Capitolo 9 - Nel bianco

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Giovanni pov



Parcheggio la macchina all'entrata di un vicolo sterrato che da sui campi, in un paesino sulla strada di casa.
Il silenzio regna sovrano; al di fuori della vettura il cielo è cupo, il paesaggio innevato riflette la poca luce rimasta, rendendo ancora possibile vedere senza una luce artificiale.
Andrea sospira nervoso, lo guardo: fissa il basso, verso ai suoi piedi, muove le sue mani per cercare di alleviare un fortissimo stress.
Anche io mi sento un po' sotto pressione, ma mai quanto lui; mi spaventa questa cosa.





Andrea pov



Mi sento bollire, in contrasto col freddo dell'aria.
Fatico anche a respirare, il mio cuore pulsa violentemente contro il polmone sinistro.
Schiudo le labbra, tremano dal nervoso, e provo a parlare, ma non riesco: sono bloccato, la voce non vuole uscire!

Click, mi giro di scatto, Giovanni si sta sfilando la cintura; lo copio, rendendomi conto del fatto di quanto sia stato stupido nel non averlo fatto precedentemente.
- Tranquillo, non essere così agitato- sento il suo tono leggermente nervoso.
-Ti devo dire una cosa. Una cosa molto importante e..- interrompo la frase, il tempo di ritrovare coraggio.
-Importante e molto imbarazzante- contraggo le mani, mentre le attorciglio l'una con l'altra.
-C'entra con la persona che mi piace- aggiungo.
Mi guarda, nella penombra, inespressivo; altri lunghissimi secondi passano in quella scatola di metallo, mentre fuori i fiocchi cadono inesorabilmente al suolo, lanciati dal vento.
-Sai che sono qui, non ti butterei mai fuori da qui a calci, intesi?- sembra quasi ironica la frase.
-Te sei il mio migliore amico, mi resterai sempre accanto, giusto?- gli chiedo, fissando lo scomparto ciuso davanti alle mie ginocchia.
-Esatto-
-Ok. Devi sapere che la persona di cui mi sono innamorato...- mi trema il respiro, la voce si fa fragile.
-...E' un ragazzo- l'ho detto, l'ho finalmente ammesso! Eppure non mi sento meglio, anzi; ora dovrò affrontare la sua reazione.

Resta lì, immobile, in silenzio.

Rivolgo gli verso di lui, distoglie immediatamente lo sguardo da me e si mette a guardare oltre il vetro frontale.
-Aspetta, sei bisex?- si limita a pronunciare, con tono incredulo.
-Penso di si- mi sento uno straccio, come se avessi commesso un crimine orrendo.
-Non me lo sarei mai aspettato-
-Nemmeno io, e me ne vergogno. Per favore, non voglio farti schifo- ormai la mia voce è a pezzi, frantumata.
-Devo solo metabolizzare un attimo la cosa- mostra uno strano sorriso.

Sento il rumore della porta, Giova esce dall'auto, esponendosi alla torrenziale discesa della neve.
Gli faccio schifo? Adesso cosa faccio?! Non potrei sopportare che il ragazzo che amo mi odi.
Tiro svelto la maiglia ed esco di forza; fisso il mio migliore amico: è lì, fermo, che da le spalle alla portiera, mentre giarda il cielo scuro sopra di sé; il suo viso sembra triste.

-Mi odi?- gli domando, l'ansia si sta lentamente trasformando in tristezza.
-No, certo che no. Sei il mio migliore amico, essere bisex non è una cosa di cui ti devi vergognare, sei così e bona- mi rivolge lo sguardo, ricco di comprensione, ma anche criptico nei suoi particolari; mi dirigo verso di lui.
Ci uniamo in un abbraccio, mi sento stringere più forte del solito, come se anche lui avesse fortemente bisogno di quel contatto.
Sento i piccoli fiocchi appoggiarsi sul mio collo e sciogliersi in acqua gelida, che prosegue fin dentro al cappotto, ma non m'interessa ora.
-Grazie- mi limito a dire, nel mezzo delle sue braccia.
Rimaniamo lì, fermi, in mezzo al silenzio.
-Hey, ti sei calmato ora?- mi sorride, i nostri visi sono a pochissimi centimetri di distanza, sento il suo respiro frantumarsi contro la mia pelle.

Resto con la bocca socchiusa, mentre fisso tremante le sue labbra; non posso lasciarmi andare e baciarlo, deglutisco dal nervoso che mi suscita quella situazione.
Mi stringe nuovamente, magari rendentesi conto del mio stato; mi ritrovo ancora più vicino, non resisto.
Lo bacio.

In una frazione di secondo fortissime emozioni mi assalgono, circolano nel mio sangue come gas bollente.

Appena mi rendo conto di cosa sto facendo mi tiro indietro di scatto, Giovanni è sorpreso, i suoi occhi trasmettono un qualcosa di triste, sembrano trasparire paura.

-Scusa non volevo, non era mia intenzione- mi giustifico repentinamente, ma senza ottenere, almeno subito, risposta.
-Non fa niente-
-Torniamo in macchina, qui fuori rischiamo di prenderci un accidente- continua.
Lo seguo fin dentro la vettura.
Gira la chiave, il motore torna a far rumore; con una piccola retromarcia il ragazzo gira l'auto e ritorna in strada.


Passiamo tutta la parte restante del tragitto in silenzio; arriviamo di fronte casa mia.
-Scusami ancora per prima-
-Ti ho detto di lasciar stare, so che non volevi farlo, è stata la situazione- sentenzia lui; peccato che io in realtà io volevo davvero baciarti, visto che ti amo...
-Ci vediamo domani per registrare, buonanotte-
-Ok, buonanotte- lo vedo allontanarsi, giù per la via.





Giovanni pov



Prendo il mazzo di chiavi dalla tasca ed apro la porta d'ingresso, appendo il cappotto in corridoio e vado dritto in bagno.

Mi spoglio, rimanendo in mutande; per caso mi guardo allo specchio: "Andrea è bisex, gli piacerei se mi vedesse così?" penso, con lo sguardo fisso sul mio riflesso.
Mi sciacquo la faccia e vado in camera, indosso i primi pantaloncini che trovo e mi sdraio nel letto.

Ripenso a quello che è successo sotto la neve, un'ora prima.
Dubbi e domande mi riempiono la mente, non so se riuscirò a dormire stanotte.

Sotto la soglia del visibile [Camperkiller]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora