La pallida luce della luna filtra attraverso i rami di un albero, contribuendo a rendere il paesaggio ancora più spettrale. Mi sollevo piano sui gomiti con un gesto istintivo, inconsapevole di essere sdraiata. Mi alzo in piedi a fatica, aggrappandomi ad una lastra di pietra fredda dai bordi taglienti e frastagliati. Gratto nervosamente i polsi e le spalle e mi accorgo con orrore che indosso un tremendo abito di pizzo nero. I capelli mi ricadono ribelli lungo la schiena, sollevandosi ritmicamente alla leggera brezza del vento, e i piedi affondano nella terra umida, provocandomi la pelle d'oca. Da dove salta fuori quest'abito mai visto prima? L'ultima volta che ho portato un vestito del genere è stato alla cena di fine scuole medie e mi ha costretto mia madre! E poi dove mi trovo? Di fronte a me si estendono a vista d'occhio erbacce e querce dal tronco contorto. Più in lontananza intravedo il profilo di una bizzarra costruzione, un imponente mausoleo, e intorno a me altre centinaia di queste lastre di pietra fredda, conficcate nel terreno, vigili come guardiani sulla loro terra desolata: lapidi. Sono in un cimitero.
Inspiro l'odore di erba, mista a marcio e polvere. Come ci sono finita in un cimitero? All'improvviso, nonostante la presenza della luna, uno strano lampo azzurrognolo squarcia il cielo, accompagnato dal rombo di un tuono, e nel punto in cui la luce incontra la terra cominciano a salire verso l'alto tante ombre informi, che incombono sulla mia figura esile come se volessero stritolarmi in una morsa mortale. Non so di preciso che cosa siano, se siano letali o meno, ma se esiste una paura peggiore di quella relativa a qualcosa di concreto, è quella nei confronti del surreale. E' allora che la fantasia fa breccia nella mente, insinuando in essa gli scenari più raccapriccianti.
Le ombre si allungano sempre di più sul terreno, con parti più affusolate di altre che sembrano mani pronte ad artigliare il cielo. Un corvo si separa da un ramo di quercia dove era appollaiato poco lontano, gracchiando; plana ad un centimetro dal mio corpo, per poi librarsi di nuovo in aria e puntare dritto verso la foresta che circoscrive questo scenario da incubo. All'inizio indietreggio spaventata, ma non sapendo scegliere una migliore via di salvezza, lo considero come un invito a seguirlo e mi inoltro nel bosco anche io. Cerco di tendere l'orecchio verso il suo impercettibile richiamo, ormai lontano; i rovi spinosi mi graffiano le gambe nude, ma non me ne curo, anzi, per scappare più velocemente afferro quella gonna con due mani e la sollevo. Più mi addentro e più la temperatura si abbassa. Sulla pelle inizia a formarsi una patina di goccioline d'acqua che si confondono con il sudore per la corsa sfrenata.
Intanto le ombre incombono, sento i loro sibili gorgoglianti dietro di me e una presenza agghiacciante come una folata di vento freddo sul collo. Quando comincio ad avere il fiato corto e la testa che gira vorticosamente allento il ritmo, ma faccio appello a tutte le mie forze e riprendo a correre.
Proprio nel momento in cui sento di non farcela più, la luce della luna illumina la sagoma di un ragazzo a qualche metro da me, ma perfino aguzzando la vista non riesco a distinguerne alcun lineamento. Corro di nuovo e dopo qualche metro, in preda al panico, lo raggiungo. Indossa uno strano mantello del colore della notte, con un cappuccio che gli nasconde i lineamenti del viso. La sua immobilità mi raggela il sangue nelle vene. Nella mano impugna una spada dalla forma leggermente arcuata, che risplende di luce innaturale. Con gesti fluidi, come se l'avesse sempre fatto, ne accarezza prima l'elsa e poi la lama, e nei suoi gesti concentrati colgo la goduria che proverebbe nel poterla conficcare nel corpo di qualcuno. L'idea di poter essere io la sua prossima vittima cala su di me come un velo, eppure, invece di indietreggiare, avanzo piano, tremante, e non riuscendo a controllare i movimenti, afferro i lembi del cappuccio, pronta a svelare il volto che vi si cela dietro. Il ragazzo non mostra disappunto, rimane immobile e abbassa di qualche centimetro la spada per permettermi di avvicinarmi ancora di più. Un ciuffo color dell'oro sbuca da sotto il cappuccio, ma nella notte assume tonalità quasi argentee; sono a un passo dallo svelare la verità che mi ha perseguitata per tutti questi giorni.
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Feather 1
Fantasy《Le ali sono un'estensione dell'anima, di quello che siamo dentro di noi... Le cose belle non sono fatte per essere viste con gli occhi, perchè l'unica bellezza che riuscirai a trarne da esse è attraverso il cuore.》 Addison era sempre stata alla ric...