Capitolo 14 - Sorpresa pianificata

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Andrea pov

-Andrea, mi dispiace per quello che ti ho detto ieri sera, non so perché l'ho fatto. Ho provato a chiamarti, sono anche andato a casa tua per cercarti. Ho saputo che sei a Milano.
Ti prego, risolviamo questa cosa, parliamone- fisso i caratteri di quelle frasi, dimenticandomi pure di sbattere gli occhi.
No, non posso perdonarlo solo grazie ad un messaggio del cavolo; spengo lo schermo del cellulare e lo infilo in tasca, mi preparo ad uscire con Teo.

Lo trovo ad aspettarmi spaparanzato sul divano, mentre osserva il suo smartphone.
-Ci sono- affermo.
-Bene, allora possiamo andare- si alza con uno slancio, per poi affiancarsi alla porta d'uscita.
Scendiamo le scale ed usciamo, ci ritroviamo fuori, in mezzo alla città.

Camminiamo una decina di minuti, per poi entrare in un locale non molto grande, in stile moderno; ci accomodiamo in un tavolino per due, in un angolo.

-Allora, come mai sei voluto venire qui a Milano?- mi domanda curioso.
-Dovevo andarmene in un posto più... "tranquillo"- rispondo leggermente introverso.
-Questo lo so, ma perché?-
Arriva la cameriera, chiedendoci cosa volevamo ordinare; prendiamo un drink, una birra e qualcosa da mangiare, la fisso mentre ticchetta sul suo palmare con una penna per il touch.
Ci ringrazia e scompare tra la sfilza di tavoli e persone sedute.

-Quindi?-
-Che ansioso che sei- sospiro.
-Allora, diciamo che ho lasciato Erica, perché mi sono accorto di non provare più le emozioni che sentivo un tempo- abbasso leggermente la testa.
-Ah, cavolo, e perché non ce lo hai detto? Non devi fare sempre l'Andrea stronzo e cinico, sai? Ti avremmo aiutato- sento la sua preoccupazione in quelle parole, mi conforta ciò.
-Non volevo, e poi c'era Giova a confortarmi. Comunque, dicevo, ho rotto con Erica principalmente... perché ho iniziato ad innamorarmi di un'altra persona- lo vedo interessato.
-E chi sarebbe questa persona?-
-Forse lo capirai col continuo della storia-
La cameriera ritorna al nostro tavolo, porgendoci serena dal suo vassoio la nostra ordinazione.

Impugno il calice e bevo qualche sorso, prima di continuare.
-Il motivo per cui ho voluto andarmene però risale a Giovanni-
-Cosa sarebbe successo di tanto grave tra voi due?-
Mi prendo un momento, prima di rispondere.
-Mi ha aiutato davvero molto a riprendermi, ma da quando gli ho voluto rivelare una cosa riguardante la persona che mi piace ha iniziato a trattarmi di merda- sento il mio tono diventare più duro.
-Quindi la conosce. Che cosa vi siete detti?- faccio un mezzo sorriso dal nervoso, ora devo dirgli tutto.
-Stavamo tornando da un'uscita con amici, eravamo in macchina solo noi due e gli ho detto... che la persona che mi piace è un ragazzo- mi preparo ad un eventuale reazione.

Mi guarda, con un'espressione stupita, che poi si modifica, facendo trasparire comprensione.
-Lui come c'è rimasto?- lo sento più serio.
-L'ha presa abbastanza bene, penso. Siamo scesi e ci siamo abbracciati, ma quando ero così vicino, diciamo... che l'ho baciato- ripensando a ciò sento l'imbarazzo di quel momento riaffiorare.
-Quindi è lui il ragazzo che ti piace, giusto?-
-Si. Me ne sono andato perché ieri, di ritorno dal cinema, dopo un viaggio senza parlare, ci siamo urlati addosso, cioè, in realtà lui mi ha urlato addosso quando gli ho detto che secondo me il mio essere bisex gli dava fastidio-
-Ma mica prima hai detto che gli andava bene? E poi non penso che tu sia venuto qui solo perché ti hanno urlato addosso- solleva il bicchiere e beve.
-Infatti l'aveva presa effettivamente bene la cosa; mi ha urlato contro che non era il mio ragazzo, così, a caso. Puoi immaginare come ho reagito, una volta a casa-
-Mi dispiace, ma non capisco perché l'abbia fatto, alla fine lo hai baciato, mica gli hai detto di diventare il tuo ragazzo, e poi da quello che ho capito il tuo comportamento era normale, non gli stavi addosso-
-Infatti! Non capisco che cazzo di problemi abbia, soprattutto lui, che è da anni che stiamo sempre insieme-
-Magari non accetta il fatto che ti piace, tutto qui-
-Ma non può trattarmi così a caso, mica ho scelto io d'innamorarmi di lui!- alzo troppo la voce, mi guardo in giro; per fortuna nessuno si è girato verso di me infastidito.
-Per questa cosa dovremmo, o dovresti, parlarne con lui-
-E invece eccomi qui-
Continuiamo a parlare per svariati minuti, forse addirittura ore, discutendo sul cosa dovrei fare, sugli aggiornamenti della sua vita, del più e del meno.

A tarda ora, torniamo verso casa di Teo.
Vedo una persona seduta vicino all'ingresso del palazzo: sembra un ragazzo, guarda fisso il cellulare.

Si alza, dopo averci notati; la fioca luce della strada gli illumina il viso.
Giova?! Che cosa ci fa qui?
Il suo volto è triste, stanco, sembra che debba crollare da un momento all'altro.
Matteo, una volta di fronte alla porta, dice: -Vi lascio soli, salite se non volete discutere in strada. Vado a prepararti un letto- rivolge un sorriso al ragazzo.
Rimango perplesso, non so come reagire di fronte al mio... Migliore amico? Ragazzo che amo? Persona a cui faccio schifo? Che cosa sei, Giovanni? Non lo so più, e mi fa paura.

Sotto la soglia del visibile [Camperkiller]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora