Capitolo 13 - Sensi di colpa

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Giovanni pov




Come posso essere stato così stronzo?
Sono arrabbiato con me stesso per quello che ho fatto, non se lo meritava.
E ora, come andranno le cose in futuro tra di noi? Questi pensieri mi fanno stare male al punto tale da sentire del malore fisico.
Provo a chiamare Andrea, ma nel mio orecchio riecheggia solo un suono periodico e assente.
Riprovo più volte, ma ottengo lo stesso risultato; ok, non mi vuole parlare, allora vedrò di andare fisicamente da lui!


Mi cambio, metto le scarpe, una felpa presa tra le tante in giro per camera ed esco in direzione di casa sua.
Cammino velocemente, con passo nervoso; perché sono così tanto infastidito e preoccupato allo stesso tempo?


Raggiungo l'entrata della sua abitazione e premo il pulsante del citofono.
Sento un suono elettrico, valico il cancellino.
La porta d'ingresso si apre, facendo uscire la madre.
-Ciao- mi sorride, come suo solito.
-Ciao, mi dispiace essere venuto senza preavviso, ma devo parlare di una cosa con Andrea- contraccambio il gesto, sforzandomi di non sembrare inquieto.
-Ma non è in casa, mi dispiace-
-Ah, e sai quando tornerà?- cavolo, che palle.
-É andato a Milano da Matteo, ma quella testa di legno non mi ha detto quando tornerà- sbuffa.
Mi contengo per non imprecare di fronte a lei; come ha potuto andarsene così senza nemmeno avvisarmi?! Che razza di comportamento infantile, che cazzo!
-Non lo sapevo, scusa per il disturbo-
Ci salutiamo e vado con passo spedito verso casa mia.


Appena rientrato riprovo a telefonare, senza ottenere risultati positivi.
Conseguentemente opto per scrivergli, almeno riuscirà a leggere un dannato messaggio, anche se non mi vuole sentire.








Andrea pov




Una voce elettronica m'informa che il treno è in dirittura d'arrivo alla stazione di Milano centrale.


Le ruote si fermano, vedo la gente iniziarsi ad ammassare verso le porte.
Esco dal treno è passo il posto di controllo all'ingresso dell'enorme palazzo in marmo.
-Andre!- sento la voce di Matteo che urla; in pochi secondi rilevo la sua posizione e mi dirigo verso di lui.
-Hey! Come stai?- lo saluto calorosamente.
-Tutto bene, bentornato a Milano!- mi stringe la mano.
-Ora dobbiamo prendere la metro per raggiungere la macchina- conclude.
Scendiamo un paio di rampe di scale mobili e ci dirigiamo al binario.


Entriamo in casa, il ragazzo barbuto mi consiglia dove appoggiare le cose.
-Hai fame?- mi domanda.
-Un po', il viaggio è stato un pochino pesante e non mi ero portato nulla dietro da mangiare- scompare in cucina.
-Cosa preferisci? Ho patatine, crackers... robe così insomma. Guarda anche te e prendi quello che vuoi-
-Ok, ora vedo-
Mi dirigo verso di lui, ma proprio all'entrata della stanza ci scontriamo, a causa del poco spazio e della mia distrattezza.
-Oh, scusa. Ero distratto- mostro una faccia da ebete.
-Tra. Io vado a cambiarmi, per i letti facciamo come solito?-
-Va bene-
~Solo io li vedrei bene insieme? S7Omper? S7amper? Stampante(?)

Indagando nell'antina trovo un pacchetto di popcorn da far scoppiare in forno a microonde; mi sembra una buona scoperta, li faccio.
Dopo i minuti necessari per farli esplodere, mi reco da Teo con la ciotola di plastica in mano.
-Ne vuoi?- gli porgo il contenitore.
-Ok- allunga la mano e ne prende una manciata.
-Se vuoi puoi stare in sala a giocare mentre finisco di montare. Stasera usciamo, così mi spieghi che è successo-
-E dove?-
-Conosco un posto, non costa tanto ed è bello. Inoltre domani vorrei fare colazione da Arnold, a te andrebbe?-
-Non ricordo cosa sia-
-È tipo uno Starbucks, compri e stai lì quanto vuoi, c'è internet-
-Va bene allora-

Sotto la soglia del visibile [Camperkiller]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora