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Erano già le otto di sera. Tra pochissimo sarei stata su una spiaggia piena di ubriachi e corpi scatenati, e ancora non avevo uno straccio di idea su cosa indossare. Non che mi importasse molto, ma era la mia prima vera festa e avrei voluto presentarmi elegante ma pratica, forse aggiungendo un tocco di trasgressività... ma non troppa. La verità era che avevo una voglia matta di andarci, pur sapendo che sarei passata per la ragazza difficile che non vuole provare il brivido di fumare, bere o fare altre cose veramente trasgressive. Rivolsi un'occhiata fugace verso Paris, che con la testa china nel lavandino stava finendo di tingersi le punte dei capelli di un rosso acceso.

«Se non sapessi come stanno le cose, direi che qualcuno è stato appena ucciso nel mio bagno» commentai sarcastica. Il liquido era lì dentro da molto tempo e avevo paura che, se non si fosse sbrigata, avrebbe macchiato tutto in maniera permanente.

«Ho finito!» ribattè ignorandomi. «Come sto?» Fece un giretto su se stessa, si osservò nello specchio e poi fissò i suoi occhi nei miei.

«Stai benissimo.» Ed era vero, in un modo o nell'altro riusciva ad essere sempre perfetta.

«Hai trovato qualcosa da mettere?»

Osservai la sua maglia scollata con delle piccole borchie lungo le maniche, i pantacollant e un paio di stivali dal tacco basso e scossi la testa sconfortata.

Dopo dieci minuti esatti, tutti i miei vestiti erano riversati sul letto e le stampelle nell'armadio ormai vuoto tintinnavano agitate. Ci avevo messo così tanto a sistemarli!

«Non mi pare che questo guardaroba rispetti i canoni di una festa...» replicò alla fine, con un'espressione che era un misto tra esasperazione e scetticismo.

«In effetti non era prevista una serata del genere» mi giustificai imbarazzata.

«Male. Per fortuna c'è la tua amica che ti pensa sempre.» Tirò fuori degli indumenti da una busta che aveva portato da casa. «Prova questi.»

«Avevi già previsto che non avrei avuto niente di decente da mettere?» Le rivolsi uno sguardo piccato.

«Stiamo parlando di Addison Malory. Non avevo dubbi che non avessi un solo vestito che lasciasse il corpo più scoperto di quello di una suora.»

Mi chiusi in bagno e li indossai. Il risultato era pressappoco questo: una maglia grigia che lasciava una spalla scoperta, dei jeans aderenti e degli stivali bassi neri molto simili ai suoi. Mi stavano molto bene, per fortuna io e Paris portavamo la stessa taglia. Sciolsi i capelli dalla coda, li spazzolai e li lasciai ricadere su un lato del collo. Cosparsi le ciglia di mascara, misi un filo di fard ed uscii dal bagno. Paris mi aspettava seduta a gambe incrociate sul letto, con lo sguardo fisso sulla porta.

«Ora sì che sei uno schianto!» esclamò sgranando gli occhi. «Ah, aspetta!» mi afferrò per un polso e, prima che potessi impedirlo, mi vennero cosparse le labbra di rossetto rosso. Le lasciai scorrere una sull'altra per stendere uniformemente quella sostanza appiccicosa.

«Perfetto!» Era davvero compiaciuta. Il mio sguardo perplesso però suggeriva tutt'altro.

Con calcolata furbizia si giustificò dicendo: «Dovrai pur lasciare lo stampo a qualcuno stasera, no? Su, andiamo o faremo tardi.»

Prima che me ne potessi accorgere, eravamo già nella sua macchina e avevamo imboccato la strada che ci avrebbe portato a Venice Beach, dritte verso il primo e anche l'ultimo luogo in cui avrei voluto essere quella sera.

Dopo venti minuti, esattamente alle nove, l'auto di Paris fece il suo ingresso nel parcheggio. Ci sembrò subito di capire che sarebbe stato molto difficile trovare un posto, dato che le macchine erano parcheggiate anche in seconda fila. Dopo cinque minuti in cui girammo a vuoto, una coppia con i suoi due figli piccoli si fece strada verso una Ford nera per andarsene e noi ne approfittammo per appropriarci del posto tanto atteso. Mi comparve un istintivo sorriso sul volto vedendo quei due piccoli con in mano lo zucchero filato, perché quell'innocente immagine mi riportò indietro nel tempo, quando anche io avevo la loro età. La loro festa era appena finita, mentre la mia stava per iniziare. Non avrei saputo dire con esattezza se era il cambiamento che mi aspettavo, ma ogni esperienza era fatta per essere vissuta, giusto?

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