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La sala per le riunioni era un'angusta stanza circolare collocata in una delle innumerevoli torrette della Confraternita. Sul soffitto alcune travi si estendevano a raggiera formando una specie di sole. Una parete era costituita da un'ampia vetrata con veduta sulla faglia e le catene montuose tinte di pennellate rosa. Se solo non fosse stato per il contesto sconveniente, avrei preso una sedia e mi sarei seduta a contemplare quello spettacolo. Era il posto perfetto per trarre ispirazione per le mie storie, senza pensieri e immersa nella natura. Mi costrinsi a fatica a dare le spalle alla vetrata e nel mio campo visivo entrò la lunga tavolata che si estendeva al centro della stanza. Attorno c'erano tante persone che osservavano Nakir, ma soprattutto me, con rabbia e diffidenza. C'erano proprio tutti: Paris, Blake, Lucas e, per ironia della sorte, persino l'ultima persona che avrei potuto immaginare in una situazione del genere, ovvero Anastasiya. Non mi fu difficile fare due più due e capire che anche lei faceva parte del giro.

L'incontro era stato irritante per entrambe, se così si può dire; al nostro ingresso lei mi aveva puntato contro uno sguardo assassino e aveva sibilato sbalordita "Tu?!". Poi, rivolta a Lucas: "Che ci fa lei qui?", ma nessuno aveva osato fiatare e io avevo preferito rimanere a guardare il panorama, almeno fino a quando mi fosse stato concesso.

Quel silenzio mi corrodeva lentamente le viscere, ma Nakir mi aveva intimato di rimanere in silenzio fino a quando non sarei stata interpellata. Incrociai le braccia al petto. Osservai la piccola benda nera intrisa di sangue e sorrisi lievemente, ripensando alla giacca che Nakir aveva sacrificato per me. A Compton Nakir aveva detto: Sei una guerriera, ti sei salvata da sola e non hai bisogno di qualcuno che ti guarisca le ferite, ma lui alla fine l'aveva fatto e forse non mi era dispiaciuto così tanto.

«Allora, ci vogliamo sbrigare?» Nakir era innervosito. «Se devo andarmene, è meglio che me lo diciate subito. Risparmierò il tempo per le valigie.»

Le irriverenze del Cacciatore non urtarono nessuno in particolare. Il massimo che si guadagnò fu un'occhiata in tralice da Blake, appoggiato in piedi ad un piccolo mobile, e un accennato gesto di disperazione da parte di Anastasiya.

«Tu hai già fatto abbastanza per oggi, Harvest» lo ammonì Lucas, tamburellando con le dita sul tavolo. «Ricordati che non sei tu qui a fare le regole. Tanto per cominciare, cosa ci fa lei con la tua divisa?»

Mi puntò contro l'indice con fare accusatorio. Cosa avrei potuto rispondere? Neanche io sapevo come fosse finita sopra di me nella macchina, ma si era rivelato l'unico modo per ripararmi dal freddo.

A quella domanda Nakir si alterò, slanciando le braccia al cielo. «Di tutte le cose che sono successe, mi incolpi di aver prestato una stupida giacca?»

«La tua natura non ti può permettere di disprezzare ciò che distingue noi Cacciatori, è chiaro?»

Aprii di scatto la bocca, sgomenta. Stava davvero facendo tante storie perché indossavo la loro giacca dark? Sapevo che avrei dovuto tacere. Mio malgrado non ci riuscii. Probabilmente avrei peggiorato di nuovo la situazione.

«E' stata colpa mia.»

La testa di Lucas ruotò di qualche grado verso di me, puntandomi addosso quell'espressione accigliata che non riusciva a cancellare dal viso. Deglutii e mi affrettai a spiegare: «Avevo freddo ed era l'unica cosa che potevo usare per coprirmi. Non immaginavo quanto fosse importante per voi, mi dispiace. Se l'avessi saputo...»

«E' questo il tuo problema, fai le cose senza riflettere.» Era Anastasiya. Avevo quasi cancellato la sua voce. Risentirla mi fece ritornare con la memoria a quel giorno nel ristorante, annullando ogni buona intenzione che mi ero prefissata all'inizio del discorso. Mi urtava tutto di lei: quell'eleganza che le aleggiava intorno come profumo appena spruzzato, la postura rigida e regale, la divisa che poteva portare senza che nessuno le dicesse che è sbagliato farlo. Ridussi le palpebre a due fessure e trattenni a stento le lacrime. Scoppiare a piangere in quel contesto sarebbe stato sconveniente, deleterio.

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