I'm coming

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Justin's p.o.v.
Mandai un messaggio a mio fratello dove gli dicevo di portare a loro i soldi per le bollette, sospirai guardando il paesaggio intorno a noi, era tutto distrutto, presi un grosso respiro e seguii gli altri, entrammo nel camion blindato e rimanemmo in silenzio.

Erano passati più di cinque giorni da quando eravamo arrivati, tutto sembrava fin troppo calmo, non avevamo ancora avuto bisogno di agire per aiutare gli americani, sospirai e presi la foto dalla tasca dei pantaloni e cominciai a guardarla mentre ero appoggiato alla parete dell'arsenale con le armi.
"È la tua ragazza?" Sentii la voce di un ragazzo, mi girai verso di lui e annui dopo aver sospirato.
"Quando torno a casa ci sposiamo" lo vidi sorridere dolcemente.
"Non ti lascerà tornare, e sai benissimo che ci faranno tornare"  sospirai pesantemente.
"Non è la nostra guerra" lo guardai e vidi entrare anche i ragazzi.
"J, sei di guardia" mi avvisò e annui per poi uscire dal capannone che per i prossimi mesi sarebbe stato casa nostra.
Avrei dovuto uccidere?
Era quella l'unica cosa che mi turbava, non mi importava ciò che vedevo, non mi importava se venivo ferito, se le persone attorno a me morivano, io non volevo uccidere e avrei preferito morire più che farlo.
Sapevo cosa succedeva, avevo ucciso McCann anche se per poco, avevo sentito tutti i rimorsi, i sensi di colpa, la tristezza per aver spento una vita, non volevo più provarlo.
"Bieber, uomo a ore dodici" sentii la voce del capitano dalla piccola radio che avevo sulla divisa, mi guardai intorno, presi la pistola, era troppo vicino per usare grandi armi, gli sparai alla gamba e lo vidi cadere a terra.
"Era inoffensivo, forse voleva cibo" sbuffai visto che ero l'unico in quel posto con un briciolo di umanità, persino i ragazzi avevano già cominciato a perderla.
Lo vidi lanciare qualcosa, mi alzai in piedi ed entrare dentro per poi far scattare l'allarme.
"GIÙ, STATE GIÙ" urlai e poi sentii l'esplosione provocato dalla granata.
Caddi giù a terra spinto dalla potenza dell'aria in movimento.
Mi alzai in piedi e mi guardai intorno per poi prendere la mitragliatrice in mano, sentii un forte dolore al torace, lo conoscevo bene, non era la prima volta che mi rompevo una costola.
Vidi gli altri alzarsi in piedi piano piano, vidi Henry ancora steso a terra e corsi verso di lui mentre gli altri uscivano fuori per rispondere all'attacco.
"Henry" lo chiamai e sospirai sollevato quando lo sentii respirare ma il suo respiro era lento, vidi il sangue uscire dal centro del suo petto e i miei occhi diventarono lucidi.
"Eri.. eri di guardia" lo trascinai vicino a me mentre premevo la giacca sulla sua ferita per fermare l'emorragia.
"Mi dispiace, mi dispiace tanto" una lacrima mi rigò il volto.
"Devi.." fece una pausa.
"Devi dire a mamma" non finì la frase, i suoi occhi diventarono velati, la sua espressione fredda.
"Henry" lo chiamai.
"No, no, no, no" cercai di fargli il massaggio cardiaco.
"Henry giuro che ti prendo a calci in culo se il tuo cuore non torna a battere" altre lacrime mi rigarono il volto.
"Cosa devo dirle?" Chiesi perdendo le speranze, gli chiusi gli occhi, presi la mitragliatrice e uscii fuori dove si sentivano i spari.
Cominciai a sparere proprio come gli altri, sentivo la rabbia ribollire dentro di me.
Mi si finirono le munizioni e l'addome mi faceva tanto male.
"BIEBER!" Mi sentii chiamare e vidi quel ragazzo con cui avevo parlato prima, corsi verso di lui, tolsi di dosso quello stupido talebano, lasciai perdere le armi, la dovevo sfogarmi così cominciai a prenderlo a pugni finché il suo sangue non ricoprì le mie mani, presi il pugnale dalla tasca dei pantaloni e lo accoltellai.
Mi alzai da sopra di lui mentre respiravo lentamente, avevano smesso di sparare, avevamo vinto.
Guardai le mani ricoperte di sangue che poi cominciarono a tremare, feci di lunghi respiri e poi mi abbassai al livello del tipo davanti a me, tolsi il pugnale dal suo torace e subito dopo il suo sangue schizzò sul mio volto dopo il suo ultimo battito.
"Stai bene?" Mi sentii chiedere da qualcuno ma le voci sembravano così strane, ero assorto nei miei pensieri mentre guardavo le mie mani.
Fino a poco fa dicevo che non volevo uccidere più nessuno e poche ore dopo avevo ucciso un uomo a sangue freddo.
"Devo, devo fare una telefonata" mi girai e vidi il colonnello annuire.
"Puoi farlo, tutti potete farlo" ci informò.
"Sfortunatamente il cadetto Anderson ha perso la vita" strinsi le mani in pugni.
"Domani mattina faremo partire il suo corpo" gli altri annuirono, vidi gli altri membri della mia gang mentre stavano uno vicino all'altro, non andai da loro, mi sentivo strano, volevo stare da solo.
Aspettai il mio turno mentre continuavo a guardare le mie mani, entrai dentro al posto dove poco prima era morto Henry, mi guardai intorno cercando qualcosa che avrebbe potuto perforarlo, non trovai niente, vidi lo specchio e poi il mio riflesso, le gocce di sangue sul mio volto e sulla mia uniforme, guardai anche il sangue sulle mie mani.
I miei occhi diventarono lucidi, appoggiai la schiena sullo specchio e scivolai fino a sedermi a terra.
Lo avevo ucciso.
Cominciai a respirare affannosamente e continuai a fissare il vuoto mentre mi sentivo chiamare.
"Bieber, è il tuo turno" mi informò e mi alzai in piedi velocemente, presi il pugnale da terra e uscii per poi andare a fare la telefonata.
Il telefono squillò parecchie volte finché finalmente non rispose.
"Pronto?" Sentii la sua voce e sorrisi.
"Sono Justin" guardai davanti a mentre attorcigliavo il filo del telefono intorno al dito.
"Oh mio Dio! Allora sei vivo!" Sentii il sollievo nella sua voce.
"Anche se c'è voluto poco" sospirai pesantemente.
"Di cosa stai parlando?" Chiese.
"Siamo stati attaccati" mi leccai le labbra e sentii il sapore del sangue.
"Parti per il Canada, domani vengo anche io anche se per poco" guardai gli altri che mi fissavano.
"Cazzo guardate? Volete che vi stacchi la testa a calci?" Chiesi acidamente.
"Justin" mi richiamò e sbuffai.
"Sono parecchio lontano per tenermi al guinzaglio, amore" roteai gli occhi.
"Oh mio Dio, sei peggio di Jason!" La sentii sbuffare.
"A proposito di Jason, ricordati che anche se sembra buono, alcune volte, è pur sempre Jason" guardai la mano e pensai al fatto che ormai ero come lui se non peggio.
"Non sei ferito, vero?" Chiese e sospirai.
"No, io sto bene" mentii, era inutile dire la verità, si sarebbe preoccupata inutilmente.
"Ora fai come ti dico, prenota il biglietto, vai in Canada e resta a casa dove ci sta Kai" mi leccai le labbra.
"Non potrò rimanere più di un giorno e voglio vedere tutti quanti" mi morsi il labbro inferiore.
"Va bene" sorrisi debolmente, almeno stava facendo ciò che le dicevo.
"Mi manchi" la sentii sospirare e nel sentire quelle due parole, i miei occhi diventarono lucidi.
"Mi manchi anche tu"
"Ci vediamo domani" guardai il colonnello.
"Ti amo" chiusi la chiamata.
"Cosa ti fa pensare che ci andrai? Abbiamo bisogno di uomini" mi guardò.
"Oh beh certo, essendo il miglior amico di Henry, penso che dovrei andarci visto che conosco anche la sua famiglia" risposi acidamente ma sembrò darmi retta.
"Per la notte andremo nel capannone degli americani" ci informò e ci dirigemmo là.
Mi feci la doccia e invece di indossare la divisa indossai dei normali vestiti mentre aspettavo quella pulita.
Non vedevo l'ora di stare con la mia famiglia, non vedevo l'ora di stare con lei.

Marry you?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora