Capitolo 5 - Un virgulto tra le crepe

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Andrea pov



Non posso più sostenere la cosa, Erica...
-Mi dispiace, ma ho bisogno di una pausa, il malessere mi sta uccidendo- le scrivo.
-Ho visto come sei stato in questi giorni, e mi hai fatto stare parecchio male- controbatte
-Lo so, non volevo. Ma finchè non starò meglio la situazione continuerà a peggiorare. Mi sento in colpa, mi dispiace...- Ormai ciò che riesco a scrivere sono solo queste cose, bloccate in un moto perpetuo.
Non posso fare altro che scusarmi e scusarmi ancora.
-Quindi mi stai lasciando?- Quella domanda mi lascia spiazzato, avverto una fitta allo stomaco.
-Non lo so. Però so che continuare così è stupido, ti sto solo facendo del male- Il dolore si fa più forte, avverto l'autocommiserazione entrare da una crepa in me e propagarsi nei miei pensieri e nel mio cuore.
-Io non so come risponderti, se vuoi lasciarmi fallo. Che cazzo Andrea! Tira fuori le palle, sii onesto almeno con me- è vero, sembro un idiota.
-Non sono più sicuro dei miei sentimenti- sono riluttante ad inviare il messaggio, ma alla fine premo il pulsante d'invio.
-Quindi cosa vuoi fare?- la immagino carica d'ansia e rabbia, mentre fissa nervosamente lo schermo del cellulare.
Non rispondo, resto fermo a rileggere quella frase, senza volerla assimilare completamente.
-Rispondi!- mi fa rinvenire.
-Mi dispiace davvero, ma è meglio che ci lasciamo- il senso di colpa mi rende lucidi gli occhi.



Giovanni pov



Sono mezzo sdraiato sulla mia sedia, di fronte al computer, intento a guardare una serie tv.
Una vibrazione mi sollecita il tatto, portando automaticamente l'attenzione verso il led del mio cellulare, giallo intermittente.
Premo sulla notifica e leggo il messaggio.
-Posso venire da te? Ho bisogno di parlare un po'- Quel messaggio di Andrea mi sorprende, cosa sarà successo ancora?
-Certo che puoi, ti aspetto- mi affretto a scrivere, preoccupato per il suo stato emotivo.
Mi alzo velocemente dalla sedia ed inizio a guardarmi in giro: una landa di caos s'estende dal mio letto, supera l'armadio ed arriva fino alla scrivania, sommersa di schifo.
Inizio, quasi controvoglia, a sistemare tutto il possibile prima dell'arrivo di Andre.
Poco dopo sento il trillio elettronico del citofono; corro in sala e dico distrattamente a mia mamma:
-Ho invitato Andrea, scusa mi son dimenticato di dirtelo- apro il cancellino.
Alza lo sguardo dal libro che stava leggendo e mi guarda, sorridendo.
-Va bene, fortuna vuole che io abbia messo a posto casa proprio stamattina- dopo ciò torna a concentrarsi alla sua lettura.

-Hey- mi saluta il biondo, sforzando di usare un tono allegro.

-Ciao- Gli sorrido.
-Lascia qua le scarpe, mia madre ha appena pulito- rivolgo una mezza risata al ragazzo, il quale però non mostra interesse.
Raggiungiamo camera mia, quell'insolito silenzio inizia a suscitarmi un leggero imbarazzo; ci sediamo entrambi sul letto.
Andrea fissa insistentemente il pavimento con lo sguardo perso, non posso far altro che empatizzare le sue emozioni, così tristi e malinconiche.
Decido di rompere quella sterile situazione.
-Dai, dimmi. Cos'è, vuoi anche abbraccio, per farti sentire meglio- gli dico in modo quasi scherzoso, girandomi col corpo verso di lui.
Noto una lieve smorfia comparire sul suo viso.
-Andrea, sarò sempre qui per te- 

Sotto la soglia del visibile [Camperkiller]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora