla macchina senza farsi vedere dai poliziotti, gli chiesi più volte cosa c'era ma lui non mi rispose, continuò a camminare anche se non sapeva dove stava andando.
Mentre camminavamo vidi Matt insieme a Lilith, i miei due migliori amici, appena li vidi corsi verso di loro e li abbracciai.
"Sel" dissero in coro, sentivo il suo sguardo su di me ma poco mi importava.
"Mi siete mancati, come sono andate le vostre vacanze tropicali?" Chiesi sorridendo.
"Benissimo, e le tue?" Chiesero e feci spallucce.
"Come quelle di sempre" risposi e Lilith rise.
"Selena" mi sentii chiamare ma finsi di non sentirlo.
"Sel" mi chiamò di nuovo.
"Quel tipo ti sta chiamando" disse Matt e sbuffai.
"Lo so" roteai gli occhi quando sentii i suoi passi dietro di me.
"Salve, mi dispiace ma ve la rubo, dobbiamo andare a studiare" mise la sua mano sulla mia spalla.
"E tu saresti?" Chiese Matt.
"Justin, il suo ragazzo" rispose e loro sgranarono gli occhi.
"Non me lo avevi detto di avere un ragazzo" disse la mia migliore amica.
"E che è carino come lui" lo guardò attentamente.
"Vola basso ragazza, ti ho appena detto che sono il suo ragazzo" sbuffò.
"Sel, seriamente, andiamo, faremo tardi e finisci per non studiare" mi prese per mano, la sua era così fredda, forse come il suo cuore.
"Ci vediamo a scuola" loro annuirono e tornammo a camminare.
Sentivo come se mi volesse chiedere qualcosa, apriva la bocca per parlare ma poi scuoteva la testa e continuava a rimanere in silenzio, mi dava fastidio.
Lo guardai un po', notai che aveva vari  tatuaggi sul collo, aveva una scritta, c'era scritto -Patience-, aveva delle ali da angelo dietro il collo.

"Perché?" Chiese e lo guardai confusa.
"Perché cosa?" Chiesi
"Perché mi hai aiuto con i poliziotti?" Chiese di nuovo, guardai la borsa che aveva in mano.
"Dimmi cosa c'è nella borsa e te lo dirò" indicai la borsa con l'indice.
"Se te lo dicessi ti metterei in pericolo" rispose sospirando.
"Beh, allora non te lo dico" sorrisi falsamente e lui mi guardò male.
"Selena" mi richiamò ma lo ignorai.
Presi un grosso respiro.
"Quanti anni hai?" Chiesi e si girò verso di me, sorrise.
"Quanti me ne daresti?" Chiese sorridendo.
"Ti prendo a sberle se non la smetti di sorridere" rise e la voglia di menarlo aumentò.
"19" risposi alla sua precedente domanda e lui scosse la testa.
"21" rispose e sgranai gli occhi.
"Cosa?" Chiesi incredula, avrei dovuto sposare uno di quattro anni più grande di me?
"Non ci sposeremo mai" mi allontanai da lui ma mi seguì.
"Hey, hey" mi afferrò per il polso con la mano libera, mi girai verso di lui e mi liberai dalla sua presa.
"Cosa?!" Chiesi alterandomi.
"Datti una calmata ok? Mi sono seriamente rotto il cazzo ora" mi guardò negli occhi.
"Ascoltami, ti ho detto che non voglio essere stronzo, odio essere stronzo" continuò a parlare e si leccò le labbra.
"Odio quando i miei ragazzi uccidono,  ma te lo giuro, non esiterò a dare il via alla caccia per la tua famiglia" si avvicinò a me pericolosamente.
"Tu non vuoi questo, vero?" Chiese e scossi la testa con gli occhi lucidi.
"Brava ragazza" ghignò.
"Andiamo ora, ti ho premesso di andare in giro" lo guardai incredula e sbuffai per poi camminare dietro di lui.
Sentivo la rabbia ribollire dentro di me, aveva osato minacciare la mia famiglia, sapevo che nostra vita dipendeva da lui ma non glielo avrei permesso più di farlo.
"Justin" lo chiamai e si girò verso di me.
"Non osare minacciare mai più la mia famiglia" dissi duramente e ghignò.
"Oppure cosa?" Chiese e distolsi lo sguardo.
"Esattamente, oppure niente" mi guardò negli occhi.
"La chiami famiglia? Guarda cosa ti hanno fatto" mi indicò e scossi la testa.
"Sei stato tu a farmi questo" dissi con gli occhi lucidi.
"Tu stai rovinando tutto" una lacrime mi rigò il volto.
"Tuo padre e tuo fratello hanno chiesto troppo a qualcuno che poi li avrebbe voluto avere indietro" mi guardò negli e distolsi lo sguardo.
"I soldi, la droga, la casa" elencò la lista delle cose che gli dovevamo.
"E poi cosa? Huh? Cos'altro mi avrebbero chiesto?" Chiese ma non risposi.
"È da anni che avanti questa storia, quattro per precisare"
"Perché ora?" Chiesi tornando a guardarlo mentre le lacrime mi rigavano il volto, appoggiò la borsa a terra e sospirò, tolse le lacrime dal mio volto.
"Basta piangere ora, non voglio vederti piangere" sbuffai e roteai gli occhi.
"Perché io?"

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