"Mia" si alzò in piedi di scatto per poi uscite fuori, ci alzammo anche io e Justin che mi prese per mano, seguimmo Jason e vedemmo un tipo che cercava di mettere le mani addosso a Mia mentre con l'altra le teneva la bocca chiusa, fu veloce, successe tutto così velocemente, non capii bene cosa accadde ma quel tipo cadde a terra mentre Jason strinse forte la moglie.
"È tutto ok, è tutto ok, sei salva. È tutto ok" cercava di tranquillizzarla mentre le lacrime le rigavano il volto.
"Ho avuto tanta paura" lei afferrò il suo volto e le tolse le lacrime che scendevano dai suoi occhi.
"Ci sono io con te e non ti lascerò ora e né mai" scosse la testa, per quanto quel momento fosse orribile loro due erano così belli.
"Promesso?" Chiese lei mentre tremava.
"Promesso" confermò per poi abbracciarla di nuovo.
"Lo ha ucciso"Bisbigliai e Justin annuì dopo aver preso il documento dalla tasca del tipi morto, si chiamava Jonathan Parker.
"Vai con loro, io mi occupo del corpo"
Disse alla moglie che scosse la testa.
"Dai, mi pequeña*, io vi raggiungo dopo" la vidi annuire debolmente e venire verso di noi.
Salimmo in macchina e Justin cominciò a guidare, non parlava nessuno, il silenzio era assordante, mi girai verso Mia e la vidi mentre guardava fuori dal finestrino con gli occhi lucidi, sembrava traumatizzata, solo allora vidi che aveva le zone sotto gli occhi gonfie, pensai che fossero soltanto le occhiaie e tornai a guardare la strada davanti a noi.
Quella scena continuava a ripetersi nella mia testa, lo aveva ucciso a mani nude e sembrava non provare nessun rimorso.
"Secondo te cosa farà con il corpo?" Chiesi a Justin dopo essermi assicurata che lei non stesse ascoltando.
"Conoscendo Jason glielo manderebbe per posta alla famiglia" rispose sospirando.
"Ma non vuole andare in prigione, farà perdere le sue tracce" aggiunse.
Fermò la macchina davanti ad una villetta, corrugai la fronte e lui sorrise.
"Te lo avevo detto che avevo comprato casa" guardai prima lui e poi la casa.
"Benvenuta a casa nostra, mamacita" sorrisi ampiamente, mi girai verso di lui e lo baciai, sorrisi quando toccò le mie guancie con le sue mani per approfondire il bacio.
"Ti amo" mi diede un bacio a stampo.
"Ti amo anche io" sorrisi e scedemmo dalla macchina, mi diede le chiavi e mi disse di andare ad aprire la porta mentre lui prendeva in braccio Mia.
Mi portai le mani alla bocca nel vedere il salotto, era stupendo, i colori non erano scuri, i mobili erano moderni ma non troppo, era un ambiente accogliente e caldo, mi sentivo a casa.
Non aspettai Justin, ero troppo curiosa per vedere il resto della casa, andai in cucina, era enorme, era grande quasi quando tutta la mia prima casa, sorrisi immaginando me e Justin mentre cuciniamo e scherziamo insieme, sentii la sua mano sul mio fianco e sorrisi per poi appoggiare la testa sulla sua spalla.
Nel primo piano c'era anche il bagno di servizio e una stanza con vari giocattoli,sapevo che spesso sarebbe venuta la sua famiglia.
Andammo nel piano di sopra, il corridoio era molto largo, infondo ad esso c'erano dei divano in pelle nera e un tavolino da caffè, nel prima porta a destra cera il bagno, poi entrammo nella stanza dove c'era Mia, il letto era accanto alla finestra dalla quale si vedeva il bellissimo paesaggio, andammo nell'altra stanza, c'era un grande letto matrimoniale, il colore che prevaleva era il bianco, come su quasi tutta la casa, e mi piaceva da morire.
"Ci sono due stanze vuote, possiamo farci ciò che vogliamo, a destra c'è l'altra stanza e qui..." non finì la frase e aprì la porta, sgranai gli occhi incredula, era la più bella di tutte le altre, i mobili erano eleganti e raffinati, dietro il letto c'erano dei quadri consecutivi con New York che facevano sembrare come se avessimo la città alle nostre spalle.
"E questa è la nostra stanza" finì la frase e lo srinsi forte a me mentre sorridevo felicemente.
"Dio quanto ti amo" misi le braccia intorno al suo collo e appoggiai la testa sul suo petto per sentire il suo cuore, era così veloce.
"Te lo avevo detto che saresti finita per amarmi" scherzò e risi per poi colpirlo scherzosamente sulla spalla.
"Il tuo cuore batte così velocemente" dissi mettendo la mano sul suo petto, all'altezza del cuore.
"Se fai così lo fa ancora di più" sospirò e risi per poi togliere la mano.
"Batte forte perché ci sei tu" spiegò e sorrisi dolcemente.
"Wow, Justin Bieber è smielato" scherzai e risi.
"Ti amo" mi diede un bacio a stampo e lo ricambiai.
"Io molto di più"
"Non è vero, mamacita" scosse la testa.
"Anche io voglio trovarti un soprannome" sbuffai e rise.
"Ah ah, non mi piace essere chiamato con soprannomi" scosse la testa.
"J?" Chiesi e scosse la testa.
"J è il diminutivo di Jason, non Justin" mi corresse e cominciai a pensare.
"E qual'è il diminutivo di Justin?" Chiesi confusa.
"Jus, credo" corrugò la fronte e feci spallucce.
"Ti chiamerò orsetto" lo vidi sgranare gli occhi e scuotere la testa mentre rideva.
"Oh GESÙ Cristo, NO!" Risi anche io per poi lanciarmi sul letto.
"Togliti le scarpe signorina"
"Va bene mamma" mi tolsi le scarpe e lo vidi accanto a me.
"Coniglietto?" Chiesi mentre lui mi guardava terrorizzato.
"Per l'amor di Dio, nemmeno mia bisnonna chiamerebbe il marito così" rise e anche io.
"Uffa però" misi il broncio e mi baciò la fronte.
"Ti chiamerò Canada" lo vidi corrugare la fronte
"Beh, sei un militare, i militari sono quelli che rispecchiano il paese"
"Va bene, Argentina" sranai gli occhi.
"Non ti ho mai detto che ho origini argentine" dissi confusa.
"Ti ricordo che conosco tuo fratello e in più ho fatto le mie ricerche" spiegò.
"Tipo che ti piace New York" disse indicando i quadri e sorrisi.
"Vorrei tanto andarci" sospirai
"E lo faremo" lo vidi prendere qualcosa dal portafogli e poi mi diede dei pezzi di carta, sgranai gli occhi incredula quando lessi cosa c'era scritto.
"Amo vederti così felice" disse mentre io sorridevo come una scema.
Il giorno seguente mi svegliai e rimasi a guardare il soffitto mentre pensavo al fatto che un giorno mi sarei svegliata in quella casa ogni giorno, magari in futuro anche con bambini, feci un grosso respiro e andai in bagno, poi sentii dei rumori provenire dalla stanza dove dormiva Mia, così andai a controllare e la vidi mentre se ne stava davanti allo specchio, sgranai gli occhi quando vidi la pelle del suo volto tutta rossa come se si fosse bruciata, vidi le lacrime rigare il suo volto.
"Mia" la chiamai e si girò verso di me.
"Perché io?" Chiese e andai ad abbracciarla anche se non capivo cosa succedeva.
"Cosa succede?" Chiesi confusa.
"È tornato molto più forte di prima" rispose togliendosi le lacrime dal volto.
"Chi?" Chiesi corrugando la fronte.
"Il lupus" rispose e sgranai gli occhi.
"Oh mio Dio" la abbracciai di nuovo mentre lei piangeva.
"Ci sarà una soluzione! C'è sempre una soluzione" la vidi scuotere la testa.
"Non c'è una cura" anche i miei occhi diventarono lucidi.
"Non è giusto, non hai fatto niente per meritarti tutto questo" scossi la testa.
"Avvolte succedono cose orribili a persone fantastiche" sentii la voce di Justin e sospirai pesantemente.
"Dov'è Jason?" Chiese lei e guardai Justin.
"Dovrebbe essere qui tra un momento e l'altro" rispose e subito dopo sentimmo suonare il campanello, Justin andò ad aprire la porta.
"No" sentii la voce del sosia del mio amore grande, mi girai verso di lui e vidi i suoi occhi diventare lucidi mentre scuoteva la testa.
"No, no, no" andò verso Mia.
"Ti prego no" vidi una lacrima rigargli il volto.
"Mi dispiace tanto" si scusò lei.
"Non ti azzardare a dirlo" la guardò negli occhi e la abbracciò.
"Siamo stati fatti per stare insieme, non ti lascio, hai capito? Te l'ho promesso tanto tempo fa"
"Sel" mi sentii chiamare da Justin che prese la mia mano.
"Lasciamoli da soli, noi andiamo a preparare qualcosa da mangiare" mi consigliò e annui.
Andammo in cucina e cominciammo a fare le omelette , lui sembrava teso e non ne capivo il motivo.
"Sai? Io e te siamo doppelganger" disse e corrugai la fronte.
"È diverso dall'essere sosia, i Doppelganger sono le ombre di qualcuno" disse
"Ecco perché quella volta avevi chiamato Jason così" dedussi e annuì.
"Anche se in realtà sono io ad essere la sua ombra, tu quella di mia"
"Abbiamo i loro stessi comportamenti, il carattere, la storia famigliare e diversa, ma abbiamo i loro difetti e pregi, anche le malattie" quando disse quello sgranai gli occhi.
"Stai dicendo che potrei avere il lupus?" Chiesi
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Marry you?
Fanfiction"devo sposare te?" Chiesi guardandolo sconcertata. "i tuoi mi devono davvero tanto, soprattutto tuo fratello" rispose senza mai smettere di guardarmi negli occhi. "sei pazzo" mi spostai da lui. "tutti voi siete impazziti" dall'ultimo capitolo. "ti...