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«Sei sicuro che sia questo il posto?» Blake, come Paris del resto, cercava di stare dietro a Nakir. Quest'ultimo aveva un'urgenza febbrile e stava per perdere il suo sangue freddo.

«Abbassa la voce» lo fulminò con ostilità. «Comunque sì, lo controllo da giorni. E poi abbiamo seguito le tracce lasciate dagli pneumatici sull'asfalto.»

Questa informazione fece arrestare Blake, in piedi contro una lurida parete della metro dismessa di Los Angeles. Con stupore chiese: «E da quando i demoni usano le macchine? Sei impazzito per caso??»

Nakir si accostò a sua volta alla parete, si portò lentamente la Spada al petto, con la punta della lama a qualche centimetro dal viso, e poi uscì allo scoperto sguainandola. Si ritrovò con delusione nell'ampio ingresso della metro, la biglietteria in lontananza e di fronte a sé solo il completo degrado. Lo stesso vuoto che riuscì a cogliere con lo sguardo si amplificò e si estese alla bocca dello stomaco. Impugnò l'arma con forza per riprendere il controllo e annunciò in tono piatto: «Via libera.»

Paris e Blake uscirono allo scoperto senza abbassare la guardia. Se avevano imparato una cosa, dopo tutti quegli anni di addestramento, era sicuramente l'imprevedibilità di un attacco demoniaco. Blake inarcò le sopracciglia come a dire Ma si può sapere perchè continuiamo a giocare a nascondino invece di occuparci di faccende serie? Ancora si aspettava una risposta concreta.

«Siamo quasi certi che si tratti di una copertura» spiegò Paris sbrigativa. Si guardò intorno alla ricerca di un indizio che potesse confermare la loro ipotesi ma, non riuscendoci, si volse verso Nakir in un silenzioso appello d'aiuto.

«Quindi mi state dicendo che un demone come Agares ha organizzato un rapimento in pieno stile umano? Fantastico. Voi vi siete bevuti il cervello.» Puntò la Spada a terra. Era alquanto seccato. «Avete idea del numero di Cacciatori che sono stati trasformati in umani solo perchè si erano occupati di faccende che non li riguardavano? Siamo in un grosso guaio e se pensate che...»

«Devi stare zitto!» Era Nakir, accucciato in un angolo di fronte ad una colonna piastrellata. Nella mano stringeva una corda corrosa e sfilacciata. Per un tempo che sembrò interminabile regnò il silenzio, interrotto solo dal gocciolio dell'acqua nelle tubature. Poi fu di nuovo Blake a parlare, l'unico disposto a sfidare Nakir a tal punto da contraddirlo. «Una corda? Nakir, cerchiamo di ragionare un attimo.» Si guardò intorno, alludendo ai quintali di sporcizia che ricoprivano il pavimento. «Cosa ti fa pensare che sia stata usata da Agares?» La voce lo tradì, subendo un lieve tremore nel pronunciare il nome del demone.

Nakir bruciò la distanza che intercorreva tra loro due e, non appena gli fu di fronte, gli puntò un dito contro, la migliore arma per iniziare una discussione. Era leggermente più alto di Blake, ma questo non gli impedì di guardarlo dritto negli occhi quando pronunciò quelle parole amare come il veleno. Gli uscirono di bocca come un fiume in piena. «L'unica prova che ho, Blake, è quel maledetto giubbino e il fatto che lei sia sparita dalla circolazione. Non so quanto possa importarti, ma a me basta e avanza. Nessuna sicurezza, chiamala pure fede o intuito. L'unica certezza che ho è che se non sarà qui, non mi darò pace e continuerò a cercarla finché non la troverò.» Espirò piano l'aria dai denti. «Preferisco rischiare, piuttosto che vivere nel dubbio come te e poi perdere...»

«Perdere?» gli fece eco Blake, approfittando del tentennamento di Nakir. «Cosa stavi per dire, Harvest? Perdere le persone che ami?» Il silenzio del Cacciatore fu disarmante, inaspettato. Blake scosse la testa come se fosse disgustato da quella reazione. «Dunque è questo il motivo. Ci stai trascinando verso un pericolo che non possiamo gestire per sentimentalismo? Sai, sei proprio patetico da quando è ricomparsa lei. Quasi quasi ti preferivo stronzo e indifferente...»

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