Please don't go

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Scossi la testa e gli occhi diventarono lucidi per l'ennesima volta.
"Il Canada è una paese calmo" ripetei le sue stesse parole.
"Le truppe americane sono in difficoltà, così hanno chiesto aiuto" rispose e una lacrime mi rigò il volto.
"Ecco perché hai litigato con Kai e tuo padre, non vogliono che tu parta" dedussi e lui annuì.
"Partono anche i ragazzi?" Chiesi e annuì.
"Non tutti" rispose, sospirai e distolsi lo sguardo.
"Sel" mi chiamò ma non risposi.
"Gomez" mi afferrò il volto e mi tolse le lacrime dal volto.
"Tornerò da te" mi guardò negli occhi.
"Promesso?" Chiesi e sorrise.
"Promesso" rispose dolcemente e sorrisi amaramente.
"Non è giusto" scossi la testa.
"Pensavo di aver preso una decisione ma come posso farlo se sei a migliaia di chilometri lontano mentre rischi la vita" lo sentii sospirare, avvicinò a me e mi baciò, fui sorpresa da quel gesto ma non lo respinsi, anzi, ricambiai il bacio e quando ci staccammo mi guardò negli occhi.
"Andiamo a mangiare" scese dalla macchina e io feci lo stesso.
Camminammo in silenzio e poi vidi che era vuoto proprio come la prima volta, vidi un tavolo apparecchiato per due, sorrisi debolmente, era tutto decorato in modo stupendo.
Ci sedemmo uno davanti all'altro e dopo che il cameriere ci portò le ordinanzioni, mangiammo in silenzio, si poteva sentire il rumore delle nostre posate che toccavano il piatto.
"Quando parti?" Chiesi e alzò lo sguardo, bevve un sorso di vino e poi rispose.
"Domani" rispose e sospirai.
Finimmo di mangiare e si alzò in piedi, mi porse la mano e sorrise.
"Concedimi questo ballo" sorrisi debolmente e afferrai la sua mano, partì la canzone 'A thousand years', amavo quella canzone, lo guardai sorpresa e lui sorrise.
"So tutto di te" risi nel sentire quella frase, cominciammo a ballare, eravamo così vicini, sentivo il suo respiro sulla mia pelle.
"Quando tornerai?" Chiesi.
"Non lo so" rispose e appoggiai la testa sulla sua spalla.
"Non osare morire o vengo ad uccidere tutti quanti" lo minacciai e rise.
"Non sai nemmeno caricarla la pistola" mi prese in giro.
"Potrei farmi insegnare" mi difesi e rise di nuovo.
"Insomma, dovrei sapere usarla, criminali mi attaccano ogni giorno" lui mi guardò negli occhi e scosse la testa mentre sorrideva.
"Finché sarai con me, nessuno oserà sfiorarti" sorrisi, la canzone finì e lo vidi guardarmi negli occhi.
"Dovremmo dare una risposta a Jason" mi ricordò e annui.
"Lo so" lo vidi prendere un grosso respiro, si morse il labbro inferiore e mise la mano in tasca, tirò fuori un tesserino.
"Visto che,grazie al miglior insegnante sulla terra, sei un'ottima autista, ecco la tua patente" me la porse
"È falsa" lui scosse la testa ironico.
"Ma che tici?" Chiese e risi per poi prenderla.
"Scemo" rise anche lui e misi la patente in tasca dei pantaloni.
Continuammo a ballare di nuovo dopo che lui fece partire la canzone di nuovo, mentre i nostri corpi si muovevano al ritmo della musica, la mia mente viaggiava tra i pensieri.
Mi immaginai con un abito bianco, il più ampio mai visto prima, con la coroncina che mi teneva il velo in festa, con la fede al dito, immaginai lui con lo smoking, vestito in modo elegante, sarebbe stato da Dio ma lui era bellissimo sempre.
Pensai al fatto che forse quella non era una maledizione, pensai al fatto che forse dovevo essere grata ma poi mi tornarono in mente le minacce, i suoi cambiamenti d'umore, il fatto che sarebbe partito per chi sa dove.
Passammo tutto il pomeriggio insieme, mandai un messaggio a mamma dove le dicevo che ero con lui visto che avevo una decina di chiamate perse da parte sua.
"Ti va di stare con me questa sera?" Chiese e lo guardai negli occhi.
"Niente cose sconcie, giuro" alzò le mani in segno di resa e rise, io feci lo stesso.
"Solo perché non ti vedrò per un bel po'" risposi e lui sorrise vittorioso.
Pagò il conto e decisi di guidare io visto che aveva bevuto, era solo un bicchiere ma io ero paranoica e avevo paura.
Mentre guidavo vidi che appoggiò la testa sul finestrino e chiuse gli occhi, stavo per chiedergli se aveva sonno ma sembrò leggermi nel pensiero.
"Non ho sonno" lo sentii sospirare, lo guardai per poco e lui si passò le mani tra i capelli.
"A dir la verità, da quando ho scoperto che sarei dovuto partire, dormo pochissimo" mi morsi il labbro e fermai la macchina davanti all'hotel.
"E da quando lo sai?" Mi girai verso di lui.
"Qualche settimana" rispose senza nemmeno guardarmi, sospirai e scesi dalla macchina.
Andammo nella sua stanza, mi diede una maglietta da indossare, era enorme ma molto comoda, tornai nella stanza dopo essere stata in bagno e lo vidi già sotto le coperte, mi sdraiai accanto a lui e subito dopo mi abbracciò.
"Questa me la tengo" mi riferii alla maglietta.
"Ma è la mia preferita" risi e feci spallucce.
"Sarà come averti con me quando non ci sarai" mi girai verso di lui e lo guardai negli occhi.
"Aww, da stronza e acida alla sdolcinata" rise e lo colpii scherzosamente.
"Oh, se la mettiamo così, spero che quando andrai là ti rapiranno quelli dell' ISIS e ti facciano saltare in aria il tuo culo" rise e nuovo per poi ghignare.
"Smettila di farlo" era inquietante il fatto che era molto più bello quando ghignava.
"Già, poi non puoi resistermi" risi e scossi la testa.
"Certo che posso" alzò un sopracciglio mentre mi guardava scettico.
"Dai, dormi che domani ci dobbiamo svegliare presto" appoggiai la testa sulla sua spalla dopo avergli dato un bacio sulla guancia.
"Notte" dissi.
"Notte, sel" mi baciò la testa e chiusi gli occhi.
Lui si era addormentato subito, probabilmente perché non dormiva da parecchio e in più il viaggio lo aveva stancato, si notava dai suoi occhi che era stanco da morire.
Pensai al fatto che stavo perdendo un'altra persona a cui volevo bene ed ero scioccata dal fatto che gli volevo bene veramente ma sapevo benissimo che quello non era solo volergli bene, non baciavo quelli a cui volevo bene ma non era nemmeno amore, o almeno non ancora.
I miei occhi diventarono lucidi, ero così stanca di vedere le persone andarsene, Melissa, una mia vecchia amica, Lilith, Justin, se ne stavano andando via tutti.
Sentii la suoneria di un telefono, mi guardsi intorno ma non lo vidi da nessuna parte, capii che ce lo aveva sotto il cuscino.
Lo vidi mettere la mano sotto il cuscino e prenderlo senza nemmeno aprire gli occhi, rispose alla chiamata.
"Bieber" disse con la voce impastata dal sonno.
"Kai che cazzo vuoi?" Siamo nel cuore della notte" risi nel sentire quella frase, erano soltanto le 23 e qualcosa.
"È uguale" sbuffò
"No, mentre sarò via, nessuno farà niente" quando capii che stavano parlando della gang smisi di ascoltarli, meno sapevo e meglio era.
"Dormi" mi strinse forte a sé.
"Non ho sonno" sospirai.
"Se la smetti di pensare vedi che ti addormenterai" lo guardai e notai che non aveva aperto gli occhi.
"Jay" lo chiamai e lo vidi sorridere.
"Dimmi mamacita" fece sprofondare la sua testa nel cuscino, stava morendo di sonno.
"Non voglio perderti" scosse la testa.
"Non.." non finì la frase perché sbadigliò.
"Non mi perderai" finì la frase e lo guardai, sembrava un angioletto, mi ricordai di quando lo aveva detto di Jason.
"Ora dormi o mi incazzo" risi nel sentire quella frase.
"Non sto scherzando, continui a muoverti, trova pace" rise anche lui.
"Ma butti caldo" risi riferendomi al fatto che ero appiccicata a lui.
"Oh, peccato, io non mi muovo e a te non ti lascio andare" mi strinse più forte a sé.
"Non andrei da nessuna parte" dissi a bassa voce ma lui sentì comunque visto che subito dopo mi baciò la testa.
Proprio come prima lui si addormentò subito, cercai di muovermi il meno possibile ma odiavo stare ferma, non ero come lui, mentre dormiva non si muoveva di mezzo millimetro, mi assicurai più volte che stesse respirando.
Quella volta non ero io a muovermi ma bensì lui, sembrava star facendo un brutto sogno ma dopo poco sembrò calmarsi.
Ero tentata dal prendere il telefono e usarlo ma sapevo che la luce del telefono lo avrebbe svegliato dato che era diereo di me, sospirai pesantemente e mi limitai a guardare l'ora, erano già l'una e mezza, tra cinque ore lui se ne sarebbe andato.
Avrei voluto prenderlo a calci in culo, quale sano di mente si arruolerebbe di spontanea volontà?
Ok, lui diceva di amare il suo paese e lo ammiravo per quello ma poteva amarlo senza arruolarsi.
Ricordai, essere un militare gli dava per il permesso di tenere in casa  armi come le mitragliatrici ecc ecc..

Aprii gli occhi e vidi che non era steso accanto a me, mi sedetti velocemente e la paura si impadronì di me, non poteva essersene andato senza salutarmi.
Quando lo vidi uscire dal bagno, feci un sospiro di sollievo e lo guardai attentamente, sembrava un Dio Greco, il suo corpo era bagnato da piccolissime goccie d'acqua, i capelli erano bagnati ma sembravano pur sempre morbidi, aveva una asciugamano legato alla vita.
"Buongiorno" sorrise ghignando.
"Buongiorno un corno" sospirai pesantemente e continuai a guardarlo.
"Pensavo mi odiassi e che il mio culo esploda per colpa dell'ISIS" risi e scossi la testa.
"Lo sai benissimo che non ti odio" mi guardò sorpreso.
"No, non lo sapevo" mi avvicinai e andai verso di lui.
"Te l'ho già detto" lo guardai negli occhi.
"Anche io ti ho già detto che non tj farei mai del male, eppure non mi credi" sospirai e distolsi lo sguardo.
"Ti voglio bene, Justin, davvero tanto" si leccò le labbra.
"Peccato, perché io ti amo" fui io a distogliere lo sguardo.
"Ei, è tutto ok, abbiamo tutta la vita davanti" sorrise per poi baciarmi la fronte.
"Come fai?" Chiesi corrugò la fronte.
"Sembri calmo" spiegai e prese un grosso respiro.
"A dir la verità sto morendo dentro" rispose alla mia domanda e lo abbracciai fregandomene del fatto che era tutto bagnato.
"Non te ne andare" lui ricambiò l'abbraccio e mi accarezzò la schiena.
"Sarà come avermi qui, troverò il modo per romperti le palle anche da là" scherzò ma i miei occhi diventarono lucidi.
"Non sto scherzando" scossi la testa e lo guardai negli occhi.
"Non sta a me decidere, mamacita" sospirò.
"Mi accompagni all'aeroporto?" Mi chiese ma scossi la testa.
"Non credo che riuscirei a lasciarti andare" una lacrima mi rigò il volto.
"Sono stanca di vedere andare via.." non mi fece finire la frase perché mi baciò.
"Non sono tutti" mi baciò di nuovo.
"Tornerò da te" mi guardò negli occhi.
"Ti prego, non farlo" anche i suoi occhi diventarono lucidi.
"Mi dispiace" distolsi lo sguardo e annui per poi andare in bagno.
Quando tornei lo vidi indossare la divisa da militare, persino in quella era stupendo.
"Quando arrivo troverò un modo per contattarti" mi informò mentre si sistemava la cintura.
"Ti prego, non andartene"

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