Chapter 18

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Ripresi coscienza di ciò che stava per accadere di nuovo. Come era stato possibile? Mi guardai, ero quasi nuda. Non persi tempo a cambiarmi e a mettere qualcosa di più comodo, poi scesi velocemente per vedere chi era colui che aveva osato disturbare tutto ciò.
Scesi e vidi che sulla soglia di casa c'era il corriere giapponese che ci portava il cibo che avevamo ordinato. Graziano pagò ed il ragazzo se ne andò. Pellé chiuse la porta alle sue spalle e mi sorrise.

P: stavi meglio senza vestiti

Io: scemo.

P: belli quei pantaloncini, dove li hai comprati?

Io: mi sembra che un certo giocatore del Southampton me li abbia regalati, c'è un altro paio sopra.

P: vado a metterli e torno

Sali le scale ed io misi le cose in tavola, così da poterle mangiare.
Quando tornò era ancora a petto nudo, solo che aveva sostituito i pantaloni della divisa con un paio di pantaloncini da gioco.

Io: potevi metterti qualcosa addosso

P: perché, non ti piaccio così?

Io: certo, ma..

P: lo sapevo, lo hai ammesso

Io: basta, dai mangiamo

Ci sedemmo a tavola e guardammo la TV. Non trasmettevano nulla di che pertanto Graziano continuava a cambiare canale continuamente.

P: comunque dovresti coprire quel marchio

Mi girai verso di lui e vidi che mi stava guardando.

Io: quale marchio?

P: quello che hai sul collo, te l'ho fatto prima.

Io: me ne ero completamente dimenticata. Cosa ti è saltato in mente? Come mi presento domani a lavoro?

P: voi donne usate il fondotinta, ne avrai uno che compre anche queste cose, no?

Io: spero funzioni. E se qualcuno dovesse scoprire qualcosa? Oh mio Dio no no no

P: calmati, è solo un succhiotto, cosa potranno mai dirti.

Io: beh potrebbero licenziarmi perché invece di fare tirocinio vado a far festa con i giocatori.

P: ti proteggerò io da qualsiasi accusa, stai tranquilla.

Io: se proprio volevi farlo potevi farlo da qualche altra parte non credi?

P: bene, mi hai dato libero accesso al tuo corpo.

Io: non ho detto questo, ho solo detto che potevi farlo in un punto meno evidente.

P: va bene, scusa. Mi farò perdonare.

Finimmo di mangiare a ci mettemmo sul divano a guardare un film. Ci sedemmo l'uno accanto all'altro ed io mi accoccolai a lui, mi stavo inebriando del suo profumo, era davvero qualcosa di spettacolare.

Io: grazi, cosa siamo?

P: in che senso?

Io: dopo quello che è successo ieri sera e quello che stava  per succedere prima, noi cosa siamo?

P: non saprei dare una risposta alla tua domanda. Io con te sto da Dio, tu mi capisci, mi comprendi e soprattutto mi tranquillizzi. Sento che c'è qualcosa all'interno di me che mi fa provare sensazioni uniche quando sto con te, sento che alche il solo fatto di averti vicino mi migliora la giornata, sei la ventata di aria fresca in una giornata afosa, non so come dirlo, ma tu mi stai cambiando. In bene ovviamente, ma hai questo effetto paradisiaco nel misi confronti che non saprei descrivere.

Lo guardai stupita mentre pronunciava quelle parole. Era sincero, lo potevo vedere dal suo sguardo, i suoi occhi brillavano e lo conoscevo abbastanza da poter dire che tutto il discorso provenisse dal suo cuore.

Io: nemmeno io so cosa dire, le tue parole sono davvero molto belle, io, io, io penso che anche tu mi stia cambiando, non lo so, ma quando sono con te mi sento strana, le gambe mi tremano e quando mi chiami con quei nomignoli il mio cuore perde un battito, quando ieri sera avevo finalmente capito che tutto ciò che volevo eri tu mi sono sentita realizzata, quando poi ho pensato che tu stessi scopando con una Troia il mondo mi è caduto addosso, tu mi fai dimenticare il mio passato, ciò che è successo, riesci a farmi stare bene, sei un punto di riferimento.

P: aspetta aspetta, tu eri gelosa?

Io: ma hai ascoltato il discorso?

P: si, ma ora voglio sapere quante volte sei stata gelosa di ciò che ho fatto.

Io: questo argomento non centra niente con quello che stiamo dicendo, vuoi capire solo la tua? Io davvero non sopporto le persone che fanno così, io parlo di una cosa seria e loro mi interrompono per una cavolata detta di getto senza aver pensato..

Stavo parlando a vanvera, come una macchinetta.
Graziano posò le sue labbra sulle mie.

P: non la smettevi di parlare ed ho pensato che questi fosse l'unica soluzione. Comunque penso di provare qualcosa per te, non ne sono ancora pienamente sicuro, ma mi ha fatto piacere sapere che io per te sono tutto.

Arrossì a quelle sue parole, mi aveva ascoltata ed aveva persino ricambiato i miei sentimenti se così possiamo chiamarli.
Mi accoccolai a lui e tornai a guardare la televisione. Poco dopo mi addormentai, sentii delle labbra sulle mie e qualcuno alzarmi di peso e portarmi a letto. Lo sentii stringermi a sé e poi più niente. La mattina seguente mi svegliai ancora tra le sue braccia, mi alzai cercando di non svegliarlo e mi diressi verso la cucina per preparare la colazione.
Alle 8 la sveglia suonò e Graziano fu costretto ad alzarsi dal letto.

Io: buongiorno dormiglione

P: buongiorno raggio di sole, hai preparato la colazione? Sei un tesoro.

Lasciò un dolce bacio sulla mia tempia e si accomodò nella sedia di fronte.

Io: a che ora iniziano gli allenamenti?

G: alle 9.30, ma alle 9 dobbiamo essere la per discutere della partita che abbiamo giocato.

Io: quindi io posso venire alle 10?? Così intanto metto a posto la casa.

G: no dai, vieni anche tu, ormai sei parte integrante della squadra e dal momento che hai osservato la partita e puoi dare dei consigli ultimi anche sulle condizioni dei giocatori.

Io: ne sei sicuro?

Lo guardai dubbiosa mentre continuava a mangiare i suoi cereali, alzò lo sguardo verso di me

Io: cioè, non vorrei esser un impiccio.

Avvicinò la sua mano alla mia e la strinse con dolcezza.

G: non sei un impiccio, anzi ormai tutti si sono affezionati a te e ti ritengono un elemento fondamentale della squadra.

Gli sorrisi e tornai a mangiare. Poco dopo ci cambiammo e ci avviammo verso il campo da gioco. Quando arrivammo c'erano tutti i ragazzi riuniti in un cerchio che ridevano mentre guardavano qualcuno che parlava.

Io: la riunione è iniziata prima?

G: no, e poi all'altro? Non è possibile. Andiamo.

Ci avvicinammo verso il gruppetto.

G: che succede?

Il cerchio si aprì e rivelò una figura al suo interno.

Io: Mamma????

E ti ricordo che non siamo soli a combattere questa Realtà Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora